Cultura

CN MUSIC – Emozioni forti con l’Argento Vivo di Daniele Silvestri, condanna al mondo artificiale delle nuove tecnologie

daniele silvestri
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di Roberto Cuccioletta

Raccolgo l’invito offerto dalla rubrica di Castelli Notizie, CN Music, di condividere emozioni e sensazioni che ci donano le canzoni che ascoltiamo, commentando una canzone presentata queste sere al Festival di Sanremo. Questa volta le emozioni me le hanno date le parole, sebbene la musica che le accompagna, così intensa e ripetitiva, riesca a sottolineare egregiamente la rabbia che le strofe contengono. Sto parlando del brano presentato da Daniele Silvestri, Argento Vivo, cantato in coppia col rapper Rancore e con Manuel Agnelli (con questi ultimi che, però, non risultano in gara).

daniele silvestri

“Ho sedici anni, ma è già da più di dieci che vivo in un carcere, nessun reato commesso là fuori, fui condannato ben prima di nascere. Costretto a rimanere seduto per ore, immobile e muto per ore. Io, che ero argento vivo, Signore”. Così inizia la canzone, gettandoci subito nel disagio dei nostri figli ed in precedenza vissuto da noi genitori. Avendo due figli in piena età adolescenziale non ho potuto non cogliere il messaggio che Silvestri vuole dare: un adolescente di oggi, cresciuto in una prigione virtuale come quella dei social network e dei videogiochi, in un’epoca a volte difficilmente comprensibile, in un mondo mutato in maniera troppo veloce e con l’amara constatazione che le prospettive illustrate dai noi genitori, sono ormai molto distanti da quelle reali offerte dal mondo di oggi. Lo stesso Silvestri, spiegando la canzone, ci dice che “la tecnologia di cui disponiamo sembra un grido di libertà, ma in realtà il mondo che si è disegnato con questi cambiamenti è molto difficile da interpretare. Ho intravisto una parte nera negli adolescenti di oggi, un nero spaventoso”.

E si, un nero spaventoso; soprattutto oggi che siamo testimoni della tragedia che sta vivendo un adolescente, un atleta di grandi prospettive, vittima di due delinquenti poco più grandi di lui, che in pochi minuti hanno distrutto le sue ambizioni ed il suo futuro. Mi riferisco a Manuel Bortuzzo. Ascoltando questa canzone ho pensato a lui, ho pensato ai miei figli, ai miei nipoti, ai figli dei miei amici e a tutti i ragazzi che quotidianamente incontro, vittime sacrificali di “un mondo nato dall’arte, per questo artificiale, in fondo è un mondo virtuoso, forse per questo virtuale”.

Un mondo artificiale creato da noi, dove i nostri figli vengono parcheggiati davanti un video od un telefonino “specchio di quest’inferno, dove viaggio, dove vivo, dove mangio”. Non voglio spingermi in analisi psico-sociologiche, non sono in grado e non ho le competenze, ma percepisco questa rabbia, come percepisco, da parte di noi adulti, tanta indolenza. Colgo ogni giorno in ogni persona, non solo nei giovani, il senso di rabbia profondo che ci accompagna; una rabbia che ogni giorno fa dire e che fa fare cose che in passato non avremmo mai immaginato. Così quando sento le parole finali “Ho sedici anni e vivo in un carcere, se c’è un reato commesso là fuori è stato quello di nascere” non posso non riflettere a quale mondo stiamo consegnando ai nostri figli; un mondo pieno di rabbia e privo di morale.

Un mondo in cui più nulla è peccato, un mondo in cui con poche battute su una tastiera di un computer o di un telefonino è possibile scrivere parole piene di odio, un mondo in cui ormai tutto è relativo, un mondo in cui neanche più la religione cattolica riesce più a porre quei limiti che una volta ci permettevano di immaginare un mondo migliore; già perché oggi l’odio è anche contro la Chiesa, contro il Papa e contro i sacerdoti. Ed ecco che senza limiti e senza morale i ragazzi sono soli e arrivano a dire apertamente (magari noi lo pensavano solamente) che i genitori “non capiscono un cazzo, no io non mi ci riconosco e non li voglio imitare”, e anche quell’”onora il padre e la madre” muore nel tutto è concesso e tutto è relativo. Daniele Silvestri non avrà sicuramente scritto un capolavoro con “Argento Vivo” ma, sicuramente, ci dà l’opportunità di ascoltare una canzone con i nostri figli per commentarla insieme. Grazie Daniele Silvestri, anche io so Testardo.

Il testo di “ARGENTO VIVO”

S’incendiano

Le luci e le foglie a settembre

Sfumano, corrono

Corre il tuo viso

D’argento vivo

E i pensieri lasciati pensare pensano

Pensano, pensano, pensano

Di quell’uomo lontano chiudono

Chiudono, la bocca chiudono.

E viaggiano

Distanze e città si compongono

Invisibili cantano…

Pensano, pensano, pensano

Di te uomo vicino chiedono

Chiedono le labbra cercano…

E suona ancora il tempo

Per noi distratti dal correre troppo

E suona, suona

La voglia di

Fermaci adesso qui.

S’incendiano

Le luci, le foglie, l’argento…

E i pensieri lasciati pensare diventano

Desideri diventano

Di noi due qui a parlare respirano

Forte respirano.

E suona ancora il tempo

Per noi distratti dal correre troppo

E suona, suona

La voglia di

Fermarci adesso qui,

Fermarci adesso qui.

Per i vostri contributi o suggerimenti mandateci una mail a castellinotizie@gmail.com e scrivete, sull’oggetto, CN MUSIC.

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