Cultura

Frascati – CASALE MATTIA, amore ed impegno per il territorio. Roberto Rotelli: “Il vigneto bisogna viverlo”

copertina casale mattia

TORNANO “I RACCONTI ENOLOGICI”: questa domenica siamo a Frascati, nell’azienda Casale Mattia

La rubrica enologica “Cantine e Vini dei Castelli Romani” arriva al 10° appuntamento. Un piccolo grande traguardo, quello della conquista della doppia cifra, che ci fa pensare alle settimane trascorse in compagnia delle realtà enologiche di questo territorio, che hanno tanto da raccontarci.

Storie di rivalsa e di conquista, che hanno portato il seme della passione a germogliare fecondo in questi territori.

Il nome del Frascati è risuonato forte per secoli. Poi la quantità. Poi di nuovo la qualità. Diverse fasi con una memoria comune, che è anche un dato di fatto oggettivo, dal quale è impossibile prescindere: 3000 anni di storia del vino che hanno caratterizzato questo territorio. Una Storia che oggi, è la nuova storia del vino dei Castelli. La nuova storia del vino di Roma.

In questa rubrica, è la passione di chi dedica mente e cuore alla coltivazione della vite, alla crescita e alla promozione di questo territorio, che ha il ruolo di assoluta protagonista. La passione di chi crede in questo territorio da generazioni, e di chi ci ha creduto in tempi più recenti. L’enologia dei Castelli deve poter arrivare ovunque, e ovunque essere compresa. “Scopriamo, raccontiamo e divulghiamo insieme i Castelli Romani!”: è stato l’invito rivolto ai lettori nell’articolo con cui è stata annunciata la rubrica, e che rinnoviamo ora. 

copertina casale mattia

Casale Mattia: Viticultori da tre generazioni

di Veronica Falcone

La storia dell’azienda, iniziò quando, negli anni ’40, prima della Seconda Guerra Mondiale, Attilio Rotelli, nonno di Roberto Rotelli, attualmente proprietario dell’aziende di Frascati e presidente dell’associazione “La strada dei vini dei Castelli Romani”, decise di trasferirsi a Roma da Parma, iniziando negli anni 60, insieme al figlio Fernando, Padre di Roberto, ad acquistare gli appezzamenti di terreno sui quali, nel 1995, sarebbe nata l’azienda “Casale Mattia”, grazie a Roberto e alla moglie Lucia De Sanctis. 

Da subito, l’intenzione di Roberto e Lucia fu quella di “di rivalutare l’immagine un po’ appannata del vino Frascati recuperando le tradizionali e autentiche caratteristiche di questo vino con una particolare attenzione all’ambiente e al suo territorio”.

Casale Mattia shop

Ottenendo da subito la certificazione biologica, Casale Mattia diventò una delle prime aziende di questo tipo nate nei Castelli Romani, iniziando già negli anni 90’ a garantire un beneficio in termini di qualità del lavoro, operando in un’ambiente più sano. L’azienda riuscì ad ottenere facilmente la certificazione anche perché le modifiche che dovette apportare per passare dal convenzionale al biologico furono poche, data la già consolidata abitudine che Roberto ereditò dal nonno e dal padre, di non trottare i terreni con un eccesso di prodotti chimici.

Partendo da quella che praticamente era una produzione di vino per il consumo domestico, frutto del lavoro di Attilio e Fernando, Roberto e Lucia, decidendo di partire con l’imbottigliamento, costruirono passo dopo passo, Casale Mattia così come lo conosciamo oggi. Iniziando dalla sola produzione del Frascati, negli anni la gamma dei prodotti è stata ampliata e completata, con l’aggiunta del Cannellino e di uno spumante brut ottenuto dalla spumantizzazione della base del loro Frascati con il metodo Charmat, conosciuto anche come metodo Martinotti. Con la nascita della Doc Roma, sono state introdotte due nuove bottiglie, una di rosso e una di bianco, che portano i nomi di Romolo e Remo: Romos – ottenuto interamente da Malvasia bianca – e Romylos – Montepulciano, Cesanese, Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Shiraz. Il primo rosso prodotto dall’azienda, fu il Merlot in purezza, che oggi è disponibile in tre tipologie differenti – simili, poiché si tratta dello stesso vitigno – ma con caratteristiche diverse dal punto di vista organolettico e a livello di intensità del gusto.

i volti della raccolta.

