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Cantina Pietra Porzia, a Frascati un’azienda a filiera corta con agriturismo e dimora storica

copertina articolo

Per i nostri appuntamenti domenicali con i racconti enologici dei Castelli Romani oggi vi portiamo alla scoperta della Cantina Pietra Porzia a Frascati

di Veronica Falcone

Siamo a Frascati. Ad accogliermi è un suggestivo viale alberato, verde, nonostante la stagione, che mi ricorda le terre Toscane del vino. Eppure siamo nel Lazio, una bellezza 100% made in Rome tutta da valorizzare e riscoprire. A raccontarmi invece l’azienda, Pietra Porzia, dipingendone un ritratto dal quale traspaiono perfettamente la passione ed il rispetto per la sua terra, è Michele Russo, responsabile ed enologo della tenuta. 

il viale alberato

L’azienda

Pietra Porzia è la più grande azienda, nel comprensorio del Frascati, ad avere una struttura a corpo unico, sorgendo cioè su un unico appezzamento di terreno che misura 55 ettari tra vigneti, uliveti e terreno edificabile. Questo permette all’azienda di lavorare secondo i canoni della filiera corta, sistema di importanza fondamentale in questo particolare momento storico in cui, nel settore dell’alimentazione, un lavoro sostenibile ed attento al risparmio energetico si traducono proprio in queste parole: filiera corta. Oltre ad avere notevoli vantaggi strettamente legati ai processi produttivi e alla qualità, la filiera corta è anche considerata strategica, in quanto porta al produttore dei notevoli risparmi a livello economico. Per esempio, a Pietra Porzia, uno dei benefici si rintraccia nella fase di spostamento delle uve: non avendo la necessità di dover trasportare l’uva da un appezzamento di terra all’altro, si riduce a soli 10– 15 minuti il tempo che l’uva trascorre nelle cassette di raccolta. Questo permette di evitare che durante il trasporto, come spesso accade, si creino degli innesti di fermentazione spontanea, che nel caso di cantine che adottano metodi di produzione convenzionali come Pietra Porzia, e non naturali o biologici, sono decisamente indesiderati. Una fermentazione in fase di trasporto potrebbe infatti compromettere la riuscita del prodotto finale. Un altro vantaggio che porta la filiera corta è quello di non dover aggiungere conservanti, come l’anidride solforosa, nelle prime fasi di vendemmia e di lavorazione. Un’accortezza che Pietra Porzia ha nei confronti dei suoi vigneti è quella di non trattarli con diserbanti o con fitofarmaci, poiché potrebbero alterare la qualità e la salubrità del prodotto finale. 

foto storica della dimora, oggi agriturismo
l'agriturismo

Pillole di storia dalla tenuta Pietra Porzia

Questa è una zona che a livello storico ha molto da raccontare. Proprio su questi territori infatti, nel 496 a.c. Romani e Latini si affrontano in una grande battaglia combattuta sulle rive del Lago Regillo – che una volta sorgeva nella zona che gli antichi Romani chiamavano “Tuscolo” – al centro del grande anfiteatro occupato oggi dalla Tenuta di Pietra Porzia. La battaglia (conosciuta anche con il nome “battaglia dei Dioscuri”, i figli di Giove, Castore e Polluce, invocati dai Romani durante il combattimento e grazie ai quali ottennero la vittoria), oltre ad essere una delle prime vittorie leggendarie per i Romani, fu anche la battaglia decisiva che sancì il passaggio dalla monarchia alla repubblica. L’importanza che questo lago ha quindi per la tenuta Pietra Porzia, si rintraccia anche nella scelta di conferire alla principale linea di vini il nome “Regillo”. L’azienda è anche parte dell’associazione Dimore Storiche. Infatti ne ospita proprio una nella parte più alta della tenuta: una villa che è una delle ultime opere dell’architetto Ugo Luccichenti, famoso nel periodo fascista. La villa rimarrà inabitata solo in epoca contemporanea, per via della paura scaturita dagli attacchi delle Brigate Rosse, grazie alle quali quella dimora ritenuta allora troppo isolata per quei tempi poco sicuri, fu abbandonata. Nel 2007, grazie ad alcuni fondi della comunità Europea, la villa viene trasformata in agriturismo, dove oggi si offrono i prodotti homemade dell’azienda: miele, farina, pasta, olio ed ovviamente vino.

pietraporzia

Il valore aggiunto

Il valore aggiunto dell’azienda è sicuramente il personale. Infatti gli addetti dell’agriturismo si occupano dei prodotti in tutte le loro fasi, dalla crescita fino alla tavola, servendo con cura al cliente quello che loro stessi coltivano e producono con passione, sapendo raccontare in maniera magistrale la storia di quel prodotto. 

