Cultura

I Racconti Enologici con Felice Gasperini (cantina Villafranca, Albano): “Il Consorzio di Tutela del Frascati oggi”

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Passato, presente e futuro del vino del Frascati: il rilancio del territorio come costante nell’ultimo secolo di storia. Indagine – testimonianze sulla volontà di rilancio dell’enologia locale negli anni.


tredicisimo appuntamento

a cura di Veronica Falcone

Per questo appuntamento della rubrica enologica, Castelli Notizie ha incontrato Felice Gasperini, proprietario dell’azienda Villafranca con sede ad Albano Laziale, ma con diversi terreni nei territori dei Castelli Romani, ed attuale presidente del consorzio di tutela denominazione vini Frascati. Dopo un piccolo focus sull’azienda, questo appuntamento sarà dedicato ad un approfondimento speciale. Abbiamo avuto l’opportunità di esaminare alcuni documenti storici custoditi nella sede del consorzio, dai quali è emersa una dinamica interessante: quella per cui, sin dalla prima metà del 900’, si avvertiva la necessità di rilanciare l’enologia di questo territorio. Una volontà, attuale più che mai, che vediamo per la prima volta assumere i tratti di una costante storica.

Cantina Villafranca

Nell’azienda storica Cantina Villafranca, dal 1909, si producono i vini caratteristici di questo territorio: “Ci vogliono le idee per creare delle grandi aziende – si legge sul sito web di Cantina Villafranca – e nel 1909 i fratelli Gasperini ne ebbero una: acquistare terreni dalla nobile famiglia Chigi per produrre vini di alta caratura. Un impegno che le generazioni seguenti hanno saputo rispettare e valorizzare, trasformando Cantina Villafranca in una realtà riconosciuta anche all’estero”.

Felice Gasperini
Felice Gasperini

Oggi, alla guida dell’azienda, c’è Felice Gasperini, che continua a perseguire quello che è sempre stato l’obbiettivo dell’azienda: “Che i nostri vini debbano esprimere il legame tra Lavoro, Territorio e Cultura, in ogni sorso”. La voglia di crescita ha accompagnato tutta l’evoluzione dell’azienda, che oggi si occupa anche di organizzazione di eventi. I vini, vengono commercializzati in tutto il mondo: dalle Doc (Castelli romani, colli albani, marino, frascati, di cui l’azienda produce anche la docg) ai mono vitigni (malvasia, chardonnay, merlot, cabernet, Shiraz). 

Nella botte piccola c’è il vino buono

azienda

Nella sede di Monte Porzio, quella dedicata agli eventi, è ancora conservato intatto il carretto che il nonno di Felice utilizzava per la vendita di vino a Roma, agli inizi del novecento.  Dalla tradizione del carretto a vino, deriva anche uno dei detti che è parte del nostro parlato quotidiano: “Nella botte piccola c’è il vino buono”.

Nel carretto a vino infatti, proprio vicino alla postazione del conducente ed ai classici campanacci che suonando ne annunciavano l’arrivo, i carrettieri tenevano delle piccole botti, nelle quali si conteneva il vino destinato agli assaggi di chi intendeva acquistarlo. Ovviamente, i furbi venditori, in queste botti conservavano un vino di una qualità nettamente migliore rispetto a quello contenuto nelle grandi, per favorirne l’acquisto… ecco perché, nella botte piccola c’è il vino buono. 

l'interno dell'azienda

Necessità di rilanciare il territorio: una costante storica

Quello presente, è sicuramente un momento di crescita per l’enologia dei Castelli Romani, frutto del duro lavoro di produttori e associazioni intenzionati a riscattare il territorio. Questa però, non sembra essere solo una storia del presente, bensì una costante che da anni caratterizza queste terre. La voglia di riscatto di questo territorio, è chiaramente narrata nei documenti storici che abbiamo avuto la possibilità di visionare. In questi, una posizione privilegiata nella scalata al riscatto, è sempre destinata al fondamentale lavoro dei produttori. In un documento del 1939, “I vini pregiati dei Castelli Romani”, di Vincenzo Prosperi, si legge:” Da Catone a Virgilio, la coltura della vite e la trasformazione del suo prodotto, furono trattare con una sapienza e un contenuto tecnico davvero ammirevoli, e Plinio ricorda che il Lazio aveva acquistato una speciale superiorità nella produzione qualitativa del vino rispetto alle altre regione viticole e il gran porto di Ostia era diventato un emporio vinicolo d’importanza mondiale che forniva vini a tutte le parti del vasto impero Romano.

Non da oggi, quindi, i vini dei Castelli Romani, occupano nella ricca collana dei vini pregiati d’Italia un posto d’onore, e la loro fama, esaltata in ogni tempo dagli ingegni più elevati, non è venuta mai meno attraverso le vicissitudini ora liete ed ora tragiche di questa antichissima terra che tanta parte ha avuto nella storia della civiltà”.

Già all’epoca, si riscontravano tuttavia dei problemi a livello di immagine per quanto riguarda questi vini, a cui molti si preoccupavano di fornire delle soluzioni, non mancando di appellarsi all’essenziale opera dei produttori: “E’ superfluo aggiungere che per il funzionamento di questi organismi è indispensabile l’autodisciplina dei produttori, senza la quale nessun progresso sarà possibile realizzare. Solo a questa condizione si potrà avere per i vini dei Castelli Romani un nuovo periodo di floridezza, che dovrà condurre alla difesa e alla valorizzazione di questi celebrati prodotti, oltre che nella loro tradizionale zona di consumo, anche, e soprattutto, nei mercati nazionali ed internazionali più lontani”.

