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Racconti Enologici – Azienda vitivinicola “Gabriele Magno” di Grottaferrata, storia d’amore d’un produttore per la sua terra

azienda vitivinicola “Gabriele Magno gorttaferrata

La seconda storia di vino con Vignaioli in Grottaferrataoggi ci porta alla scoperta dell’azienda vitivinicola “Gabriele Magno”: in occasione di San Valentino, la storia d’amore di un produttore per la sua terra


di Veronica Falcone

Sono Gabriele Magno e Luigi Fragiotta, con il fondamentale supporto del loro enologo Lorenzo Costantini, l’anima e il cuore dell’azienda Gabriele Magno di Grottaferrata. La loro energia positiva è contagiosa, potente, spiazzante, a tal punto da credere di poterla toccare con mano. Il caso ha voluto che un bellissimo sole deliziasse il nostro sopralluogo in azienda, ma con Gabriele e Luigi il sole splenderebbe anche nel cielo più grigio. La loro, è una compagnia genuina che riuscirebbe a scacciare anche il più triste dei pensieri, la più grande delle preoccupazioni. Il loro, è uno spirito di puro amore e devozione nei confronti della terra che li ospita. Quella terra che amano vivere, riuscendo a raccontarne l’espressione più autentica in un bicchiere di vino. Probabilmente, il miglior modo di promuovere a diffondere l’abbondanza di questo territorio. 

Gabriel Magno e Luigi Fragiotta

L’azienda nasce dall’esigenza di Gabriele di mettere a frutto i suoi vigneti – un’eredità di famiglia – e dalla passione di Luigi per il vino, che essendone un rappresentate, da anni vive il settore. Le loro esperienze e peculiarità, mixandosi, hanno dato origine ad una realtà esplosiva. Una combinazione decisamente vincente, guidata dalla loro idea di produrre un vino “alla vecchia maniera”, che esprimesse al meglio il territorio e la sua storia, usufruendo però di tutta la moderna tecnologia che oggi si ha a disposizione. Da qui nasce un prodotto fortemente vocato all’invecchiamento, andando contro alla diffusa idea che il Frascati sia un vino da bere giovane. L’intenzione è stata dal principio quella di dare vita ad un prodotto che li riportasse agli odori e ai sapori della loro infanzia. 

azienda vitivinicola “Gabriele Magno

Come anticipato, i vigneti rappresentano una proprietà ereditata da Gabriele. Fino a quaranta anni fa, con le uve di questi vigneti veniva prodotto vino sfuso. Finita l’era dello sfuso, è poi iniziata quella della quantità a tutti i costi, utilizzando il famoso sistema di allevamento a “tendone” per produrre più uva possibile, in seguito venduta alle cantine sociali. Poi la decadenza. Nemmeno la vendita dell’uva assicurava più un pareggio dei costi. “La quantità è quello che qui ha distrutto tutto”, ricorda Gabriele. Così, dopo il loro primo incontro avvenuto nel 2014, Luigi e Gabriele nel 2015 lavorano alla prima vendemmia dell’azienda vitivinicola Gabriele Magno. Nata in convenzionale l’azienda è oggi, dopo tre anni di conversione, certificata biologica. “Nel 2015 non sapevamo nemmeno cosa ne sarebbe uscito fuori. Quando abbiamo visto che, dopo due anni, il vino iniziava ad essere conosciuto, abbiamo capito che ne valeva la pena, decidendo di costruire la nostra cantina. Piccola, ma funzionale e tecnologicamente avanzata”, spiega Gabriele. “Con la nostra cantina abbiamo avuto la possibilità di sperimentare e di monitorare costantemente il nostro prodotto!”, dice Luigi. “Sicuramente Lorenzo Costantini, il nostro enologo, è riuscito perfettamente ad evidenziare le micro-differenze del terreno -continua Luigi – Lorenzo rispetta molto quello che la natura offre, riuscendo ad interpretare davvero bene il territorio. Come enologo, è riuscito perfettamente a dare vita a quello che noi intendevamo sviluppare. Lui segue diverse cantine sul territorio, riuscendo a creare vini sempre diversi. Questo vuol dire essere in grado di rispettare e di esprimere al massimo il territorio. È davvero impressionante notare come spostandosi anche solo di qualche metro le caratteristiche del vino cambino di molto. E questo piace anche alle persone che vengono qui”.

