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Ariccia, la commovente lettera di una figlia per sua madre. Contro l’oblio del Covid

foto tina anselmi - maria grazioli

Uno dei risvolti peggiori che il Covid-19 porta con sé è la solitudine, il distanziamento forzato tra gli affetti, l’isolamento di uomini e donne con le loro emozioni e paure, l’oblio dal mondo anzitempo di chi lotta per la vita.

Persone con la loro storia ed il loro vissuto, che rivivono proprio in quei cari tenuti a distanza, e che si ritrovano d’un tratto soffocati sotto un respiratore freddo ed anonimo.

E’ così che Silvia ha trovato rifugio in una vecchia foto di sua madre, che oggi combatte contro il temibile virus.

foto tina anselmi - maria grazioli

“Mia madre che si vede in foto insieme a Tina Anselmi, è ospite presso la RSA Mater Dei di Ariccia da diversi anni, per ricevere cure e riabilitazione. Cosciente di se stessa, ha cercato sempre di essere paziente e ottimista durante questi anni. Purtroppo in questi giorni è tutto precipitato, e si trova da circa due settimane senza poter più uscire dalla sua stanza. 

L’impossibilità di vederla, di poterle stare accanto mi ha portato a riprendere in mano una fotografia, in cui si vede lei, da molto giovane, in un incontro di lavoro con Tina Anselmi.

Tina Anselmi fu prima donna italiana ministro, prima della Sanità poi del Lavoro, soprattutto fu lei a portare avanti la riforma sanitaria. Su un titolo di un articolo di un blog ho letto “il servizio sanitario ha una madre: Tina Anselmi.” Cosi, considerando il delicato momento, ho visto in questa immagine la speranza attuale di una evoluzione in grado di donare rasserenanti soluzioni.

Ho riflettuto sul percorso di mia madre, per continuare a starle accanto, anche se a distanza: il suo grande spirito di collaborazione attraverso una passione sempre presente per il lavoro, e la sua gioia di aiutare gli altri.

Non so esattamente cosa lei si stia vivendo ora interiormente. La immagino nell’ apparente dramma, ancora una volta aver scelto di partecipare ad uno spazio in cui non ci può essere indifferenza.

Dedico a mia madre e a tutti coloro che stanno vivendo questo momento di attesa e di profonda accettazione, una poesia di  Emily Dickinson,  perché in essa ho trovato la mia gratitudine agli Angeli visibili e invisibili, compresi quelli del coronavirus, che stanno operando con tutto il loro cuore, dando la forza e il sacro coraggio necessari.  

Io so bene che dentro la mia stanza
c’è un amico invisibile,
non si rivela con qualche movimento
né parla per darmi una conferma.

 Non c’è bisogno che io gli trovi posto:
è una cortesia più conveniente
l’ospitale intuizione
della sua compagnia.

 La sola libertà che si concede
è di essere presente.

Né io né lui violiamo con un suono
l’integrità di questa muta intesa.
Non non potrei mai stancarmi di lui:
sarebbe come se un atomo ad un tratto
si annoiasse di stare sempre insieme
agli innumerevoli elementi dello spazio.

 Ignoro se visti anche altri,
se rimanga con loro oppure no.

Ma il mio istinto lo sa riconoscere:
il suo nome è immortalità.

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