Queste sono il loro “Costamagna”, Il “Rampazzu” – parola che in dialetto significa “grappolo” – e la linea storica che prevede un periodo di affinamento in legno. In purezza, vengono prodotti – anche se in piccole quantità – anche Shiraz e Cesanese. Nonostante la differenziazione dell’offerta, i numeri delle bottiglie prodotte sono modesti, aggirandosi attorno alle 100-130.000 bottiglie l’anno.

Le caratteristiche di Casale Mattia

Da quattro anni, l’azienda ha iniziato a praticare la tecnica dell’inerbimento: si lascia crescere l’erba sul terreno e, al momento della falciatura, verrà lasciata sul posto. Degradandosi, conferirà sostanze organiche che permetteranno alla pianta di rigenerarsi.

Casale Mattia è un’azienda fortemente radicata al territorio. Per questo, una delle scelte aziendali è stata quella di non dedicarsi all’allevamento di vitigni internazionali, “anche a costo di rimanere un passo indietro nelle varie guide”, afferma Roberto.

“Questa può essere per noi una marcia in meno – continua – ma il Frascati storicamente non è un vino molto profumato, è un vino nato per accompagnare i pasti di tutti i giorni, e produrlo in un blend con vitigni internazionali particolarmente aromatici rischia di snaturarlo”.

Inoltre, la struttura ad unico corpo, dà all’azienda un grande vantaggio nel periodo della vendemmia, favorendo il trasporto dell’uva dalla pianta alla cantina in tempi brevissimi. In cantina, la fermentazione avviene a temperatura controllata. Solo in piccola parte viene effettuata una fermentazione spontanea.

A Casale Mattia sono state effettuate diverse sperimentazioni, anche in collaborazione con l’università di Udine, con degli ex alunni di Roberto, che per 12 anni è stato Professore di agraria negli istituti tecnici agrari.

i volti della raccolta

Una curiosità interessante riguarda l’offerta, che si compone anche di prodotti gastronomici a base del proprio vino, come il panettone artigianale al cannellino e i cioccolatini ripieni di crema al Cannellino. Tuttavia, il tratto distintivo rimane la passione e la dedizione che Roberto mette nel suo lavoro: “Il segreto per ottenere un prodotto di qualità è stare a stretto contatto con il vigneto, viverlo e saperlo leggere” afferma. Questo porta Roberto a capire, ad esempio, quando la pianta necessita di trattamenti protettivi, che lui stesso esegue, grazie all’esperienza, sua migliore alleata, che lo rende in grado di comprendere i livelli di umidità e lo stato vegetativo della pianta. 

Un po’ di Storia con La strada dei vini dei Castelli Romani

Come anticipato, Roberto Rotelli è il presidente della Strada dei Vini dei Castelli Romani. Sul sito web dell’associazione, sono raccolte preziosissime informazioni sul territorio, tra cui la sua storia enologica. Una preziosa perla, che va assolutamente condivisa:

I Castelli Romani debbono la loro denominazione alla presenza, in ognuno di essi, di almeno una residenza nobiliare. Anche se, nelle vicende storiche, alcune di esse sono state distrutte, comunque testimoniano l’origine feudale della zona.

La viticoltura ebbe progressiva espansione con le assegnazioni periodiche di terreni ai reduci delle guerre, ad iniziare dai partecipanti alla battaglia di Lepanto sino agli ex combattenti della “Grande Guerra” 1915-1918. Gli assegnatari, disponendo di piccoli appezzamenti di terreno, li investirono per produzioni destinate in parte all’autoconsumo e in parte, più intensive, al mercato locale.

vendemmia

La coltivazione dei vigneti nei Castelli Romani, pur provenendo da un’antica tradizione, ebbe grande sviluppo con l’espansione edilizia di Roma, poiché sparirono, progressivamente, tutte le vigne che in epoca pontificia esistevano anche entro la stessa città, ove erano famosi, per la pregevolezza del prodotto che ne derivava, i cosiddetti terreni casalini con vigneti impiantati sui ruderi delle case.