L’azienda sorge in una zona estremamente vocata all’enologia: un terreno vulcanico a pochi km dal mare che favorisce l’esposizione dei vigneti alla brezza marina, caratterizzato anche da una buona escursione termica. Realizzando una piccola produzione, l’azienda non punta ad un vino di massa, bensì ad un prodotto di alta qualità, monitorando costantemente il lavoro svolto nel corso dell’anno per raggiungere questo obiettivo.

“Dobbiamo far sapere fuori da Roma che qui si fa un vino buono. C’è bisogno di fare rete, ed è questo che anima l’opera dei Vignaioli” – afferma Luigi – “Siamo tutti uniti dall’intento di conferire un valore aggiunto al territorio, volendo proporre un prodotto che lo rappresenti nel migliore dei modi. Quando si assaggiano i vini prodotti dalle aziende che compongono la realtà dei Vignaioli in Grottaferrata, anche se sono frutto di sei stili diversi, si nota un sentore, un profumo che in qualche modo riesce a collegarli tra di loro. Al contempo, ognuno di noi è però in grado di proporre un prodotto diverso, unico, che sia espressone della diversa filosofia che guida il nostro lavoro”.

Questo si traduce poi nella possibilità, rimanendo in un raggio di pochi km, di poter assaggiare tanti prodotti diversi, ognuno di essi molto valido. Aggiunge Luigi: “La distanza tra un’azienda e l’altra è minima, si parla davvero di alcune centinaia di metri. A 700 mt da qui c’è la vigna di Castel De Paolis. A 300 mt in linea d’aria, sopra di noi, c’è Capodarco. Mentre Riccardo Magno, cugino di Gabriele, condivide con noi gli stessi vigneti, pur riuscendo a produrre un prodotto completamente diverso dal nostro. Questo piace anche alle persone che vengono qui e che non immaginano una cosa del genere. È per questo che a noi fa piacere presentarci come gruppo, e in molti ci apprezzano per questo. Tra noi c’è veramente tanta collaborazione. Sicuramente dobbiamo tanto a Fabrizio di Castel de Paolis, perché nonostante la storia e l’entità della sua azienda, molto importante a livello territoriale, ha creduto molto in questo progetto, cavalcando a pieno l’onda dei Vignaioli in Grottaferrata. Per non parlare di Tiziana, la nostra presidente, capace di tenerci tutti uniti, con la costante voglia di crescere e migliorarsi sempre di più che contraddistingue ognuno di noi. Quando un cliente chiede un bicchiere di vino, chiede prima di tutto un’espressione del territorio.
Il cliente deve essere consapevole che il vino che offriamo noi, pur trattandosi di un Frascati, è un vino prodotto sul territorio di Grottaferrata, nella Valle Marciana. Questo è importante.

Noi crediamo molto nell’associazionismo come forma di aiuto concreto nel raccontare il territorio, per questo facciamo anche parte dell’associazione Castelli Romani food and wine. Ci sono tante realtà valide con cui interagire e collaborare, nei modi più diversi: dal vedere le pecore dell’azienda Depau pascolare nei nostri terreni, alla creazione di abbinamenti interessanti e particolari tra i fegatini del norcino Bernabei ed il nostro Cannellino. Dobbiamo recuperare il nome del Frascati. Lo stesso Veronelli disse che questa è una delle aree enologicamente più vocate”. 

azienda vitivinicola “Gabriele Magno

La cantina sorge invece in un piccolo casale che risale probabilmente all’800, ed è composta da sette serbatoi e quattro barrique. In fase di fermentazione la temperatura è sempre controllata: più sarà bassa più la trasformazione degli zuccheri in alcol sarà lenta, estraendo una maggior quantità di profumi ed aromi. Ad oggi in questa cantina si producono 5 etichette: il Cesanese, il Cannellino di Frascati Docg, la Grappa, Il Frascati superiore Docg – che nasce da un blend di Malvasia puntinata e Trebbiano, e primo prodotto dell’azienda nel 2015- e la sua riserva: “Vigneto La torretta di valle Marciana”. Il nome della riserva è un toponimo che Gabriele e Luigi sono stati autorizzati ad utilizzare per denominare l’etichetta. Grazie ad una topografia ritrovata nell’abbazia di Grottaferrata, sono riusciti a dimostrare che la proprietà era presente sulle carte sin da prima del novecento e che veniva chiamata la “Torretta di Valle Marciana”.

