Attualità

Roma e quei rifiuti che fanno paura ai Castelli Romani (e dintorni)

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L’eterno problema dei rifiuti di Roma ancora non trova soluzione e abbassare la guardia non è mai opportuno. Lo sanno bene i sindaci dei Comuni dei Castelli Romani e i rappresentanti del territorio castellano in Città Metropolitana, che hanno richiesto alla Sindaca Raggi di convocare i 120 Comuni della provincia per vederci chiaro.

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Una raccolta differenziata mai realmente partita e l’incendio al Tmb Salario a dicembre hanno generato la situazione emergenziale di oggi – e di ieri -, in merito alla quale però si cerca, all’italiana, il solito palliativo ma non la cura. Se all’orizzonte c’è il traguardo sancito dalle normative del 75% di raccolta differenziata e 10% di rifiuti condotti in discarica, oggi i dati di Roma, quelli dichiarati, a differenza dei risultati raggiunti in molti Comuni dei Castelli Romani, parlano di un conferimento in discarica del 60%.

La Raggi ha presentato una mappa di aree bianche, vale a dire libere da vincoli, potenzialmente idonee ad ospitare discariche o TMB. Nulla però che riguardi i Castelli Romani. Le possibilità che i rifiuti di Roma potessero finire nell’ex cava di lapillo di Monte Castellaccio, tra Palestrina, Carchitti e Rocca Priora, ha trovato il fermo muro delle comunità locali, che hanno opposto una serie di criteri di incompatibilità.

Difficile però pensare che la realizzazione di un nuovo impianto TMB (necessario per trattare i rifiuti da portare in discarica), e i tempi di cui necessita, possa essere ritenuta una risposta alla situazione emergenziale di oggi.
E allora lo sguardo va alla discarica di Aprilia della Rida Ambiente o a quella di Roncigliano, di Pontina Ambiente ad Albano, che all’occorrenza, sulla scia dell’emergenza, si teme possano tornare in voga e rientrare in quel piano emergenziale dei rifiuti della Regione Lazio, che Roma stenta a risolvere in casa.

Michela Emili

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