Cultura

Ciampino – Tanti spunti dal convegno ‘Bullismo, scuola e sport’

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di Luca Rossetti

Si è tenuto venerdì mattina, nella Sala Consiliare “Pietro Nenni” di Via Quattro Novembre, a Ciampino, il convegno “Bullismo, scuola e sport”, legato al progetto “Sei in gioco o in fuorigioco? – Ethical Scuola”.

Un evento che ha visto intervenire non solo le istituzioni di Ciampino, ma anche elementi delle Forze dell’Ordine ed esperti in materie di legge e di psicoterapia.

Ad introdurre l’incontro Carmelo Mandalari, Segretario Generale del GS Flames Gold e consigliere dell’Osservatorio Nazionale su bullismo e doping.

“Il nostro progetto ‘Sei in gioco o in fuorigioco? – Ethical Scuola’, giunto alla terza edizione, vuole contrastare contrastare le piaghe sociali del bullismo, del cyberbullismo e disagio giovanile, che oggi hanno conseguenze sia civili che penali. Con incontri come quello di oggi ed altri che organizziamo nelle scuole, vogliamo fare prevenzione e mettere in campo tutte le eccellenze del territorio e le associazioni sportive. Lo sport è molto importante, perché insegna il rispetto delle regole e dell’avversario ed il senso di appartenenza ad un gruppo. Grandissima responsabilità spetta anche all’educazione impartita dalle famiglie e dalle scuole“.

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Sono davvero contenta – ha detto il Sindaco di Ciampino Daniela Ballicodel fatto che Ciampino stia diventando un Comune sensibile a piaghe sociali come il bullismo e molte altre. Senza dilungarmi troppo, voglio sottolineare l’importanza dello sport, che può educare al rispetto delle regole in una società dove regole e rispetto spesso mancano, della famiglia, invitando i genitori a non essere troppo ‘amici’ dei figli e a dire anche qualche ‘no’, e della scuola, che deve formare i più giovani. Noi, come istituzione, insieme al Comando di Polizia Locale, dobbiamo invece impegnarci ad insegnare il rispetto della divisa, dell’autorità e della legge“.

Anna Rita Contestabile, Assessore alla Pubblica Istruzione di Ciampino, ha invece sottolineato il grande lavoro delle Forze dell’Ordine locali, che sono riuscite “ad entrare nelle scuole e a mettere in pratica un capovolgimento culturale conquistando la fiducia dei ragazzi, che sono passati dal concetto di ‘autorità’ a quello di ‘autorevolezza’. Il bullismo non si può combattere con le parole – ha proseguito l’Assessore –, ma è necessario che si dia l’esempio ai ragazzi e che si insegni loro il rispetto delle regole e del diverso ed il valore dell’onestà, soprattutto attraverso lo sport, che può funzionare da modello per uno stile di vita sano e che porti benessere fisico e mentale“.

Risultati concreti – ha sostenuto Chiara Colosimo, vicepresidente della 1a Commissione del Consiglio Regionale del Lazio – si possono avere quando non ci si limita a parlare, ma entrano in campo le Amministrazioni e le Forze dell’Ordine. Oggi i più piccoli si chiudono su uno o più social, ed i loro messaggi diventano virali, spesso quando si tratta di comportamenti aggressivi e di discriminazioni. Per le Forze dell’Ordine non è sempre facile capire come intervenire, perché possono trovarsi di fronte a dei ragazzini esagitati o a dei potenziali futuri criminali. Servono atti concreti da parte di tutti, per ‘fare mèta’ tutti insieme: Borsellino diceva che voleva cambiare Palermo perché l’amava, allo stesso modo noi dobbiamo amare le nuove generazioni e proprio per questo cambiarle, nel senso più positivo del termine“.

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Antonio Polimeno, Consigliere e Delegato allo Sport del Comune di Ciampino, ha tenuto a ricordare che “il bullismo non è solo quello fisico, ma anche quello psicologico” e che “lo sport dev’essere un mezzo di integrazione sociale“.

Così, invece, Emanuele Tamorri, Comandante della Compagnia Carabinieri di Castel Gandolfo.
Per noi dell’Arma, che stiamo portando avanti diversi progetti di prevenzione, è brutto vedere la mortificazione di un bambino o di un adolescente all’interno di una caserma nel dover raccontare soprusi, vessazioni e angherie subite da coetanei dopo essersi confrontati con i propri genitori solo poche ore prima. Nel bullismo, che è un tema delicato e molto complesso, una grande difficoltà è capire il disagio sommerso che non viene manifestato, oltre a spiegare ai ragazzi che i comportamenti da bullo non rientrano nella normale crescita di un bambino o di un adolescente. Oggi noi Forze dell’Ordine abbiamo molti strumenti per intervenire in maniera efficace, ma è molto importante parlare. Come diceva Albert Einstein, ‘il mondo è un posto pericoloso non a causa di chi compie azioni malvagie, ma per chi le osserva e non fa nulla’“.

