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E’ realtà il “Contratto di Falda Lago Albano, Nemi e per il fiume Incastro”. Enti e Associazioni insieme per salvare i laghi dei Castelli Romani

contrato di falda e lago

Al termine dei seminari condotti nell’ambito del progetto “SOS Lago Albano e di Nemi“, che nei mesi scorsi hanno coinvolto esperti, istituzioni e studenti per richiamare l’attenzione sulle criticità dei due laghi dei Castelli Romani, si è passati all’operatività con la firma del Contratto di Falda.

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Il documento, intitolato “Contratto di Falda Lago Albano, Nemi e per il fiume Incastro“, ossia lo storico emissario del lago di Nemi, si pone l’obiettivo di essere uno “strumento per l’innesco di azioni a progettualità condivisa orientate allo sviluppo del territorio, per la tutela attiva e la gestione integrata della risorsa acqua (sotterranea e superficiale), nell’ottica di una verifica della sostenibilità delle scelte e di una speranza di sviluppo“.

Un contratto, dunque, che – riconosciuto dall’Art. 68 bis del Codice dell’Ambiente, come strumento di “concretezza” multi-scalare, di ricerca di sintesi e di condivisone, a partire dalle azioni attuative dello scenario del Piano del Parco Regionale dei Castelli Romani, da quelle dei Piani di Distretto delle Autorità dell’Appennino Centrale e Meridionale e da quelle dei Piani Regionali di settore – che possa superare “le criticità di cui soffrono i due laghi: abbassamento del livello delle acque di circa 8 metri per l’Albano, rispetto a quello delle Olimpiadi di Roma del 1960 e di circa 4 metri per quello di Nemi; falda acquifera in evidente stato di degrado qualitativo e quantitativo legato al sovra sfruttamento, attuando una nuova visione programmatica del territorio che veda il Contratto di Lago Falda Fiume come strumento facilitatore e acceleratore dei processi attuativi e di composizione dei conflitti“.

I promotori del contratto di Lago di Fiume sono l’AIPIN – Lazio (capofila); ALTA SCUOLA; SIGEA – Lazio; ASSONAUTICA ACQUE INTERNE Lazio e Tevere; JEMMBUILD s.r.l.; RESEDA onlus, che costituiranno il Comitato Tecnico Operativo (CTO), ed i firmatari sono: Ecomuseo Lazio Virgiliano, Italia Nostra, Equincontro Natura, Archeoclub D’Italia Onlus, WWF Roma e Area Metropolitana, Consorzio di Bonifica Litorale Nord, Autorità Distretto Bacino Appennino Meridionale, Autorità Distretto Bacino Appennino Centrale, Centro per la Protezione Civile UniFi, Roma Natura e Parco dei Castelli Romani, e poi ancora i Comuni di Castel Gandolfo, Nemi, Albano, Marino e Rocca Priora.

Perché un Contratto di Falda Lago per Albano, Nemi e per il Fiume Incastro?

Le cause dell’abbassamento del livello dei laghi Albano e di Nemi così come quello dell’abbassamento della falda nel territorio del Parco dei Castelli Romani sono connesse a fenomeni piuttosto semplici da comprendere o spiegare e documentare chiaramente.
Ormai numerosi studi infatti affermano che la causa principale è legata all’eccessivo consumo delle risorse idriche, maggiore di quello che le piogge mettono a disposizione sul territorio e sulle aree di ricarica dell’acquifero. E’ l’intera falda dell’apparato vulcanico che si sta abbassando. Alcuni studi, che mettono in correlazione la crescita della popolazione e i suoi consumi con la pluviometria della zona e il livello dei laghi, dimostrano che, mentre la quantità di pioggia è rimasta la stessa, il consumo di acqua è invece salito in maniera iperbolica. E nella stagione dei Cambiamenti Climatici in cui la piovosità ha cambiato il suo regime e il modo di proporsi, la gestione della risorsa idrica sia sotterranea (con alti livelli di attenzione alle aree di ricarica degli acquiferi) che superficiale diviene determinante se vogliamo parlare di “Sviluppo Sostenibile”. Viviamo poi in un periodo in cui il degrado di opere, strutture ed infrastrutture pubbliche si va incrementando e anche l’occupazione del suolo avanza incontrollata, un fenomeno che è presente a macchia di leopardo anche nell’area di interesse che vogliamo proporre, individuata amministrativamente nell’intero territorio del Parco Regionale dei Castelli Romani e idrogeologicamente in un territorio sotterraneo, ancora da meglio definire.


Le cause di questa situazione, come detto, sono di varia natura, ma principalmente sono dovute all’attività antropica, che non opera più nell’ottica della tutela dei beni comuni, e alla mancanza di manutenzione e cura del territorio, anche se vincolato da norme ben precise. Nel corso degli anni, come risulta dai rapporti ISPRA, il consumo di suolo ha raggiunto livelli sempre maggiori, con la trasformazione di territori naturali di grande bellezza paesaggistica in paesaggi super-antropizzati, attraverso la realizzazione di costruzioni e infrastrutture che spesso restano anche abbandonate, senza manutenzione e controllo, o che divengono “luoghi idrovore di ecologia e di economia” se non di altri fenomeni sociali. A tutto ciò, come detto, vanno aggiunti gli effetti dei cambiamenti climatici in atto che, con intense precipitazioni in brevi periodi di tempo o lunghi periodi di siccità, possono aumentare il rischio di conseguenze disastrose per la popolazione e per l’ambiente. Ma anche nel bacino del Fiume Incastro le criticità non mancano.
La conoscenza del territorio e delle opere, l’individuazione e la quantificazione dei rischi permettono di operare in PREVENZIONE per prevedere eventuali disastri e calamità naturali, con l’obiettivo di ridurre al minimo i possibili effetti collaterali. Per ridurre il rischio è fondamentale insistere su azioni di previsione quando è possibile, di prevenzione e mitigazione degli effetti e soprattutto ATTIVARE UN DIALOGO SOCIALE TRA GLI ATTORI PUBBLICI E PRIVATI CHE HANNO COMPETENZE E CHE VIVONO SUL TERRITORIO ATTRAVERSO PROCESSI DI CO PIANIFICAZIONE E DI CO-PROGETTAZIONE PARTECIPATI che rendano tutti più consapevoli del territorio in cui si vive e dei problemi da risolvere, che non sono di una parte o di un’altra ma comuni a tutti, ma anche più consapevoli delle possibilità e opportunità di sviluppo.
Un Contratto di Falda Lago per Albano, Nemi e per il Fiume Incastro, declinato secondo i “Requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume” del 12 marzo 2015 (allegato1), redatti dal Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare e del Territorio e ISPRA, rappresenta oggi l’unico strumento in grado di comporre un programma d’azione con misure e interventi/azioni strutturali e non strutturali atte a superare, comporre e risolvere possibili conflitti di interesse e di posizione. Serve un percorso che, a partire da un quadro conoscitivo integrato, partecipato e condiviso orientato ad individuare criticità e problemi da risolvere e opportunità da cogliere, porti alla definizione di assi strategici di sviluppo sostenibile con una visione di prospettiva a medio-lungo termine, a partire dal Piano del Parco recentemente approvato, che va a costituire la base di partenza per questo contratto.

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