Il 15 aprile di 54 anni fa ci lasciava Antonio De Curtis, ossia il Principe della Risata Totò. Indimenticabile maschera della commedia dell’arte, Totò fu spesso paragonato agli intramontabili attori Buster Keaton, Charlie Chaplin e a Ettore Petrolini. Ci ha lasciato ben 50 opere di teatro e 97 film, nella sua carriera spaziò dalla commedia fino a parti più drammatiche, soprattutto nei suoi ultimi anni di vita. Scugnizzo napoletano, clown malinconico e vero intellettuale del secolo scorso, Totò è ormai un’icona italiana e potremmo dire che sia quasi il simbolo del nostro teatro.
Non è un fatto poco noto che il commediografo, attore e paroliere napoletano abbia più volte lasciato le sue impronte nei Castelli Romani. Sono stati molti, infatti, i film a cui ha preso parte che hanno visto alcune scene svolgersi proprio nel nostro territorio.
“Siamo uomini o caporali?” (1955), uno dei testamenti più acclamati del Principe, è stato girato proprio ad Albano Laziale. Nelle ultime scene della pellicola si può infatti intravedere Totò che fugge per il centro storico inseguito da un caporale nazista (interpretato da Paolo Stoppa). Nei frammenti si riconosce il quartiere San Paolo, ed in particolare il tratto che si trova tra piazza della Rotonda, via Don Luigi Minzoni e via dei Travoni. Si può scorgere anche l’ex Ospedale Civico San Giuseppe, oggi sede degli uffici dei Servizi Sociali del Comune. Ed è proprio nello slargo tra via Minzoni e via dei Travoni che Totò viene acciuffato dopo aver tentato di saltare le file in alcuni negozi.
Sull’Appia Nuova e la Nettunense sono state invece girate delle scene di un film che fu osteggiato dalla critica bigotta dell’epoca, “Totò e Carolina” (1955). La pellicola, con la regia di Mario Monicelli, narrava le gesta drammatiche di una giovane abbandonata dal fidanzato con un figlio in grembo che verrà poi aiutata da un poliziotto. In una scena possiamo riconoscere il tratto di strada dell’Appia Nuova in località Frattocchie, precisamente nel punto in cui la via si dirama con via Nettunense Vecchia.
Tutta la parte centrale del film “Sette ore di guai” (1951) ha luogo invece a Marino, in particolare nei pressi di Piazza Matteotti. La pellicola, diretta da Vittorio Metz e Marcello Marchesi, è tratta da un’opera del commediografo napoletano Eduardo Scarpetta. In questo rocambolesco film, Totò interpreta un sarto che ha poche ore per ritrovare il figlio scomparso. Ed è proprio a Marino che forse si trova il neonato, infatti Totò partirà per il paese al grido di guerra: «O Marino o morte!».
Nei primi fotogrammi girati a Marino, si intravede sin da subito la tradizione marinese, sfoggiata con orgoglio dalle comparse. Vicino a Palazzo Matteotti c’è un carretto con il vino e alcune giovani vestite con gli abiti tipici.
Nella foto accanto si nota una via interna di Marino, via S. Lucia. La riconosciamo nella pellicola nel momento in cui Totò se la svigna con il bambino (purtroppo non quello giusto) nascosto in una cesta di vimini.
Per ultimo, da non dimenticare è la comparsa di Totò a Nemi con il film “La patente” (1954). Il principe della risata, in questo film di Luigi Zampa, interpreta il ruolo di un disgraziato iettatore. Molte riprese sono state fatte a Nemi, in particolare tra Corso Vittorio Emanuele e Piazza Umberto I. Il grazioso paese delle fragole si riconosce subito dalla comparsa di Palazzo Ruspoli, del Belvedere fino alla Parrocchia della Madonna del Pozzo. Ma si riescono a scorgere anche gli angoli più caratteristici, come gli scorci, i vicoli del centro storico con tutti i negozi di artigianato, le trattorie e i bar.
Ciò che deve farci sentire ancora più fieri del nostro territorio è che anche un personaggio come Totò ha potuto apprezzare e assaporare per un attimo tutte le bellezze che caratterizzano i Castelli Romani, e forse, chissà, non ne sia rimasto estasiato e le abbia sempre portate nel cuore.
Elisabetta Di Cicco
(Le foto sono state reperite sul sito: https://www.davinotti.com)
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