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Il calvario di una 39enne di Ariccia: “Imprigionata a casa per un tampone positivo al Drive-In di Genzano”. Ecco cosa è successo

drivein asl rm6

E’ una storia che genera perplessità, dopo aver creato malumore nelle persone che, loro malgrado, ne sono state protagoniste, quella che ci viene testimoniata da una 39enne di Ariccia, costretta a vivere “imprigionata” nella propria abitazione perché sospettata di aver contratto il Coronavirus durante le vacanze in Sardegna.

A raccontare l’odissea vissuta, a “Castelli Notizie”, è stata proprio la donna, nel giorno della riacquisita “libertà”: “Tutto è iniziato il 22 agosto, quando di ritorno da una vacanza in Sardegna, con nostra sorpresa, giunti a Civitavecchia non abbiamo incontrato nessuno che potesse sottoporci al test. Tuttavia una volta tornati ai Castelli, per senso civico, all’indomani ci siamo recati all’Ospedale di Genzano per effettuare il tampone molecolare nell’area drive-in. Siccome i risultati tardavano ad arrivare e dovevo tornare a lavoro mi sono recata con mio marito anche all’istituto Zooprofilattico di Ciampino, dove abbiamo effettuato il testo veloce, con risultato ricevuto dopo poco più di mezz’ora, ed entrambe i responsi rassicuranti, in quanto “negativi”. Appena dopo, tuttavia, con mia grande sorpresa, ho ricevuto il risultato dell’esame effettuato a Genzano, dal quale soltanto io, e non anche mio marito e la coppia che era stata in vacanza con noi, sono risultata positiva al Covid-19″.

tamponi drivein

Apprensione e preoccupazione hanno accompagnato la donna, che con una comprensibile preoccupazione, con in mano due risultati discordanti, si è subito recata nuovamente al Drive-In di Genzano, per far presente il fatto. “Arrivata li, senza battere ciglio e senza ricetta, me lo hanno subito ripetuto e dopo 3 giorni sono arrivate le risposte, con esito “negativo””.

“Nell’attesa del nuovo risultato, presa dal panico, ho nel frattempo contattato un centro privato di Albano, dove il giorno dopo ho fatto sia un nuovo tampone che il test sierologico, entrambe risultati negativi”.

Morale della favola la donna, con 4 test negativi e solo uno positivo, è stata contattata dalla Asl, che le ha comunicato l’obbligo della quarantena domiciliare: “Mi hanno chiamato, per dirmi che ero positiva e, anche con poco garbo, mi è stato detto che ero in quarantena. Ho provato a far capire loro come stavano realmente le cose e anche dell’esigenza di prendere atto che tutti gli altri esami erano negativi e anche quelli di mio marito e quelli degli amici che avevano soggiornato con noi in Sardegna. La cosa più scabrosa è che nonostante io abbia parlato con questa persona ed ho spiegato per filo e per segno come sono andati i fatti, ho trovato una netta chiusura da parte loro. Mi hanno a quel punto detto che avrebbero sottoposto il mio caso allo “Spallanzani”, e nella mail successiva ho allegato tutti i referti e scritto alcune righe di accompagno”.

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Quello che, alla fine della fiera, è stato evidentemente un caso di falsa positività, ha però costretto alla quarantena ben 4 persone: “Anche mio marito e gli altri due ragazzi, che nel frattempo erano tornati a lavoro, e che se fossero stati realmente positivi avrebbero rischiato di contagiare altre persone, sono stati costretti a rientrare nelle proprie abitazioni per la quarantena, imposta loro dalla ASL. Io, nonostante tutte le mie rimostranze, ho dovuto fare una quarantena per 2 settimane (terminata solo il 7 settembre, ndr), con evidenti disagi in ambito lavorativo, visto che mancavo a lavoro già dal 10 agosto”.

“Racconto la mia esperienza perché sono stata trattata come un’appestata e di fronte a questo trattamento ho scritto anche alla Direzione Generale della ASL, lamentando l’accaduto, senza mai ricevere una risposta. Di tutta questa storia – ha aggiunto – mi rimangono tante tante perplessità su come viene gestito tutto, acuite dall’aver appreso che dal 18 al 22 agosto sarebbero usciti tanti tamponi positivi”.

La 39enne ariccina è stata “infine” liberata solo al termine della dovuta quaratena e il responso di ulteriori due tamponi negativi (effettuati a domicilio), che, a suo parere, condivisibile, potevano essere anche anticipati.

“La mia quarantena sarebbe finita sabato 5 settembre, a mezzanotte, ma i risultati mi sono stati comunicati telefonicamente solo lunedì mattina, il 7 settembre, quando mi è stato detto che potevamo finalmente uscire. In tutto questo tempo nessuno ci ha mai chiamato per sapere se avevamo bisogno di qualcosa e per conoscere il nostro stato di salute”.

Un calvario in piena regola, che crea inquietudine e alimenta le perplessità, nonché i timori in vista dell’arrivo dell’autunno e l’orami imminente riapertura delle scuole.

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