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Lariano – Covid-19, la battaglia di Simone Colella dopo aver perso il padre: “Non si può morire soli in ospedale”

reparto covid


Lo avevamo ascoltato in un momento molto triste in cui il dolore ha bisogno di rimanere in silenzio, di essere elaborato per poter andare avanti.
Simone ci aveva detto di volerci spiegare cosa era successo e perché a breve nonostante tutto voleva intraprendere un percorso che portasse alla coscienza delle persone, personale sanitario e familiari, quanto accade in un momento così delicato e critico per un paziente isolato dal mondo.


Il giorno successivo al suo ricovero, avvenuto il 26 novembre scorso, il papà di Simone, il sig. Rodolfo Colella, era riuscito a chiamare la sua famiglia, l’ultima volta da vivo, tramite videochiamata nella quale, in lacrime, gli comunicava che gli stavano togliendo tutti gli effetti personali, compreso il suo cellulare.


Dal 27 novembre al 6 dicembre, giorno in cui il signor Colella è stato intubato, Simone ha chiesto ripetutamente ai dottori la possibilità di fare una videochiamata o di fargli pervenire un videomessaggio per stargli vicino. Ogni giorno la risposta che riceveva era “chiama domani alla stessa ora vediamo come fare”, fino al giorno in cui il papà è stato intubato e quindi non era più possibile interagire con lui in maniera cosciente.


A quel punto si è rivolto al Direttore Sanitario che ha fatto ascoltare un audio al papà, in coma farmacologico, ma forse ormai era troppo tardi.
Il papà , come purtroppo tanti altri pazienti affetti da Covid-19, è morto in uno stato di isolamento, di solitudine e disperazione.


La stessa disperazione dei suoi cari che si sono sentiti impotenti che hanno lottato, nel rispetto dei protocolli, perché il loro amore potesse coccolare il proprio padre, marito e nonno.
Nella convinzione, insieme al loro bisogno di poterlo almeno vedere e parlargli, che l’amore, l’affetto, il sorriso e la vicinanza possono essere molto più efficaci di qualsiasi medicinale.
Perché privare il paziente di questi beni preziosi che forse potrebbero aggravare il suo stato patologico?

Simone ha deciso di dare voce a quanto ha vissuto nel suo blog – “il blog della felicità” – nel quale lancia una petizione: “Il diritto di poter vedere, farsi vedere, dare conforto emotivo ad un ammalato in ospedale” diretta al ministro della Salute Roberto Speranza.


“Ogni uomo ha il diritto di dover dare conforto ad un suo caro ammalato in ospedale. In questa situazione di pandemia, non possiamo lasciare da soli i nostri cari in ospedale”, sostiene Simone con forza. La stessa, mista alla disperazione profonda, il giorno successivo alla perdita del suo amatissimo padre, quando ci diceva che non riusciva a capire: “sono stati creati protocolli su protocolli, applicazioni Immuni, piattaforme per prenotare i tamponi, in un’era tecnologica nella
quale si fa scuola a distanza si fa smart working, come è possibile che non si riesca ad organizzare un sistema, creare una piattaforma o un’applicazione, con uno schermo davanti al letto del proprio familiare per poterlo vedere e farsi vedere da lui? Attraverso un tablet, un cellulare, una webcam. Con delle regole, delle credenziali insomma il tutto nel rispetto dei protocolli”.

“Tante volte mi sono sentito dire: “mi dispiace Simone, il protocollo non permette visite”, va bene ma almeno troviamo un modo per poter stare vicino ai nostri cari. E’ assurdo che non si riesca a trovare una soluzione, che non si colga l’importanza di questa cosa” conclude Simone.

FIRMA LA PETIZIONE


L’amore può fare la differenza all’interno di una terapia? Secondo molti si. E la petizione di Simone Colella, porta alla luce il dramma della solitudine cui sono costretti i pazienti nei reparti Covid degli ospedali.

Doriana Beranzoli

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