Obiettivo del tempo, era infatti far arrivare il vino di Frascati oltre i confini della capitale, rendendolo adatto, a livello tecnologico, ai lunghi trasporti. Dopo la seconda guerra mondiale, le difficili condizioni socio-economiche si riversarono anche sul comparto della produzione vitivinicola. In “La vite e il vino a Frascati”, un quaderno a cura dell’associazione tuscolana “Amici di Frascati”, scritto da Paolo e Tommaso Mascherucci ed edito nel 1978, si legge: “Bisognava correre ai ripari ed aggiornarsi, se si voleva salvare quella economia vitivinicola che per secoli era stata la principale attività nel Tuscolano.

consorzio foto storica

Nel 1949 un nucleo di viticultori decideva di fondare il “Consorzio del Frascati” con lo scopo di tutelare, valorizzare e propagandare il vino “Frascati”: quello autentico, quello genuino, quello che si otteneva dalle uve delle vigne tuscolane”. Infatti, nell’attuale opuscolo del consorzio, si legge: “Il consorzio di controllo è stato costituito a Frascati il 23 maggio 1949, su iniziativa di 18 produttori, nella sede di allora della Sezione Coltivatori Diretti. Il gruppo così composto si nominò “Consorzio per la difesa di vini pregiati e tipici di Frascati”.

Stabilita l’area all’interno della quale i vini prodotti potevano fregiarsi del marchio Frascati, il Consorzio aveva il compito di tutelarne il nome in Italia e all’estero. Nel corso degli anni e di precise disposizioni di legge, il consorzio ha modificato la propria denominazione prima in “Consorzio tutela Denominazione Frascati” e poi nell’attuale “Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati”. Tuttavia non da subito si riscontrarono i risultati sperati, infatti:” i produttori del Frascati avevano sperato molto nella tutela del loro vino, ma bene presto si accorgevano che questa tutela non funzionava”.

Sul documento redatto in occasione dei 40 anni del consorzio di tutela denominazione frascati doc, 1966-2006, si legge: “il territorio dei Castelli romani è ormai l’unica area limitrofa a Roma a non essere stata sopraffatta dalla città, grazie soprattutto all’equilibrio che poggia da millenni sulle stesse realtà rurali-economiche (vigne e uliveti), paesaggistiche e storiche. Cuscino tra la città e la campagna, il territorio si offre al cittadino I al turista quale meta di un viaggio tra luoghi incontaminati e sapori di un tempo. Mantenere viva la tradizione vuole dire anche proteggere e salvaguardare le vigne autoctone e le attività produttive che vi operano. Nel 2005 il Consorzio ha iniziato una collaborazione permanente con un consulente per la rivalutazione dell’immagine del Frascati, che si interfacci con le istituzioni, le realtà di promozione del territorio locali, i produttori stessi e tuti gli operatori del settore (dai media, alla stampa specializzata alle università) e che pianifichi attentamente le attività che proseguono questo obbiettivo. L’obiettivo che ci si pone dunque, è di riavvicinare il Frascati DOC a Roma, attraverso una campagna che trasmetta i concetti del bere sicuro e di qualità”. 

Al netto di queste testimonianze, possiamo forse affermare che oggi tutto ciò fortemente desiderato da anni, forse si sta realizzando. Negli ultimi anni, i risultati sono tangibili. In particolar modo, è negli ultimi 10 anni che nell’enologia locale si sono ottenuti dei cambiamenti consistenti. 

Il consorzio di tutela del Frascati oggi

Il rilancio del territorio è dunque un tema ancora oggi molto caldo, che vede coinvolti e schierati in prima linea, con un unico obbiettivo comune, produttori, aziende e varie associazioni, mossi da un grande impegno e da una grande passione.

Per quanto riguarda il consorzio, noi di Castelli Notizie abbiamo chiesto a Felice Gasperini, attuale presidente, di fornirci una panoramica sul presente di questa organizzazione: “la premessa d’obbligo, è che la doc Frascati è tra le più antiche, tra le prime denominazioni riconosciute per legge. Lo scopo del consorzio è quello di tutelare, vigilare e promuovere il vino di Frascati, che è una realtà importante per questo territorio, in cui la viticoltura rappresenta una base economica rilevante. Attualmente sono circa 400 i soci del consorzio, a testimonianza dell’entità di questa realtà territoriale. Attualmente stiamo prevedendo una serie di iniziative promozionali per rilanciare questo marchio, che sicuramente oggi si può considerare un marchio è storico. Ci piacerebbe rafforzarne l’immagine all’estero, soprattutto in Germania e in Inghilterra dove questo vino è già molto conosciuto. Non appena sarà possibile, punteremo anche su una serie di iniziative locali, che esaltino la nostra presenza sul territorio, che possano però rappresentare anche un’occasione di confronto tra produttori e cittadini”. Sono previste ovviamente anche delle iniziate per il potenziamento della comunicazione del consorzio, sicuramente fondamentali per il rilancio di questa realtà. Il territorio ha bisogno di un rafforzamento dell’immagine di queste istituzioni, che rappresentano un tassello fondamentale per andare a completare il puzzle della strategia di rilancio dei Castelli Romani.  

La speranza, è che presto questi obiettivi, rimasti una costante nel corso della storia enologica di questo territorio, si traducano in una grande vittoria, giusto riconoscimento per molti di coloro che hanno iniziato a dedicare risorse, tempo e dedizione a questa missione. Tutti ci auguriamo, di poter in futuro raccontare questi come gli anni della rinascita. 

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