POLITICA

Velletri – L’avvocato Patrizio D’Andrea sul Referendum Costituzionale: “Ecco perché voterò No”

DAndrea

Lo studioso di diritto costituzionale e docente universitario, già consigliere comunale del Pd nel quinquennio 2008-2013, prende posizione in vista del Referendum costituzionale di domenica 20 e lunedì 21 settembre.

Domenica 20 e lunedì 21 settembre gli italiani saranno chiamati a votare sulla legge costituzionale che taglia il numero dei deputati e il numero dei senatori eletti dal popolo. Ne abbiamo parlato con l’Avv. Patrizio D’Andrea, studioso di diritto costituzionale e docente universitario. 

Una riforma costituzionale – premette l’avvocato veliterno – anche quando sembra essere così semplice, deve essere valutata attentamente, perché potrebbe produrre effetti ben più importanti”.

A cosa si riferisce? 

A mio parere è errato dire che questa riforma diminuisce semplicemente il numero dei parlamentari (da 630 a 400 deputati, da 315 a 200 senatori) e che l’unico effetto che produce sia quello di risparmiare sui “costi della politica”.

Quali sono gli effetti della riforma? 

La riduzione dei parlamentari determinerà seri effetti sul funzionamento delle Camere e, in particolare, sulle garanzie nei confronti delle minoranze del corpo elettorale. Renderà più difficile approvare una legge elettorale che funzioni adeguatamente, rischiando di allontanare ancora di più gli eletti dagli elettori, ed aumentando il divario di rappresentanza tra alcuni territori”.

Non ci sono dei possibili correttivi da adottare per questi effetti? 

I correttivi erano stati promessi ma, ad oggi, nulla è stato approvato e nei prossimi mesi, con l’avvicinarsi delle scadenze elettorali, sarà ancor più difficile arrivare a una soluzione condivisa e adeguata. Intanto rischiamo di avere una riforma che svilisce il ruolo del Parlamento (specie per le ragioni evocate dai sostenitori del “Si”) e che certamente non aggredisce i problemi ormai storici delle istituzioni repubblicane”.

Votare “Sì” potrebbe dare una “scossa” ai nostri governanti?

È errato (e chi lo ha fatto in precedenza se ne è pentito) dare una connotazione politica o partitica a una riforma costituzionale e, stando a quanto posso osservare, il “Sì” e il “No” raccolgono consensi trasversali tra i sostenitori di tutte le forze politiche (anche quelli del Movimento 5 Stelle sono meno uniti di quello che può sembrare). 

Più in generale, pensare di “punire” il “palazzo” attraverso il solo voto referendario è ingenuo e pericoloso. Io credo che i “segnali” a chi ci rappresenta e ci governa debbano essere dati costantemente. 

I cittadini (a cominciare dai più giovani) devono lavorare per “la presa della parola” (per citare le parole di un noto filosofo), attraverso i canali di partecipazione democratici tramite i partiti, le associazioni e i soggetti della società civile”. 

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