Frascati – Scuola D’Azeglio, 265 famiglie: “Il Sindaco intervenga. Troppa promiscuità e più rischio Covid con i laboratori”

d'azeglio-scuola

“Non si può continuare in questo modo, i nostri figli devono tornare tutti a fare lezione nelle proprie aule, perché gli spazi ci sono eccome. Utilizzare i laboratori dove le classi entrano in contatto l’una con l’altra non è più accettabile né sostenuto da alcun fondamento normativo o scientifico. Ad oggi sono ben 12 le classi finite in quarantena e 6 gruppi di laboratorio, con tutto ciò che questo comporta per le famiglie sia a livello di salute che a livello economico. Il problema va risolto al più presto e se non lo fa la Dirigente Scolastica è necessario che intervenga il sindaco Roberto Mastrosanti, in qualità di prima autorità sanitaria di Frascati”.

Questa, in sostanza la richiesta di oltre 265 famiglie – su un totale di 548 – degli studenti della Scuola Media del plesso Massimo D’Azeglio ex Nazario Sauro di Frascati. A preoccupare i genitori che già avevano pubblicato una lettera nei mesi scorsi (Organizzazione scuola D’Azeglio: dubbi e timori di genitori preoccupati), è la decisione della Dirigente Scolastica di non modificare le disposizioni adottate i primi giorni di settembre che prevedono di far uscire dalle proprie aule circa 4-5 studenti al giorno per portarli nei laboratori dove vengono mescolati ad altri alunni provenienti da altre classi. Una promiscuità che ad oggi non risulta giustificata da nessuna disposizione del Comitato Tecnico Scientifico istituito dal governo o dell’RSL (Responsabile dei Lavoratori per la sicurezza, nominato dal Collegio docenti) e dell’RSPP (Responsabile del servizio di Prevenzione e Protezione, ditta Euservice nominata dalla Dirigente) dell’Istituto. “Questa organizzazione – confermano i genitori, alcuni dei quali lo scorso 30 ottobre hanno presentato un esposto alla Polizia Municipale cittadina – ci risulta priva di ogni motivazione e di tutela sul piano della sicurezza, della legalità e dell’offerta formativa obbligatoria”. Innanzi tutto, sostengono i genitori nelle classi oggi ci sono i banchi monoposto e c’è lo spazio necessario a garantire un metro di distanza tra le rime buccali (tra la bocca di uno studente e quella di un altro) così come prevede la normativa attuale. “Gli interventi strutturali realizzati in estate – proseguono i firmatari – in accordo con l’Ufficio tecnico del Comune che ha la proprietà dell’immobile, hanno adeguato il plesso alle misure anticontagio e sono state ricavate 4 aule in più, sistemazione ritenuta idonea allo svolgimento delle lezioni in presenza e ognuno nella propria aula. Non si capisce il perché la Preside non torni sui suoi passi, visto che le condizioni per farlo ci sarebbero tutte. Aggiungiamo inoltre che ora la didattica risulta penalizzata, così come ci confermano anche i nostri ragazzi costretti a recuperare ore di spiegazioni di materie curriculari a cui sono risultati assenti perché quel giorno erano in “laboratorio” dove magari hanno visto un film o fatto educazione civica”.

Dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi sono 12 le classi del plesso Massimo D’Azeglio finite in quarantena, con tutte le conseguenze del caso, sopratutto economiche e di rischio per le famiglie con casi di fragilità. Il modello attuale prevede l’uscita di 2/4 alunni da ciascuna delle 15 classi prime e seconda, a rotazione, per l’intera giornata; gli alunni usciti dalle proprie classi vanno quindi a comporre le classi di laboratorio formate da 26/27 alunni ogni giorno diversi. Prevede anche l’uscita per l’intera giornata di 4/5 alunni da ciascuna delle classi terze, con una rotazione su tre turni di due settimane. “Appare evidente – denunciano le famiglie – che tale modello, anziché prevenire e circoscrivere il contagio da COVID-19, ne facilita l’eventuale propagazione, esponendo maggiormente i ragazzi al contagio stesso; infatti, nel caso di contagio di un alunno, l’ulteriore rischio di contagio di altri alunni (e dei relativi familiari), invece di essere circoscritto solamente agli alunni (e loro familiari) compresi nella sua classe di appartenenza viene esteso anche agli alunni (e loro familiari) che hanno condiviso il laboratorio con l’alunno contagiato. Considerata, inoltre, l’evidente impossibilità di risalire esattamente alla data del contagio, è praticamente
impossibile stabilire quali potrebbero essere gli alunni potenzialmente contagiati dal primo. Chi
dovrebbe essere posto in quarantena?”

Una questione affrontata anche nell’ultima Commissione consiliare che si è tenuta virtualmente e alla quale erano presenti alcuni rappresentanti del Consiglio di Istituto ma senza diritto di intervento. “Purtoppo – ha detto Maria Ilaria Leoni, rappresentante di Istituto – noi non abbiamo avuto voce in capitolo nel corso dell’incontro in Commissione, dal quale tra le altre cose è emersa la necessità di fare chiarezza sulla competenza degli interventi di sanificazione del plesso. È importante che ci sia una calendarizzazione puntuale di questi interventi, da non confondere con le normali e quotidiane procedure di igienizzazione. Auspichiamo che in questo momento di generale incertezza, il buon senso possa prevalere, perché l’obiettivo di tutti è la tutela dei nostri figli”.

Nel frattempo la preside Paola Felicetti ha invitato l’intera Commissione Consiliare e alcuni tecnici comunali ad effettuare un sopralluogo nel plesso di via D’Azeglio il prossimo 11 novembre alle ore 10.30.

Claudia Proietti


Più informazioni
commenta