CRONACA

Clamoroso a Lariano – Arrestato l’amico di Marco Cavola, morto nella battuta di caccia in Scozia: il 60enne è in Carcere a Veletri

Marco Cavola il ricordo

Sviluppo clamoroso quanto inatteso, almeno per l’opinione pubblica, quello che venerdì ha portato i Carabinieri della Stazione di Lariano (afferente alla Compagnia di Velletri) a procedere all’esecuzione del mandato di arresto europeo di uno dei cacciatori larianesi presenti in Scozia, in occasione della tragica morte di Marco Cavola, che perse la vita il 25 marzo del 2019, durante una battuta di caccia con un gruppo di amici, per un colpo partito accidentalmente dal fucile di uno di loro (i funerali vennero celebrati l’11 aprile).

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Marco durante una delle sue battute di caccia

L’uomo, sposato e padre di 3 figli, era nato a Velletri e viveva a Lariano con la sua famiglia. L’incidente avvenne in una riserva di caccia situata all’interno del Paese del Regno Unito, dove Marco si era recato con un gruppo di amici larianesi.

Il gruppo fu trattenuto diversi giorni, visto che gli investigatori scozzesi interrogarono a fondo gli amici, per quella che apparve a tutti come una tragedia del tutto accidentale.

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Il 42enne morì sul colpo, senza che i soccorritori potessero far nulla per tenerlo in vita. Titolare di una ditta di movimento terra, “La Talpa”, Marco Cavola era conosciuto anche per il suo apporto nell’ambiente calcistico.

Persona stimata e benvoluta dall’intera comunità, aveva proprio nella caccia una delle sue passioni più grandi; nei giorni precedenti era partito da Lariano per la Scozia, e non era la prima volta che si recava in Gran Bretagna per la caccia ai tordi e colombacci.

Tutto stava andando per il meglio, in compagnia dei suoi cari amici…fino al tragico epilogo, che ha interrotto sul più bello la sua giovane vita, lasciando nel dolore più cupo i suoi familiari ed amici, esterrefatti dinanzi alle notizie provenienti dalla Scozia.

I due si trovavano in una stessa postazione, in cui i cacciatori si trovano a sparare schiena a schiena, attaccati. A quanto è trapelato Cavola si era piegato per ricaricare il fucile, mentre il suo compagno, nell’inseguire una preda, ha sparato proprio mentre l’amico si stava rialzando.

L’imprenditore larianese arrestato, 60enne incensurato, è stato prelevato dai militari ed interrogato all’indomani dalla Corte di Appello di Roma e poi condotto in Carcere a Velletri, per un epilogo clamoroso, visto che non sussisteva alcun pericolo di fuga ed era comunque in attesa di poter raccontare ancora una volta quanto accaduto, in un processo nel quale si sarebbe recato spontaneamente e senza alcun pericolo di sottrarsi allo stesso.

In attesa degli sviluppi giudiziari si è espresso sul tema l’avvocato Ascanio Cascella, legale del larianese arrestato nella giornata di venerdì. “Siamo profondamente dispiaciuti per quanto accaduto a Marco Cavola e lo è più di tutti il mio assistito. Siamo però convinti che l’arresto non sia proporzionato a quanto avvenuto in maniera del tutto accidentale, quanto tragica”.

Le richieste del legale sono finalizzate alla concessione dei domiciliari, a fronte della richiesta delle autorità britanniche, che hanno invece richiesto l’estradizione dell’uomo, condotto in Carcere.

L’uomo dovrà con tutta probabilità difendersi dall’accusa di omicidio (in Italia sarebbe ovviamente colposo, non previsto nell’ordinamento britannico), nel processo che si terrà proprio in Scozia, qualora si dovesse procedere all’estradizione.

Quanto accaduto è stato per noi tutti un fulmine a ciel sereno” dichiara a “Castelli Notizie” l’avvocato Cascella, che ha posto in evidenza come con la Brexit gli accordi internazionali col Regno Unito andranno ulteriormente disciplinati, cosa che l’Italia non ha ancora fatto.

Dopo l’ordine di rintraccio il nome del 60enne larianese è stato inserito nel sistema e i Carabinieri hanno dovuto dare seguito all’arresto.

“Avevamo chiesto più volte alle autorità scozzesi di metterci a conoscenza delle indagini – evidenzia l’avvocato Cascella – e dopo l’interrogatorio non c’era nessun pericolo di fuga e il mio assistito si sarebbe recato in Scozia senza problemi.

Al di là dell’esagerazione nella gestione della vicenda, lui è profondamente dispiaciuto per quanto accaduto e ribadiamo la sua totale disponibilità a recarsi a processo per chiarire ancora una volta quanto di tragico accaduto”.

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