Frascati: Il vino di Pietra Porzia

Il metodo di produzione che l’azienda adotta, come sopra accennato, è quello convenzionale. Per quanto riguarda la fermentazione, si parla di un processo controllato a temperatura gestita intorno ai 12-14 gradi, avviato grazie a lieviti selezionati dall’azienda. Per quanto riguarda l’affinamento, la scelta è stata quella di non far effettuare al vino un passaggio in legno, per evitare che gli aromi vengano snaturati. “Abbiamo deciso di esprimere al massimo quelli che sono i profumi del vitigno – spiega Michele Russo, responsabile ed enologo di Pietra Porzia –. L’uso sconsiderato del legno ha fatto sì che il prodotto finale fosse decisamente appiattito, perché il sentore tipico del passaggio in legno era molto più evidente rispetto ai classici sentori del vino. Per questo l’idea che guida l’azienda ormai da dieci anni è quella di dedicarci esclusivamente a vitigni autoctoni senza che sia previsto l’affinamento del vino in barrique o Tonneau. Per sostituire il classico sentore di legno abbiamo adottato una varietà che a noi è sembrata perfetta, il Lecinaro, tipico della zona di Frosinone e di Arce, che abbiamo inizialmente coltivato in quantità ridotte, fino ad arrivare alle quasi 2000 piante attuali. Questa scelta si è rivelata vincente, è un vitigno che ha un forte sentore di cacao, che sostituendosi al sentore vanillico del legno, conferisce quel ‘qualcosa in più’ rispetto al classico vitigno internazionale”.

MicheleRusso

“Noi siamo produttori al 90% di Frascati, quindi di vino bianco – continua Michele – diviso in Frascati base e Frascati superiore. Utilizziamo al 70% vitigni a base di Malvasia del Lazio. Parallelamente alla Malvasia del Lazio, abbiamo scelto bombino e procanico: il bombino per conferire freschezza, il procanico per il suo carattere aromatico estremamente interessante. Il tutto viene poi chiuso dalla produzione del Cannellino, seconda Docg di questo territorio, che per via del processo produttivo particolare ma anche costoso che si riserva a questo vino, rappresenta il prodotto di pregio dell’azienda”.

la cantina moderna
la-grotta-1

Portiamo i giovani alla riscoperta del Frascati

Nel corso del suo intervento, Michele fa un’osservazione davvero molto gradita sulla necessità di riavvicinare i giovani, che rappresentano una fetta importante dei consumatori di vino, al tradizionale vino romano, il Frascati appunto, e alla longeva tradizione che ha garantito a questo prodotto una presenza massiccia sulle tavole dei romani fin dai tempi dell’antichità: “Oggi il Frascati soffre un calo dell’appeal nei confronti del consumatore, soprattutto del consumatore giovane. Prima il consumo del Frascati era all’ordine del giorno, veniva considerato uno dei vini più conosciuti al mondo. Forse lo sbaglio generale che è stato fatto è quello di dedicare tempo a varietà sulle quali probabilmente non avremmo dovuto puntare. Oggi però abbiamo capito quanto importante sia voltare pagina. C’è la necessità di cambiare il passo e rendere di nuovo interessante questo vino per i giovani, proprio come lo è stato per i loro genitori. Sicuramente le Docg hanno rappresentato un notevole passo avanti. In questo modo abbiamo avuto l’opportunità di differenziare la produzione aggiungendo un vino di alta gamma. Sicuramente questo ci ha fatto apparire agli occhi del consumatore come un consorzio che sta cercando di rispolverarsi, pronto a mettersi in gioco”.

racconto enologico

I RACCONTI ENOLOGICI PRECEDENTI

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