Cultura

Rinvenimenti sull’Appia Antica ad Ariccia – Intervista all’archeologa Maria Cristina Vincenti: “Le prospettive per il futuro”

Maria Cristina Vincenti

L’Appia Antica ad Ariccia ‘prospettive per il futuro

Intervista all’archeologa Maria Cristina Vincenti

Il tratto ariccino della via Appia Antica è tornato in questi giorni alla ribalta in occasione dei rinvenimenti avvenuti in occasione degli scavi eseguiti da un’impresa appaltante sotto la direzione della SABAP per l’ampliamento di Via di Mezzo in Valle Ariccia. 

Maria Cristina Vincenti

Abbiamo intervistato a tale proposito l’archeologa Maria Cristina Vincenti, che dedica all’Appia Antica XVI miglio di Ariccia articoli, progetti di ripulitura e valorizzazione, visite guidate, convegni e iniziative culturali da oltre un decennio, sia come Presidente dell’Archeoclub Aricino Nemorense APS che come professionista che opera sul territorio.

maria cristina vincenti
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Maria Cristina Vincenti

E’ sua la segnalazione al Comune di Ariccia di un finanziamento della Provincia di Roma che ha permesso di recente l’acquisto di un terreno nell’area dell’Orto di Mezzo. 

Sulla carta archeologica di Rodolfo Lanciani che risale ai primi anni del ‘900 proprio su Via Di Mezzo era riportato un tratto di basolato che lasciava supporre delle importanti adiacenze venute puntualmente alla luce. Nel 2007 infatti in occasione della presentazione del progetto che collegava la Valle di Ariccia con la strada per l’Ospedale io stessa avevo segnalato al Comune di Ariccia che nell’area in oggetto ci sarebbero stati cospicui rinvenimenti”. 

Continua poi l’archeologa di Ariccia:  “Il XVI miglio dell’Appia, come ho evidenziato più volte nei miei scritti, costituiva la prima mansio o stazione di posta dopo Roma e la Regina Viarum in questo tratto coincideva con il foro della città antica con la presenza di luoghi di culto, terme, teatro, tabernae, fontane, abbeveratoi ma anche tombe e mausolei”. 

Ma cosa è venuto alla luce in questi giorni?

“Un tratto di basolato oltre a un diverticolo in acciottolato che collegava l’arteria con l’interno della Valle di Ariccia e i suoi coltivi. Gli ambienti e le murature venute alla luce, al di sotto di un edificio rurale ben noto con annessa torre oggi distrutto, risalgono alla fine dell’età repubblicana-età imperiale e possono essere messe in relazione con tabernae, magazzini o ospizi della stazione di posta di Ariccia”. 

Nell’area che altri rinvenimenti ci sono stati nel tempo? 

“Proprio adiacente all’area di scavo si trova la vigna del Barone d’Aste dove sono presenti alcuni basoli dell’Appia e dove nel 1779 è noto il rinvenimento di una iscrizione sepolcrale della gens Valeria. In questo luogo lo storico settecentesco Emanuele Lucidi colloca davanti alla Porta del Parchetto Savelli-Chigi (incrocio dell’Appia Antica con Via del Crocifisso) la Porta Albana vista la presenza a quel tempo di “lunghe lastre di peperino”, mentre nell’area archeologica del Parchetto Savelli –Chigi (lato destro dell’Appia scendendo verso la valle dal Ponte Monumentale) sono presenti murature della tarda età imperiale riferibili ad edifici termali e cisterne”. 

Alcuni reperti dell’Appia Antica sono conservati nel Parco Chigi, è vero?

“Sì, nella già citata vigna d’Aste, che si trova sul lato destro dell’arteria scendendo da Albano, il grande archeologo Rodolfo Lanciani rinvenne nel 1891 il XVI miliario dell’Appia Antica, in granito, dedicato all’imperatore Marco Aurelio Valerio Massenzio e risalente al IV sec. d.C., che giace dimenticato nel Parco Chigi insieme ai blocchi superstiti in marmo dell’arco di Tiberio Latinio Pandusa (rinvenuti poco distanti in Via delle Pietre Bianche) ubicati fuori contesto in attesa di degna sistemazione e restauro”. 

Se non ricordiamo male un reperto importantissimo rinvenuto in un terreno lungo l’Appia si trova anche presso il Museo delle Navi Romane di Nemi? 

“Vero, il reperto fu rinvenuto nel 1998 nel terreno dell’Orto di Mezzo recentemente acquistato dal Comune di Ariccia. Si tratta di una splendida erma bifronte in marmo che rappresenta Dioniso-Ercole la cui immagine campeggia sulla copertina del volume di Alberto Silvestri dedicato alle erme bifronti di Ariccia e pubblicato dal Comune di Ariccia nel 2005.

Il reperto deve assolutamente tornare ad Ariccia e a tale scopo ho lanciato una petizione online che ha già raggiunto i 171 firmatari https://www.change.org/p/dario-franceschini-riportiamo-a-casa-l-erma-bifronte-di-ariccia”. 

Quali possono essere le prospettive di questo tratto dell’Appia Antica e dei reperti in questione?

“Come ha già evidenziato il Sindaco Gianluca Staccoli in questi giorni i siti archeologici lungo l’Appia Antica vanno valorizzati e aperti al pubblico per potenziare l’offerta turistica italiana e straniera. Aggiungo che con i reperti va realizzato da subito anche un antiquarium e l’Archeoclub Aricino Nemorense APS è pronto ad impegnarsi  fino in fondo in questo progetto.

La realizzazione del Parco Archeologico dell’Appia Antica ad Ariccia rappresenta una risorsa anche dal punto di vista occupazionale per i professionisti che come me la sottoscritta non hanno prospettive di lavoro”.

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