POLITICA

Pandemia e caos amministrativo ai Castelli Romani: storie di un ‘nuovo brutto inizio’

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Pandemia e caos amministrativo vanno a braccetto ai Castelli Romani

di Michela Emili

Pandemia e caos amministrativo vanno a braccetto ai Castelli Romani. Quanto sta accadendo in questa delicata fase 3 dell’emergenza coronavirus, quella che avrebbe dovuto significare “un nuovo inizio”, per dirla con le parole del presidente del governo, Giuseppe Conte – dopo i drammatici risvolti del lockdown – in molti comuni castellani si sta rivelando un’autentico fallimento.

Cittadini dimenticati, stringenti esigenze affossate da una politica che ha abdicato in favore di una diatriba personalistica che getta nell’orizzonte più incerto intere comunità, che lottano tutti i giorni per tirare fuori la testa e tornare a respirare.

Manca solo l’ufficialità di un documento consegnato in Comune per sancire quanto già è noto ad Ariccia: la Giunta della vicesindaco reggente Elisa Refrigeri è caduta anzitempo – tre mesi, dal momento che si sarebbe comunque andati al voto a settembre – dopo l’addio in massa dei consiglieri comunali. Un epilogo giunto dopo che in Consiglio non è passato il bilancio comunale, con il quale sarebbero state destinate – stando alle parole della consigliera Francesca Monosilio – somme ai servizi sociali per disabili, anziani, minori a rischio e assistenza scolastica. “Un danno nei confronti dei cittadini” ha sentenziato la consigliera di maggioranza.

Non se la cavano meglio a Rocca di Papa (LEGGI), dove la maggioranza coi numeri ormai disgregati, non è riuscita a portare a termine un consiglio comunale che aveva tra i punti all’ordine del giorno – solo per fare un esempio – il posticipo del pagamento dell’Imu, che verrà discusso nella seduta di domani, 15 giugno, vale a dire solo un giorno prima della scadenza fissata del 16, che ha visto molti cittadini già mettersi in regola.

Politica nel caos anche a Frascati (LEGGI), sull’orlo di una conta dei numeri che per ora viaggia, ma non si sa fino a quando.

Giochi di numeri e transumanze anche in consiglio a Castel Gandolfo (LEGGI), con il gruppo La Pesca che ha dato il benservito, con tanto di stracci e accuse al vetriolo.

A Ciampino la Sindaca Ballico ha rinominato ieri la sua giunta, dopo oltre due settimane di stasi, a solo un anno dall’elezione. Schermaglie, a dir poco, anche a Monte Compatri, con la lotta intestina tra il sindaco Fabio D’Acuti ed il suo predecessore Marco De Carolis, revocato dall’incarico di Presidente del consiglio per la mancanza di imparzialità nell’espletamento del ruolo a guida dell’assise monticiana.

A Lariano l’emergenza Covid-19 non ha portato quella convergenza tra forze di governo ed opposizione, finendo anzi per ampliare le divergenze e provocando una spaccatura che si è tradotta nell’abbandono dell’aula consiliare da parte dei gruppi di minoranza, che hanno contestato all’Amministrazione Caliciotti l’assenza di concertazione durante la crisi epidemiologica.

Clima meno turbolento, a Velletri, se non altro per una scadenza elettorale ancora lontana, ma dove resta l’inquietante incognita sulle sorti dell’Ospedale “Paolo Colombo”, il cui spettro di una possibile chiusura aleggia sui destini di migliaia di cittadini, che rivendicano una sanità all’altezza delle aspettative di un territorio così grande. Il via libera al Bilancio preventivo è arrivato al termine di una seduta in cui non sono mancate le schermaglie, tra maggioranza ed opposizione, arrivate a stretto giro di posta dalle invettive che hanno accompagnato, negli ultimi tempi, le dispute a mezzo social, spesso sfociate negli insulti gratuiti.

A Nemi tutta la fase dell’emergenza coronavirus è trascorsa con la frattura tra il sindaco Bertucci ed il vicesindaco Edy Palazzi, fuoriuscita dalla compagine governativa e confluita nel gruppo misto, insieme al consigliere Giovanni Libanori, di fatto rendendo illegittimo l’organo esecutivo, in una fase a dir poco delicata. Frattura poi ricomposta, pare, anche se non ancora in via ufficiale.

Fallimenti amministrativi che a Genzano sono arrivati già in precedenza, con la caduta dell’amministrazione del governo pentastellato a guida Lorenzon, che hanno consegnato la città alla gestione commissariale. Una gestione che oggi, proprio in un periodo così delicato, non ha saputo rappresentare una guida forte e di slancio, e l’Infiorata 2020 andata in scena in questo weekend ne è l’esempio.

Nessuna regia, iniziative sparse senza un legame, cittadini che si sono improvvisati artisti pur di non perdere la propria tradizione, e nessuna progettualità degna di tenere comunque alto il nome di un evento conosciuto in tutto il mondo.

La politica gioca, sulla pelle dei cittadini, che in questo periodo più che mai non se lo possono permettere.

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