La produzione

A Frascati sono solo tre i produttori autorizzati ad utilizzare il nome del vigneto per denominare il vino prodotto con quelle uve: oltre all’azienda agricola Gabriele Magno, Villa Simone con il loro “Vigneto Filonardi” e Fontana Candida con il loro “Santa Teresa”. I vigneti dell’azienda hanno minimo 50 anni. Questo vuol dire che la resa è molto bassa, ma di altissima qualità. La voglia di produrre un qualcosa “alla vecchia maniera” ha portato alla scelta di effettuare una vendemmia abbastanza tardiva – per quanto poi l’andamento della stagione influisca su questa scelta – allungando di molto lo standard della zona. Una vendemmia rigorosamente effettuata con la raccolta a mano in cassetta, per evitare ogni alterazione del frutto, che subito verrà trasportato nella vicina cantina per essere lavorato. Ovviamente la vendemmia in tardo ottobre deve essere supportata anche da una buona base acida delle uve, al fine di ottenere un vino di struttura che si mantenga nel tempo. “Noi questa acidità la otteniamo facendo una piccola vendemmia anticipata – spiega Luigi – che quando sarà inserita nei vari blend conferirà quell’equilibrio in termini di acidità, necessaria per ottenere la longevità desiderata, ma anche per una leggera astringenza in bocca, che comunque risulta molto piacevole”. 

La Vista

L’uva viene diraspata e poi pressata in maniera molto soffice. Nelle vasche di acciaio a temperatura controllata la fermentazione si attiva grazie a lieviti selezionati, non autoctoni. Questa scelta è motivata dalla voglia di ottenere un vino pulito, con meno difetti possibili (ovviamente questo risultato si raggiunge anche grazie ad un lungo e meticoloso lavoro in campo), ma anche dal fatto che all’interno della cantina, essendo molto giovane, non è presente la quantità di spore necessaria all’attivazione di una fermentazione spontanea. Sicuramente in azienda si prevede anche di sperimentare questa tecnica. “Siamo sempre aperti a tutto, l’importante è che si guardi sempre alla qualità”, dice Luigi.  Lo “sgrondo” non pressato della prima pigiatura dell’uva destinata alla riserva “Vigneto la Torretta”, viene fatto fermentare in barrique, con un affinamento sulle fecce nobili – che conferiranno profumi e sentori al vino – per otto/nove mesi. Questo sarà poi aggiunto al blend della riserva, che sarà affinato ancora in acciaio. Una volta messo in bottiglia, sarà pronto ad uscire un anno dopo. Per il Cannellino è prevista la classica vendemmia tardiva. L’uva viene fatta essiccare sui graticci dai primi novembre fino ai primi di dicembre, pigiata poi a mano con il torchio, e fatta affinare in barrique per due anni. I vigneti del Cesanese sono in affitto, in condivisione con Luca Blasi, responsabile della tenuta Santi Apostoli.

L’uva viene pigiata e messa in vasca con le sue bucce per circa 8 giorni. Il vino infatti sarà caratterizzato da un colore molto particolare, abbastanza scarico, che con l’invecchiamento migliora molto. Il 30 % della massa viene fatto affinare in barrique per otto mesi, mentre la parte restante in acciaio. Il blend, viene poi affinato in bottiglia, uscendo di solito dopo un anno e mezzo dalla vendemmia. Sicuramente l’invecchiamento gli conferisce una marcia in più. “Qui nel Lazio, il Cesanese sarà una delle nostre risorse”.

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