Attualità

Rocca di Papa, il Tar sulle antenne a Madonna del Tufo: “Abusive, ma il Comune trovi sito alternativo”

antenne-telefonia

E’ stata annunciato dal Comune di Rocca di Papa nei giorni scorsi il sopraggiungere di una nuova sentenza in merito alle antenne di Rocca di Papa. Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio ha rigettato, infatti, tutti i ricorsi presentati dalle società radiotelevisive contro le Ordinanze n. 79, 80 e 81 firmate dal Vicesindaco Reggente Veronica Cimino il 16/08/2019, con le quali ha disposto la demolizione dei tralicci presenti abusivamente in località Madonna del Tufo.

Quelle antenne, cioè, che non erano state fatte oggetto di ordinanza di demolizione dall’ordinanza firmata nel 2003 dall’allora Sindaco Ponzo, e che quindi riguardava solo i tralicci siti a Monte Cavo.

“Un atto di notevole importanza nella nostra battaglia contro le antenne – sostiene Veronica Cimino, Vicesindaco – che ora obbliga le società emittenti a provvedere a proprie spese alla rimozione dei tralicci, delle antenne e dei box annessi che sussistono in questa località, praticamente nel centro abitato, senza alcuna autorizzazione urbanistica”.

Ma di esultare non è proprio il caso. Un altro pezzo di carta, verrebbe da dire, che si affastella sul tavolo insieme a tutti gli altri, tra i centinaia di ricorsi fatti dalle emittenti negli anni, mentre le antenne rimangono lì. Peraltro in alcuni casi con valori di emissione sopra la soglia, ma stranamente nessuno pare farci caso.

Ma non si esulta, ancora di più, perchè aldilà dei roboanti annunci e delle dichiarazioni spot, la sentenza del Tar del 7 luglio scorso, pur annullando il ricorso della ACRC – Associazione Culturale Radiofonica Comunitaria – (una delle tre ricorrenti) perchè trattasi di opere “di natura abusiva sul piano edilizio, ambientale ed urbanistico”, afferma che per la demolizione dei manufatti è necessario che il Comune individui un sito alternativo.

“Ai fini dello svolgimento del servizio di pubblica utilità” si legge nella sentenza, infatti, “Il Tribunale auspica che il Comune si attivi per la rapida individuazione di un sito alternativo”, perchè, per essere ancora più chiari, “L’interesse all’esercizio del pubblico servizio non si sottrae al dovuto coordinamento con l’importante vitale interesse all’armonico sviluppo del territorio e alla preservazione di ambiente e paesaggio”.

Il Comune però deve fare la sua parte e individuare un sito alternativo, “secondo quanto indicato dalla Regione Lazio con delibera 492 del 2017”.

Ma di questo non si parla.

Clicca qui e scarica la sentenza

Più informazioni
commenta