POLITICA

ROCCA DI PAPA – Digitalizzazione, polemiche e quei 50 computer fissi che non agevolano lo smartworking

comune rocca di papa via ferri

Sulla digitalizzazione del Comune di Rocca di Papa si è scatenato un putiferio, sollevato dalle dichiarazioni del comandante della Polizia Locale, nonché responsabile del settore risorse Umane e CED del Comune (benché il suo nome non compaia nell’elenco dei responsabili comunali), che ha presentato la notizia – con toni da campagna elettorale – come una “uscita dal medioevo” che a molti cittadini non è piaciuta.

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Parole che sono state smorzate qua e là dai componenti della maggioranza, e dalla vicesindaco reggente Veronica Cimino, che si è limitata ad etichettare i contrariati come “portatori di interessi politici” e “leoni da tastiera”.

Un atteggiamento alquanto strano perché, seppure possa passare la lettura delle dichiarazioni infelici come riferite alla sola gestione comunale ante Di Bella, è pur vero che la critica compete anche alla compagine amministrativa odierna, eletta nel 2016, ed lesiva di tutta la struttura comunale, che pure ha voluto dire la sua, in replica.

Ma andiamo oltre. Tralasciando il fatto che non si comprende come mai a dare fiato sui giornali debba essere un responsabile comunale, l’unico così presente sui media locali, e non invece un rappresentante politico eletto dai cittadini, e ancor meglio, con il tramite dell’ufficio stampa comunale del quale, stando così le cose, non se ne capisce l’utilità.

Ma come si è detto andiamo oltre, e andiamo a concentrarci sulla determina dello scorso 9 aprile, che porta proprio la firma del responsabile Di Bella, per l’acquisto “Servizi e fornitura, tramite mercato elettronico MEPA, di numero 50 postazioni informatiche, assistenza, supporto e manutenzione dei sistemi informativi degli uffici comunali”.

Parliamo cioè del noleggio di 50 computer da destinare ai dipendenti comunali, per un periodo di 20 mesi, al costo di Euro 38.000 + Iva. Un affidamento giudicato dubbio per il fatto che, sebbene con un importo inferiore al limite massimo di 40 mila euro previsti per legge per gli affidamenti diretti, sono previsti comunque futuri impegni spesa “afferenti agli anni successivi con apposite determinazioni”.

Lecito chiedersi se non fosse stato più utile, sempre nell’ottica della digitalizzazione tanto sbandierata, acquistare 50 computer portatili più che postazioni fisse, in modo da agevolare lo smartworking dei dipendenti durante la difficile emergenza coronavirus che l’Italia intera sta vivendo.

Del resto è Di Bella stesso che scrive nella determina che: “l’art. 87 del D.L n. 18/2020, fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19, dispone che il lavoro agile, nella modalità del lavoro delocalizzato, costituisce la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa.
Nell’applicazione di tale disciplina si è constatato che non tutti i dipendenti possiedono personal computer idonei allo svolgimento del lavoro agile, inibendo il mantenimento della efficienza di taluni uffici ed in generale provocando una disparità tra dipendenti, non
prevedibile data la tumultuosità degli ultimi avvenimenti legati all’emergenza COVID-19
“.

Ad avvenuta consegna della nuova attrezzatura informatica oggetto della presente
determinazione
– si legge ancora -, gli strumenti ancora utilizzabili (parliamo dunque di computer fissi, ndr) potranno essere destinati in via temporanea ai
dipendenti operanti in smart working che non dispongono di strumenti personali adeguati a
garantire il corretto funzionamento del work flow da remoto ed eventualmente da consegnare in
comodato d’uso a termine anche a rappresentanti politici sprovvisti delle dotazioni necessarie a
partecipare da remoto alle sedute di Giunta ed eventualmente di Consiglio Comunale
“.

Ma vi è di più. Il Comune ad oggi non dispone di spazi adeguati. Dopo la tragedia al Palazzo comunale di Corso della Costituente, gli uffici si sono spostati presso l’ex municipio di via Enrico Ferri, ma anche qui la struttura non è a norma, tanto che il secondo piano è stato completamente interdetto.
Dunque dove verranno posizionate queste 50 postazioni fisse, fermo restando la necessità di garantire il distanziamento interpersonale?

Dubbi che, al netto delle dichiarazioni se non altro inopportune di un responsabile comunale, potrebbero trovare opportune spiegazioni in chi è deputato ad informare la cittadinanza, in quello che dovrebbe essere – come dichiarato da Di Bella – “un palazzo di vetro”.

Michela Emili

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