CRONACA

Grottaferrata – E’ morta al San Raffaele di Rocca di Papa l’88enne Giuliana Capriotti

corona

Sono aggiornamenti drammatici quelli che ci arrivano dal San Raffaele di Rocca di Papa e che interessano proprio quella Grottaferrata di cui abbiamo riferito in un articolo pubblicato proprio in serata, con toni che sembravano senza dubbio rassicuranti.

A dimostrazione di come i dati trasmessi dalla ASL Rm6 e diffusi dai Sindaci siano in continuo aggiornamento, in una contabilità di morte che non accenna ad avere rallentamenti, registriamo quanto accaduto nelle prime ore di questa domenica, quando proprio all’interno della clinica di via Ariccia, a Rocca di Papa, è venuta a mancare l’88enne Giuliana Capriotti.

Un fulmine a ciel sereno, per i suoi familiari, nonostante l’età avanzata e acciacchi che però non facevano presagire un epilogo così repentino. La donna, che negli scorsi mesi e settimane era transitata per l’Ospedale San Sebastiano di Frascati e l’INI di Grottaferrata, era stata trasferita nel mese di febbraio presso la lunga degenza del San Raffaele di Rocca di Papa. Da lì, poco dopo metà marzo, il passaggio alla RSA, della stessa clinica. Uno di quei posti per cui si sborsano quasi fino a 2mila euro (ai quali sommare, poi, la differenza che la Regione versa direttamente alla struttura).

Solo due giorni fa ai familiari era arrivata la comunicazione della positività al tampone cui la signora Giuliana era stata sottoposta. “Vostra madre è positiva, ma fortunatamente è asintomatica”, è stata la frase, parzialmente rassicurante, con la quale i figli erano stati avvertiti del contagio. Stamattina, poco dopo le 7, la doccia gelata, con l’annuncio del decesso.

“Dopo quella telefonata il nulla assoluto”, ha dichiarato suo figlio Stefano a Castelli Notizie. “Non hanno risposto più e non hanno comunicato più niente, ad eccezione di una fredda telefonata galoppina di un’agenzia funebre. Da allora siamo nelle più assolute tenebre”.

E già, perchè al dolore della dipartita, si è aggiunta la confusione che regna, evidentemente, in una struttura circondata dai militari, e immersa in una zona rossa che sta finendo per condizionare anche tutte le operazioni collaterali a quelle prettamente sanitarie. “Poco dopo le 8 di questa mattina ci siamo recati in clinica, ma arrivati alla rotonda siamo stati fermati e bloccati, in quanto il nostro nome non risultava nell’elenco di chi aveva diritto al transito. Dopo oltre mezz’ora di chiamate siamo riusciti a prendere la linea e, a dispetto di quanto ci era stato detto nella prima telefonata, ci è stato comunicato di presentarci domani, perché oggi non sarebbe stato possibile vedere nostra madre”.

Poi nessuna comunicazione, se non quella di un’agenzia funebre incaricata dalla struttura, con tanto di preventivo a stretto giro di posta. Da lì la famiglia ha scelto di rivolgersi ad un’agenzia di Grottaferrata, che invano ha provato a mettersi in contatto con la clinica e prendersi cura della defunta. Diverse, infatti, le telefonate che non avrebbero sortito alcun contatto, emblema di una situazione tragica, che questa storia, al di là dei bollettini istituzionali, più o meno volutamente rassicuranti, riassume in tutta la sua drammaticità (avvalorando le comunicazioni di fuoco della vicesindaco reggente di Rocca di Papa, Veronica Cimino, che ha riferito addirittura di pazienti abbandonati e non accuditi come dovrebbero”, ndr).

Giuliana sarà una dei tanti caduti dopo il contagio da Coronavirus che non avrà neppure il conforto di un funerale, aspetto che rende ancor più tetro questo periodo storico, in cui un’intera generazione rischia di essere spazzata via dal terribile virus. Giuliana tornerà nella sua Grottaferrata nei prossimi giorni, non prima di essere cremata.

Fa male al cuore sapere che anche lei, come tantissimi dei pazienti ricoverati in quella struttura, si è spenta senza aver neppure il conforto di poter parlare coi familiari.

Al San Raffaele di Rocca di Papa, dove il Covid-19 sta facendo man bassa di pazienti ed operatori sanitari, per i telefonini non c’è campo (LEGGI QUI LA TESTIMONIANZA DI UNA FAMILIARE). Una beffa nella beffa, per chi si trova ristretto in una struttura in un momento in cui le visite sono interdette e chi è ricoverato si trova isolato dal resto del mondo.

Ai familiari della donna le condoglianze più sincere della nostra redazione, che inerme assiste ad una situazione davvero inimmaginabile fino a poche settimane fa.

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