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Anche ai Castelli Romani il dramma dei lavoratori delle mense scolastiche: “Che fine faremo?”. Il PCI rincara la dose

mensa scolastica

E’ una crisi che sta allungando i suoi tentacoli in tanti settori, quella causata dalla pandemia da Coronavirus. Tra le categorie più colpite vi sono anche quelle riguardanti la scuola, come i lavoratori delle mense scolastiche. Una crisi che si lega anche all’indeterminatezza sul futuro, visto che tanti interrogativi e nubi aleggiano sul futuro dell’istruzione, finché non si tornerà alla normalità.

Tanti lavoratori aspettano di conoscere il proprio futuro e tanti di loro si ritrovano da oltre 2 mesi senza stipendio, in attesa di una Cassa Integrazione che non ha ancora prodotto nulla nei loro conti correnti.

mensa scolastica

In queste ore anche dal PCI del Lazio si è affrontato l’argomento: “I lavoratori, come abbiamo denunciato fin dai primi giorni noi comunisti – hanno dichiarato Cristina Cirillo, segretaria della Federazione romana PCI, e Tiziano Ziroli, responsabile lavoro del PCI Lazio – saranno coloro che più pesantemente rischieranno di pagare le conseguenze economiche e sociali della pandemia da Coronavirus. Purtroppo una riprova la stanno subendo i circa 2mila lavoratori e lavoratrici delle mense scolastiche romane. Ad esempio – hanno aggiunto i due dirigenti comunisti – ad oggi nulla di nuovo si intravvede per lavoratori e lavoratrici delle mense scolastiche della capitale. Dall’inizio di marzo, data in cui si è arrestata l’attività scolastica, non ricevono lo stipendio, ma i soldi della cassa integrazione non sono ancora arrivati. Questa situazione, come abbiamo più volte sottolineato, non è più tollerabile. Ci domandiamo: perché le istituzioni coinvolte in questa vicenda (Comune di Roma, Regione Lazio e Governo) non intervengono con la dovuta energia necessaria? Perché non si convoca con urgenza il tavolo inter-istituzionale che le organizzazioni sindacali hanno più volte sollecitato? Sono domande semplici ed essenziali – hanno concluso Cirillo e Ziroli – per parte nostra continueremo a denunciare questa grave situazione e a condurre una rigorosa battaglia dalla parte dei lavoratori. I diritti dei lavoratori vanno salvaguardati, sempre e tutti. La dignità delle persone va rispettata. Anche in tempo di crisi”.

Da quanto apprendiamo non va meglio ai Castelli Romani; stessa situazione, difatti, si sta vivendo nel nostro territorio, da Velletri ad Albano, passando anche per altre realtà castellane.

“E’ tutto molto triste – ci ha raccontato dai Castelli un lavoratore, che è voluto rimanere anonimo -. Non sappiamo se ripartiremo e come ripartiremo. E c’è il grande rischio che a giugno ci sospenderanno il contratto e non percepiremo nulla fino alla ripartenza. L’azienda non c’entra nulla, anche se all’inizio ci era parso di capire che la Cassa Integrazione l’avrebbero anticipata, invece dal 9 marzo siamo così, senza più un euro”.

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