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23 anni dalla morte di Gino Cesaroni. Genzano non dimentica quel 16 gennaio funesto

gino cesaroni
gino cesaroni

Ieri ricorreva il 23esimo anniversario della morte di Gino Cesaroni, indimenticato Sindaco di Genzano per 28 lunghi anni, rimasto nel cuore dei cittadini che non mancano di tributargli un pensiero.

Era il 16 gennaio 1997 quando Gino moriva in un letto di ospedale al San Giovanni di Roma, dov’ era stato ricoverato in seguito alle ferite riportate in un incidente automobilistico. Un impegno politico longevo, che lo ha visto guidare la cittadina dei Castelli romani fin dal 1969, prima sotto il simbolo del Pci e poi con quello del Pds, e che ancora oggi ha lasciato segni indelebili nella memoria di molti. Un misto tra ammirazione e rispetto avvolge la figura del Primo cittadino genzanese, il cui nome riecheggia ancora tra i cittadini.
A Cesaroni Genzano deve molto, con lui la città predominò la scena tra gli altri Comuni castellani per buon governo e lungimiranza, e si ricordano ancora oggi gli impegni per il pane a denominazione di origine controllata e l’esportazione all’esterno dell’Infiorata.

Riproponiamo ai nostri lettori l’intervista fatta al figlio Franco, poco prima delle elezioni amministrative di giugno 2016, in piena campagna elettorale dunque, il quale parlò di lui come politico ma soprattutto come uomo e padre.

franco cesaroni
Michela Emili in redazione con Franco Cesaroni, figlio del compianto Sindaco

La bandiera a mezz’asta del Municipio di via Livia, in quel freddo giorno di gennaio del 1997, annunciava un triste avvenimento, quello della dipartita del sindaco “contadino” Gino Cesaroni. Dopo aver avuto un incidente automobilistico Cesaroni morì in un letto d’ospedale al San Giovanni di Roma. Eppure, mai come in questi ultimi giorni, a stare in piazza e a camminare tra le strade cittadine si ha l’impressione che Gino Cesaroni in realtà non sia mai morto. Il sindaco venuto dalla terra, dalla caratura semplice e genuina, è rimasto nel cuore di tanti, stimato e apprezzato, continua ad essere, e forse anche di più negli ultimi tempi, un modello da seguire per tutti gli aspiranti amministratori di Genzano. In molti dei comizi pubblici di questa campagna elettorale il nome dell’indimenticato sindaco di Genzano, forse tra i più longevi, rimasto in carica ininterrottamente per 28 anni (quando ancora non era stato introdotto il limite massimo di due consiliature), è riecheggiato più volte, segno che a guardarsi intorno sale la nostalgia verso il passato. Quando l’incidente lo coinvolse, all’età di 78 anni, Gino era ancora impegnatissimo ad amministrare la città e tutti i suoi cittadini. Un amore spassionato il suo, Genzano era la sua vita, lui il buon padre di famiglia, e noi, anche per onorare la sua memoria, abbiamo scelto di ricordarlo insieme a suo figlio Franco.  

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Il compianto sindaco Gino Cesaroni al mare da giovane con gli amici alla spiaggia della Fossa (Torvaianica – San Lorenzo)

GINO CESARONI UOMO – “Papà era un amante del lavoro e della fatica. Abitava in via dell’Oratorio nel centro cittadino ed apparteneva ad una famiglia conosciuta. Suo padre, Giulio Cesaroni, aveva trasmesso a tutti e tre i suoi figli il rigore e l’integrità, e lui proprio in questo modo aveva interpretato l’impegno politico. Sindaco dal 1969, prima sotto il simbolo del Pci e poi con quello del Pds, si alzava prestissimo tutti i giorni per andare nella sua amata vigna, che non trascurava mai, e da lì iniziava a organizzare la giornata. In tanti, ancora oggi, assessori e consiglieri di allora, si lamentano benevolmente del fatto che già alle prime luci dell’alba arrivavano le telefonate di mio padre che gli rammentava il da farsi. Papà era bravo a lasciare i problemi fuori dalla porta di casa, all’epoca non mi rendevo conto ma poi crescendo ho capito che era stato molto bravo a separare vita privata e ruolo di amministratore, e a ritagliare gli spazi per la sua famiglia e noi figli che non mancavano mai ed erano dei rituali splendidi, come il pranzo tutti insieme alle 13 in punto a casa, seguito sempre da una mezz’ora di riposino pomeridiano, anche se spesso disturbato da continue telefonate, o le domeniche passate in barca sul

lago di Nemi. Amava divertirsi e ballare, ed era tifosissimo del Cynthia che proprio in quel periodo conobbe i suoi fasti in serie c.LA FORMAZIONE – “Papà – continua Franco Cesaroni – aveva studiato sino alla seconda elementare. Si vantava sempre delle lotte contadine cui prese parte nel dopoguerra per la conquista delle terre castellane di proprietà del Vaticano. Poi nel 1957 andò a Bologna per frequentare la scuola di formazione del partito comunista, dove continuò anche i suoi studi interrotti prematuramente. Destò molto stupore la sua decisione di indicare nella scheda da parlamentare il fatto che il suo lavoro fosse il contadino”.  
UN SINDACO TANTO AMATO – “Credo che i motivi per cui mio padre sia rimasto nel cuore di molti sia l’assoluta moralità con cui ha svolto il suo ruolo. Non si è mai piegato a nessuno ed ha portato avanti sempre le sue idee con la massima onestà e trasparenza. E’ stato un sindaco tra la gente, che sapeva ascoltare e adoperarsi per tutti. Con lui Genzano è cresciuta tanto, ma anche gli altri Comuni castellani, perché mio padre aveva una visione di insieme, contro ogni campanilismo, e riteneva importante promuovere le tradizioni locali. Si è battuto tanto per il vino doc locale e il riconoscimento del pane di Genzano. Con lui l’Infiorata venne esportata all’estero, tanto che casualmente in Olanda incontrai una persona che conosceva mio padre proprio grazie a questo evento floreale.  
L’IMPEGNO POLITICO – “Non sono mai riuscito a capire come riuscisse a dialogare con tutti, anche con chi la pensava diversamente da lui. Aveva abbracciato tutti gli ideali e si è sempre prodigato per tutti allo stesso modo. Arrivava nel suo ufficio in Comune non più tardi delle sette, anticipava persino l’uscere ed aveva le sue chiavi con cui entrare molto prima dell’arrivo dei dipendenti. Ha avuto molti incarichi e si è sempre diviso tra Genzano e Roma, per la carica di deputato e vari incarichi dirigenziali nell’Anpi, a capo degli Ospedali Riuniti (antecedente delle Asl), nel partito stesso e nelle federazioni provinciali”.
  LA SUA EREDITA’ – “Da figlio continuo a vedere molti riferimenti a mio padre e a quegli anni, e credo che quello di Gino Cesaroni sia stato un periodo che ha seminato a Genzano l’onestà anche nelle successive amministrazioni. Certo, ora la situazione è molto diversa, i tempi sono cambiati e non c’è più quell’organizzazione partitica e politica ben strutturata, e il risultato è un distaccamento tra la politica nazionale e quella locale. Ma gli insegnamenti di mio padre – conclude con orgoglio Franco Cesaroni – continuano ad essere richiamati e  spero siano per tutti di buon esempio”.   Gino Cesaroni (5 dicembre 1919 – 16 gennaio 1997) 

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