Con il tempo l’agricoltura dei Castelli Romani, famosa anche per le produzioni ortofrutticole, quali i broccoli di Albano, le pesche di Castelgandolfo, i cavoli e i carciofi di Velletri, si andò specializzando nella coltivazione delle viti; in un primo periodo coesisterono sia quelle da vino che quella da tavola, della cui importanza rimane traccia nel grandioso pergolato sull’Appia Nuova in località ancora denominata Uva di Roma. Successivamente, la viticoltura preferì rivolgersi quasi esclusivamente alla produzione di uva da vino in vigneti specializzati.

I vigneti dei Castelli Romani si estendono dalle ultime pendici delle zone pedemontane e risalgono i versanti dei colli sino a dove la loro giacitura consente la lavorazione meccanizzata del terreno.

Le zone scoscese e di più elevata altimetria sono investite ad oliveti così da formare una cornice di verde argentato nella zona soprastante i vigneti.

Casale Mattia.

Nella fascia altimetrica ancora superiore, i colli che rasentano l’altitudine propria della montagna, sono investiti a castagneti. Si tratta di boschi impiantati dai Papi per sopperire alle esigenze alimentari delle popolazioni che, in montagna, non potevano usufruire dei frutti della coltivazione dei campi. Nel tempo i castagni da frutto sono stati in gran parte sostituiti in castagni da legname.

L’attuale assortimento delle varietà di vitigni utilizzate, è il frutto del lunghissimo e tenace lavoro di una speciale commissione che, alla fine del secolo scorso e inizi del ‘900, a seguito della distruzione dei vigneti per l’infestazione della fillossera, riordinò tutti i vitigni locali, definendone le caratteristiche.

Esistevano, infatti, varietà di vitigni che acquisivano diverse denominazioni a seconda del posto ove venivano coltivati e diverso era anche il loro metodo di allevamento. Il più diffuso era la “conocchia” costituita da 6 canne legate a metà altezza, sulle quali si sosteneva la vegetazione dei ceppi delle viti poste al centro di tale armatura.

I vitigni locali avevano diverse denominazioni, tra le quali: romano, pecorino, fil di ferro, procanico, francese ed altri ancora.

Casale Mattia

L’assortimento dei vitigni bianchi – di gran lunga i più diffusi – non era casuale, ma scelto in modo che i caratteri di ciascuno di essi si integrassero con quelli dell’altro nella produzione di vini particolarmente armonici, freschi e delicati. Così la Malvasia di Candia – certamente importata dai soldati che presero parte, al seguito di Marcantonio Colonna, alla battaglia di Lepanto (1571) – ha il dono di fornire un abbondante raccolto ed un vino con retrogusto mandorlato, mentre la Malvasia nostrale, o del Lazio o puntinata, pur conferendo un finissimo carattere aromatico al vino, non ha abbondante fruttificazione. Il Trebbiano toscano fu scelto perché dà una produzione delicata anche se abbondante e svolge la funzione di amalgamare gli aromi delle altre varietà. Il Trebbiano giallo, anche denominato Greco o Grechetto, ha una produzione molto limitata ma particolarmente delicata e rilascia aromi importanti per la piacevolezza del “bouquet”. Il Trebbiano verde conferisce serbevolezza ai vini e li caratterizza con il tipico profumo dei fiori dell’uva. Il Bellone e il Cacchione forniscono un’abbondante quantità di mosto. Il Bonvino o Bombino bianco veniva impiantato perché poteva essere anche utilizzato come uva da tavola e, se vinificato, fornisce, tuttora, il carattere di finezza ed armonicità, nonché un buon corpo.

Successivamente, questo assortimento a seconda dei vari ambienti e dei vari produttori è stato limitato soltanto ad alcuni vitigni. Ora vi sono due tendenze: l’una per il recupero dell’assortimento integrale delle varietà originali e l’altra per l’introduzione di vitigni migliorativi o particolarmente richiesti dal mercato.

