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Racconti Enologici – A MARINO nell’azienda DINO LIMITI, tra tradizione e innovazione

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Con i nostri Racconti Enologici facciamo tappa a Marino, nel cuore della tradizione vitivinicola dei Castelli Romani, all’interno dell’azienda Dino Limiti

POST INSTA

a cura di Veronica Falcone

Siamo a Marino, per antonomasia la città del vino, la città dell’uva, che rappresenta nell’immaginario collettivo il cuore della tradizione vitivinicola dei Castelli Romani. A Marino, abbiamo incontrato Dino Limiti, erede di un’azienda attiva da generazioni. Un’azienda che ha visto la Marino della nascita della sagra, la Marino della “qualità a dispetto della quantità” e la Marino del presente, quella del post pandemia.

L’azienda Dino Limiti

L’azienda Dino Limiti, situata nel cuore di Marino, vanta una lunghissima tradizione di vignaioli: è stata tramandata dal nonno Tullio, per poi passare al padre Tito, “a cui devo tutto” dice Dino con le parole piene di amore e riconoscenza. “A mio padre non solo devo la conoscenza di natura tecnica, devo tutta la passione che oggi metto nel mio lavoro”.

TRAMONTO TRA I FILARI
Il tramonto tra i filari dell’azienda marinese

Una delle caratteristiche di questa realtà vitivinicola, a parte la predisposizione di un territorio particolarmente vocato alla viticoltura, è proprio quella di aver iniziato, già dalla fine degli anni 90, a seguire la scia del rinnovamento, producendo sia vini da consumo giornaliero che di gamma, ottenendo con quest’ultimi diversi riconoscimenti, in Italia ma anche all’estero. Tra questi, rientrano etichette come “Campo Fattore”, “Colle del Turchetto” e “Costa Rotonda”.

La filosofia aziendale infatti, si ispira molto al concetto di internazionalità. Da qui la scelta di lavorare anche con vigneti internazionali, non solo autoctoni. Si legge sul sito web dell’azienda: “Tradizione ed esperienza, unite all’apprendimento delle moderne tecniche di vinificazione, allo studio, alla ricerca e alla selezione delle uve, hanno consentito a questa azienda di crescere progressivamente e di affermarsi nell’immenso panorama vinicolo italiano…”. 

UVA

Marino: le lunghe tradizioni familiari dei vignaioli a confronto con il post pandemia

Siamo giunti alla fine di questo 2020. È il periodo dell’anno in cui in tempi non sospetti avremmo iniziato a pensare ai buoni propositi per l’anno nuovo. Invece, ci ritroviamo a tirare le somme di un 2020 che a tutti, in un modo o in altro, ha tolta qualcosa.

Abbiamo dovuto cambiare strada, ripensare le nostre idee o semplicemente fermarci, ed attendere. Come dicono alcuni esperti, il 2020 sarà uno di quegli anni passati alla storia per aver sancito il passaggio da un’epoca all’altra.

Effettivamente i cambiamenti che abbiamo vissuto hanno stravolto il nostro modo di vivere, scandendo il tempo in “prima del Covid” e “dopo il Covid”. Questi cambiamenti, innovazioni e nuovi modi di vivere hanno avuto i loro riscontri anche nel settore della viticoltura, ovviamente. E nessun paese sarebbe stato meglio di Marino, icona della tradizione del vino dei Castelli Romani, per capire questi cambiamenti che effetti hanno avuto sull’enologia locale. 

A Marino la tradizione legata all’uva e al vino è sempre stata più forte che in altri paesi, proprio per questioni pratiche. Infatti, insieme a Frascati e a Grottaferrata, era tra i paesi che più degli altri commercializzava il vino a Roma. Per questo la famiglia Limiti produce vino da generazioni, e come loro, tantissime altre famiglie dei Castelli.

Infatti in questo territorio, oltre che geografica, la predisposizione alla produzione del vino è anche familiare. “Io ho ereditato tutto quello che i miei padri hanno fatto in passato. Ma continuo ad aggiungere formazione costante e passione. Perché è questo quello che mi muove” racconta Dino. È proprio la passione di chi, da anni si occupa di vino, la forza motrice che sta restituendo a questo territorio l’attenzione che merita.

