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“Ecco il VACCINO per il CORONAVIRUS. Domattina, a Pomezia, avvieremo la produzione”: l’annuncio di Piero Di Lorenzo (IRBM)

piero di lorenzo irbm

“Domani mattina avvieremo la produzione”. Sono parole di speranza quelle pronunziate dal Piero Di Lorenzo a Sky Tg24.

Proprio l’amministratore delegato della IRBM (Istituto di Ricerca Biologico Molecolare), di stanza nella vicina Pomezia, ha restituito una piccola speranza agli italiani asserragliati dentro le proprie case, con parole che sicuramente verranno rilanciate anche oltre i confini del Belpaese.

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Parole che inducono ad un moderato ottimismo quelle del manager della società pontina, specializzata in Biotecnologie molecolari insieme alla Oxford University.

“Domattina – ha svelato a Sky Tg24 – cominceremo la produzione del vaccino. Tutto è iniziato a dicembre, quando i cinesi hanno isolato e sequenziato il virus. Il nostro partner ha subito sintetizzato il gene della proteina interessata, che copre il virus Covid-19, la proteina cattiva, quella che crea il contagio.

Dopo quel passaggio siamo stati coinvolti anche noi, che abbiamo unito l’expertise dell’istituto nostro partner, che conosce tutta la famiglia di questi virus, e che ha svolto i test di fase 3 in Arabia Saudita, con le nostre conoscenze, avendo noi portato il veicolo, lo shuttle, che deve caricarsi il gene della proteina sintetizzata ad Oxford, ed introdurla nell’organismo, che avrà poi il compito di creare gli anticorpi”.

piero di lorenzo

Quanto alla tempistica, ha svelato Di Lorenzo, “siamo pronti per entrare subito nella produzione delle prime mille dosi, che utilizzeremo per i test sui topi, entro i primi di maggio. Dopodichè in un mese si potrà iniziare la sperimentazione sull’uomo, partendo da 10-15 volontari sani”.

“Dopo i test sugli animali – ha spiegato ancora – si passerà quindi alla fase 1, con la sperimentazione su 10-15 volontari sani, prima della la fase 2, su 150-200, e della fase 3, che coinvolgerà 1000 persone.

Ogni fase, secondo i protocolli, può durare anche più di un anno, tanto che il percorso può protrarsi anche per 5-6 anni. In casi eccezionali, però, i tempi possono essere anche ridotti in maniera drastica dalle autorità internazionali, nell’ipotesi che la pandemia, come sta accadendo col Coronavirus, venisse percepita come pericolosa e i rischi di un vaccino ritenuti inferiori al protrarsi dei contagi”.

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