I vitigni rossi più presenti, sono: il Cesanese comune, che conferisce al vino un inconfondibile carattere di amabilità; il Merlot, che dà il sapore di fruttato ed è aromatico; il Montepulciano, che fornisce il corpo, il Nero Buono, o Nero di Cori, prezioso per la intensa colorazione che apporta al vino unitamente ad una gradevole delicatezza; il Sangiovese, molto adatto per assicurare un’abbondante produzione e l’attitudine all’invecchiamento, accentua l’odore ed il sapore di fruttato nel vino che ne deriva. Complementare a tali vitigni è, tra gli altri, il Cerasuolo, con l’inconfondibile sapore di frutta simile a quello della ciliegia.

Così, accanto ai vini DOC, di prima istituzione, con gli assortimenti previsti dai relativi disciplinari, ogni produttore immette sul mercato anche prodotti con la DOC generica “Castelli Romani”, e vini da tavola ora detti a indicazione geografica tipica (IGT).  Spesso queste ultime produzioni, raggiungono un alto livello qualitativo.

aree della strada dei vini dei castelli romani

La Strada negli anni e prospettive future

Fino ad oggi, quella della Strada – nonostante sia nata sotto iniziativa della Regione Lazio, copra un territorio vastissimo, contando oltre 70 aziende associate, e rappresenti la strada dei vini più lunga d’Italia – non è una realtà che ha riscosso il successo che merita, colpevoli vari fattori. 

“Ci sono molte difficoltà a livello gestionale – racconta Roberto – la fatica ad organizzare è tanta, per diversi motivi. La Regione è ora alle prese con la nuova legge che disciplinerà il sistema delle strade dei vini, è quindi difficile parlare di investimenti, lasciando il posto ad operazioni a costo zero. Negli anni passati, sono state diverse le iniziative: eventi, recentemente anche con l’associazione “Castelli Romani food and Wine”, di cui faccio parte; collaborazioni con enti locali e GAL, ma anche con Agro Camera e Coldiretti; convenzioni con banche ed assicurazioni; iniziative con l’ARSIAL – Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, che ci aiutava nella promozione dei nostri prodotti.

Ora si aspetta il rinnovo del consiglio per poter organizzare un nuovo planning, perché l’intenzione è quella di dare una continuità delle iniziative al fine di costruire una buona immagine all’associazione e del lavoro serio che c’è dietro, a cui teniamo particolarmente.

Roberto Rotelli e Francesco Totti per Grappoli di Goal
Rotelli con Francesco Totti

Una delle iniziative che siamo riusciti a portare avanti nonostante gli impedimenti economici ed i colpi inferti dalla pandemia, è “Grappoli di Goal”. Arrivata al decimo anno, grazie alla preziosa opera di Paolo Gherardi, “Grappoli di Goal” è l’iniziativa con la quale ogni anno viene premiato con del vino locale il giocatore, sia della Lazio che della Roma, che mette a segno il primo goal della stagione. È un gesto simbolico che però rappresenta una buona opportunità per le aziende che decidono di partecipare regalando i propri prodotti”.

L’augurio è quello che, cavalcando l’onda del rinnovamento, con l’ottenimento degli aiuti opportuni, con un impegno comune, al più presto questa associazione sia pronta a sostenere l’onere ed il piacere di rappresentare a pieno titolo “La Strada dei Vini dei Castelli Romani”.

copertina casale mattia
i volti della raccolta
aree della strada dei vini dei castelli romani
Casale Mattia shop
Roberto rotelli
Cura della Pianta
vendemmia
Tramonto a Casale Mattia
i volti della raccolta.
Roberto Rotelli e Francesco Totti per Grappoli di Goal
Casale Mattia
Roberto Rotelli e Paolo Gherardi per grappoli di goal
Casale Mattia.
romylos
romos
rampazzu merlot
rampazzu shiraz
rampazzu
cioccolatine alla crema di cannellino
Racconti Enologici cantine e vini dei castelli romani

CLICCA QUI PER LEGGERE I PRECEDENTI RACCONTI ENOLOGICI

Più informazioni
commenta