Dai vignaioli dei Castelli, il 2020 sarà ricordato come l’anno senza la Sagra dell’Uva, “una manifestazione che è massima espressione della viticoltura locale – come l’ha definita Dino – . La sagra infatti è stata, ed è, la manifestazione che mette in risalto non solo la tradizione vitivinicola dei nostri padri e del nostro territorio, ma anche la passione che aziende e produttori mettono per ottenere e mantenere vini di alta qualità. È parte del nostro essere. Questa manifestazione mette in evidenza le qualità del nostro contesto geografico e le qualità di chi si è sacrificato: sacrificio familiare, economico, fisico. Un’azienda vitivinicola muove un indotto non indifferente. Non si tratta solo di piantare la vite. Ci sono intere famiglie che grazie ad ogni azienda hanno lavoro. Quando un’azienda vitivinicola fallisce il suo compito, rinuncia a produrre, perché magari il mercato non viene più sostenuto economicamente. Il fallimento non è solo dell’azienda, ma di tutto il sistema”. 

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Ma qual è il presente enologico della città simbolo dell’enologia dei Castelli? “Chi più chi meno, tutti siamo in difficoltà. Non c’è solo chi ha una gestione a livello familiare, c’è anche chi ha del personale da mantenere – ci spiega Dino -. Qualcuno più di altri è riuscito ad investire nel marketing, appellandosi alle nuove risorse del post-pandemia. Ma alla fine siamo tutti sulla stessa barca. Quando si parla di e-commerce, per esempio, c’è anche da considerare il target di riferimento. Chi acquista vino in questa zona spesso ha più di 50 anni. Gli acquirenti che hanno questa età, ma anche più grandi, rappresentano una fetta importante della nostra clientela, e non hanno molta confidenza con queste nuove pratiche tecnologiche. C’è da dire anche che spesso, comprando tramite e-commerce, si va per fiducia e si acquistano bottiglie dai nomi famosi e rinomati, a discapito delle piccole realtà territoriali”.

Le parole di Dino sono confermate anche da Federvini, che il 9 dicembre ha pubblicato l’anticipazione di una ricerca che sarà rilasciata nella sua versione integrale – Covid permettendo – tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021: “Il brand gioca un ruolo importante per diverse ragioni, in primo luogo perché è un indice di affidabilità, e in un momento di così grande incertezza il cliente probabilmente ritiene opportuno adottare un approccio più prudenziale al processo d’acquisto” afferma Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto Grandi Marchi, per cui Nomisma Wine Monitor ha effettuato questa ricerca.

CAMPO FATTORE
COLLE DEL TURCHETTO
COSTA ROTONDA

Fortunatamente la recente crescita del settore enoturistico e del generale interesse nei confronti del mondo enologico, ha fatto si che queste piccole realtà, come può essere appunto l’azienda Dino Limiti, siano ultimamente meta di giovani curiosi ed appassionati, che si avventurano alla scoperta di queste “perle produttrici di qualità” che a volte non sono pubblicizzate come le grandi aziende. “C’è ancora tutto un mondo da scoprire” afferma Dino.

Ma prima che si iniziasse a parlare delle nuove strategie di Marketing, prima delle innovazioni del post-pandemia, le aziende dei Castelli Romani avevano aperto una finestra sul mercato globale, sviluppando ed ampliando il loro target di riferimento. Così ha fatto anche Dino Limiti, facendo arrivare questa storica tradizione di vino e vignaioli in alcuni paesi extra europei grazie all’esportazione. Inutile dire che anche il mercato globale ha subito un duro colpo. La Federvini infatti, ha annunciato 49,7 milioni di ettolitri di vino in giacenza in tutta Italia al 30 novembre 2020. 

MAGAZZINO SOTRICO
Il magazzino storico

In conclusione, al di là di nuove strategie ed evoluzioni del mercato, ci sono dei dati di fatto per cui una ripresa nel 2021 dovrà essere auspicio di tutti: “I costi fissi sono sempre da considerare e non si possono ignorare. Ma confido che le aziende ricomincino a buon andamento. Alla fine se non si muore di Covid si muore di fame…” conclude Dino con questa visione, figlia di quello che si potrebbe definire un ottimismo razionale: la visione ottimistica di chi si augura una buona ripresa, razionalmente cosciente che se così non fosse, di “danni da Covid” se ne dovrà parlare ancora per molto. 

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