Il Comandante della Polizia Locale di Ciampino Roberto Antonelli, ha ricordato che “il bullismo non si verifica solo a scuola, ma prosegue anche all’esterno. Noi della Polizia Locale, da tempo impegnati con progetti per sensibilizzare sulla tematica, abbiamo abbandonato fin da subito l’idea di un’azione repressiva, perché non porta a risultati soddisfacenti. Noi siamo attivi in tutti i contesti di aggregazione sociale, come le scuole, e vogliamo collaborare con le istituzioni e con gli esperti per educare i ragazzi nei migliori dei modi“.

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Oggi i genitori – ha asserito Maria Ielpo, referente per il bullismo dell’I.C. ‘Karol Wojtyla’ di Roma. – non dialogano con i figli nemmeno quando vietano qualcosa. Questo è sbagliato, perché i ragazzi devono sapere perché non possono dire o fare qualcosa e quali sono le conseguenze di ciò che dicono o fanno. Per quanto riguarda il bullismo ed il cyberbullismo, un ragazzo si porta dentro per tutta la vita le violenze fisiche e psicologiche che subisce, per cui è fondamentale parlare e far capire ai ragazzi che non sono soli, oltre ad educarli ad un uso consapevole e responsabile dei social“.

L’Avvocato Paolo Iafrate, docente presso l’Università di Tor Vergata, ha fatto notare come atti di bullismo siano molto frequenti “nei confronti di stranieri, come cinesi e filippini” e come abbiano la scuola e la famiglia “una grande responsabilità a livello educativo, perché il rispetto del diverso va insegnato innanzitutto ai minori“.

Sono stata per 23 anni docente in una scuola primaria – ha detto Daniela Olivieri, psicoterapeuta e psicologa dello sport della Federazione Italiana di Scherma –, dove purtroppo ho avuto a che fare con tantissime situazioni di bullismo che per fortuna si sono potute correggere da subito. Anche nella mia attività di psicoterapeuta ho incontrato diversi ragazzi vittime di bullismo. Spesso, purtroppo, i genitori e gli insegnanti sottovalutano o sminuiscono quello che accade. Lo sport credo che sia un veicolo molto importante, perché insegna ad avere rispetto dell’altro e aiuta a trovare dentro di sé la forza, soprattutto per quanto riguarda la capacità di reagire alle sconfitte. Lo sport insegna ad essere resilienti, e specialmente quando c’è la passione si riesce anche ad imparare a superare i propri limiti“.

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Queste, invece, le parole di Vincenzo Chiavetta, psicologo dello sport e delle giovanili della S.S. Lazio.
La Lazio, come tutti sanno, è un ente morale, per cui non ci preoccupiamo solamente della crescita agonistica e sportiva dei calciatori, ma anche di quella psicologica ed emotiva di giocatori, allenatori e genitori. Fortunatamente non abbiamo riscontrato casi di bullismo nella Lazio, perché c’è un grande lavoro a livello educativo. Noi educhiamo innanzitutto sullo sguardo, perché il modo in cui un genitore guarda il proprio figlio dopo una partita giocata male può incidere sulla fiducia del bambino, e cerchiamo di insegnare ai genitori come si sta sugli spalti, a tifare per la Lazio e non solo per il proprio figlio. Inoltre teniamo molto a che i nostri giocatori imparino a non condannare un proprio compagno dopo un errore e che sappiano accettare una sostituzione e rimanere a fare il tifo per la squadra anche quando si viene richiamati in panchina. Il calcio è un gioco, ma in una squadra è fondamentale che ci siano delle regole, altrimenti non si va da nessuna parte“.

Ha concluso l’evento Vincenzo Di Fonzo, presidente del Ciampino Rugby Club.
Quando ho fondato una società di rugby l’ho fatto con persone che, come me, volevano dare un’opportunità a tanti ragazzi di crescere in un certo modo e diventare uomini migliori. Il rugby è definito uno sport di situazione, e le situazioni sono tante, in campo e nella vita. Bisogna imparare ad affrontare le difficoltà, ad avanzare sempre anche se non siamo padroni del pallone e ad avere il senso della disciplina. Una partita si può vincere e si può perdere, ma va giocata con tutte le proprie forze, e riferito al bullismo le forze sono le associazioni sportive, le istituzioni e le Forze dell’Ordine. Se si perde è colpa di tutti. Nel rugby c’è il terzo tempo, che a fine partita riunisce i giocatori delle due squadre, i quali si offrono da bere e da mangiare e si divertono stando insieme, anche se sul campo ci sono state azioni dure. Chi gioca a rugby, inoltre, non protesta mai per una decisione arbitrale, ma sa accettare che in campo, come nella vita, ci sono delle regole e c’è un arbitro che le fa rispettare…

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