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Verso un Contratto di Falda per i Laghi Albano e di Nemi. Istituzioni a confronto al grido di “dobbiamo fare presto”

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Verso un contratto di falda e di lago. Nel corso dell’appuntamento di giovedì scorso con i webinar settimanali “Sos laghi Albano e di Nemi” si è fatto un decisivo passo in avanti verso l’adozione di uno strumento ritenuto tra i più veloci ed efficaci per invertire le sorti dei laghi dei Castelli Romani, il cui livello delle acque è drasticamente diminuito negli anni e si incamminano quindi verso un destino funesto.

Per il lago Albano si è arrivati a circa 8 metri in meno dalle Olimpiadi del 1960, ed i piloni che svettano dall’arenile, ben rendono l’idea di quanto sia urgente intervenire una volta per tutte. Per Nemi si parla di circa 4 metri.

Grazie al progetto messo in piedi da Ettore Marrone e la sua squadra, che vede insieme l’AIPIN (l’associazione italiana per l’ingegneria naturalistica) e l’Associazione Acque Interne Lazio Tevere, giovedì 3 dicembre, accanto a studiosi ed esperti della materia, con una platea di tantissimi studenti anche dei Castelli Romani, vi hanno preso parte anche le istituzioni del territorio con l’obiettivo di creare una rete a tutela e salvaguardia del grande patrimonio naturalistico ed ambientale dei Castelli Romani.

“Bisogna fare presto”, questo l’appello di Ettore Marrone, cui è seguita la presentazione della bozza del manifesto di intenti redatto da Endro Martini, che vede Enti, Istituzioni, Associazioni e privati collaborare insieme in un nuovo accordo di partenariato in grado di dare impulso finalmente ad un nuovo approccio in merito alle grandi criticità che affliggono i laghi, nonché di trovarvi soluzione.

“Mi viene da dire arrivano i nostri” ha detto la sindaca di Castel Gandolfo, Milvia Monachesi, che ha lamentato negli anni la scarsa collaborazione della Regione Lazio nel mettere in campo azioni concrete per intervenire nel processo di abbassamento delle acque del lago Albano.

“La strada da percorrere è sicuramente la diminuzione degli emungimenti – ha detto Endro Martini -. Occorre interrompere il prima possibile alcune tipologie di prelievo e pensare a delle alternative che non vadano a drenare l’acqua dalla falda”.

Sensibili e disponibili alla tematica si sono detti anche il Comune di Nemi – era presente nell’occasione il consigliere Carlo Massa -, e il Comune di Albano, nella persona dell’assessore Gabriella Sergi.

A dare il proprio contributo è stata la senatrice Elena Fattori, che ha trattato più volte in passato la tematica portandola all’attenzione del parlamento, la quale ha focalizzato sulla necessità di diminuire il consumo di suolo che influisce negativamente sull’ecosistema, di scongiurare coltivazioni che richiedono un quantità di acqua maggiore, nonché di intervenire sui pozzi non autorizzati.

Pronti a fare la loro parte anche il Parco dei Castelli Romani e la Regione Lazio, il primo in attesa dell’approvazione del Piano d’Assetto da parte della seconda, “strumento imprescindibile per giungere alla soluzione del problema” ha detto il consigliere Valerio Novelli, presidente della Commissione regionale Agricoltura e Ambiente. “Sarà mio impegno chiedere un’audizione in commissione il prossimo anno per discutere della problematica” ha aggiunto Novelli. “Siamo contenti che il nostro piano d’assetto sia arrivato alle battute finali -ha detto Stefano Cresta, dirigente tecnico del Parco – perché senza questo importante strumento non possiamo fare programmazione e non possiamo dedicare risorse e personale alla tutela dei laghi”.

Indicativa l’introduzione del climatologo Massimiliano Fazzini, dalla cui dissertazione si è appreso che, sebbene la quantità media delle precipitazioni non sia diminuita negli anni, a mancare sul territorio dei Castelli Romani sono attività di studio e raccolta di dati, necessari per avere chiara la situazione nel lungo periodo.

L’allarme è stato lanciato e continua ad essere sviscerato nel corso di appuntamenti settimanali a suon di relazioni e studi sul tema, nella consapevolezza che il destino del lago Albano di Castel Gandolfo, non più alimentato dalla falda, abbassatasi troppo nel corso degli anni, possa tramutarsi in una vera sciagura per il territorio dei Castelli romani, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento idropotabile, sia per il valore ambientale, turistico e dunque economico che ne deriva.

Al webinar ha preso parte anche Maria Zagari, del dipartimento Tutela e valorizzazione ambientale della Città Metropolitana di Roma Capitale, la quale ha assicurato collaborazione anche nel riferire i dati delle autorizzazioni al prelievo concesse dall’Ente (e stoppate dall’anno 2000), in base all’ultimo censimento.

L’importante attività di sensibilizzazione e divulgazione, anche alle nuove generazioni, promossa con i webinar “SOS laghi Albano e di Nemi” si sta incamminando dunque sulla linea della concretezza, con la stesura di un manifesto di intenti sul quale tutti i partecipanti di giovedì scorso saranno chiamati ad esprimersi entro la metà di dicembre.

Michela Emili

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