Cultura

VELLETRI – La vera storia delle Santarelle: non erano sorelle e nessuna matrigna è esistita. Riposano con la Madonna delle Grazie

Annia Santarella

Con la Reposizione della Sacra Immagine della Madonna delle Grazie questo pomeriggio termineranno i festeggiamenti in onore della Santa Patrona veliterna, cui tolto il popolo veliterno è da secoli legato. L’ultimo giorno, quello del lunedì, è solitamente dedicato alle Santarelle, che si trovano proprio nel Santuario in cui si trova la Madonna delle Grazie.

Con l’ausilio di Alessandro Filippi, cultore della storia cittadina, andiamo a conoscere la vera storia delle Santarelle.

santarelle

“Non erano sorelle – esordisce Filippi – e nessuna matrigna è mai esistita. Nel 1839 Gregorio XVI tornó nuovamente a Velletri, in quel periodo grazie all’Arciprete del Rev.mo Capitolo Luigi Landi Vittori il Santuario della Madonna delle Grazie era stato riportato agli antichi splendori. Venne rifatto l’altare sostituendo l’antico in legno con quello che oggi vediamo, vennero rifatti anche gli altarini laterali dove si lasciò un posto vuoto.

L’arciprete chiese al Papa i corpi di due Sante Vergini e Martiri delle catacombe romane per essere collocate a gloria della Vergine sotto i detti altari dedicati a San Giuseppe e a San Nicola. Gregorio annuì benignamente e per una sollecita realizzazione venne interposta la persona autorevole di Mons. Alessandro Macioti, veliterno che in quel tempo dimorava a Roma ricoprendo l’alto ufficio di Sotto Datario di S.R.C. e che poi fu Arcivescovo di Colossi e Nunzio in Svizzera -. E’ così che le piccole martiri arrivano a Velletri: Papa Gregorio XVI aveva ordinato fin dai primi tempi del suo pontificato l’esecuzione di scavi nelle catacombe di Roma affidandoli a valenti architetti.

gerontide santarella Velletri

Lavori del genere furono eseguiti nel 1834 nel cimitero di Callisto in Via Appia ed altri in quello di Priscilla sulla Salaria. Furono in questa occasione scoperti numerosi corpi di martiri che dopo la ricognizione canonica furono messi sotto la vigile custodia dei Sacri Palazzi Apostolici. Mons. Macioti, quindi, nel 1839 chiese al Sagrista dei Palazzi secondo il beneplacito papale e l’approvazione del Card. Pacca i corpi di due fanciulle martiri rinvenuti di recente per essere collocati nella Cattedrale veliterna. Mons. Castellani si affrettò ad esaudire il desiderio dell’insigne prelato e prese dal Cimitero di Priscilla il corpo di una fanciulla ritrovato il 10 Gennaio 1839 con l’ampolla del sangue, di anni 6 e mesi 8 e di nome Annia Prima, mentre dal Cimitero di Callisto prese Gerontide di anni 9.

Mons. Macioti scrisse immediatamente a Mons. Landi Vittori la seguente lettera: “Gentilissimo Sig. Arciprete Roma 29 Luglio 1839. Non ho dimenticato le premure che Ella mi fece di avere due corpi di Sante Martiri per collocarli sotto i piccoli Altari delle due Cappellette che sono nella Cappella della Madonna delle Grazie. Ne ho fatto a tempo debito la domanda, ed ho avuto in dono i corpi di Sant’Annia di proprio nome con l’ampolla e lapide di marmo portante questa iscrizione”.

ANNIA. PRIMA. QVE VXIT. ANNIS SEX. MENSES.VIII.DEPOSITIO.V.ID.IVLIAS e di Santa Gerontide egualmente con ampolla e lapide di marmo portante l´iscrizione GERONTIDE con sotto una colomba che porta un piccolo ramoscello in bocca. Sono queste due martiri di tenera etá, poiché tanto l’una che l’altra hanno vissuto sette anni circa: ma per due piccoli altari mi sembrano adatte. Io pertanto intendo farne dono alla Basilica cui ho appartenuto, ed attendo un suo cenno perché conoscer possa a chi debbo consegnarli; seppure Ella non vorrá farli vestire qui in Roma, ció che a mio credere sarebbe miglior partito. Mi raccomandi al Signore e mi creda sempre aff.mo obbl.mo Servo ed Amico Alessandro Macioti.

Mons.Landi – Vittori ai primi di Agosto del 1839 si recó a Roma per rilevare i Sacri Depositi sigillati dal Sacrista Apostolico, che furono portati a Velletri in incognito la sera del 12 Agosto 1839. In casa dell’Arciprete si fecero le debite ricognizioni. Un documento scritto in lingua latina da Salvatore Pasqualini, cerimoniere pontificio, riferisce che all’arrivo delle reliquie era presente il Vescovo Suffraganeo Mons.Franci che fece aprire alla presenza di quattro testimoni e del citato D.Pasqualini le due cassette per la ricognizione canonica.

Verificato che tutto era conforme a quanto dichiarato nel testimoniale di Mons.Castellani fece richiudere e sigillare di nuovo, rinviando al giorno seguente la ricognizione scientifica alla presenza di un medico.

Annia Santarella

Il 13 Agosto 1839 nella Casa Arcipretale furono riaperte di nuovo le cassette per consentire al Prof. Domenico Giovannetti medico chirurgo di compiere la ricognizione canonica della quale, alla presenza dell’Arciprete Landi Vittori e del Cerimoniere Pasquali, fu stesa una lunga relazione, che specificava ogni aspetto di quanto rinvenuto, partendo dalla presenza di “72 pezzi formanti il Cranio con vari frammenti. Quali ossa tutte di una fanciulla appena decenne, riconosconsi aver subita l’azione del fuoco in tutte le parti. Una volta riposte nella cassetta le reliquie della piccola Gerontide venne fatta la ricognizione sul corpo di Santa Annia, il cui cranio venne trovato “violentemente fracassato, con altri tritumi”.

Le ossa sono state riposte nella medesima cassetta colla quale vennero da Roma e poi suggellate. I simulacri dove ancora oggi sono conservate le reliquie delle due piccole martiri furono fatti realizzare dalla famiglia Borgia, che li espose nella propria Cappella nel Palazzo di Velletri, in attesa che vi venissero collocate le reliquie, il 29 Aprile 1840 secondo una relazione conservata nell’Archivio Capitolare. La prima ad essere composta fu Annia Prima secondo quanto segue: 1.Nella testa: Un tubo con la maggior parte del cranio, 2.Nel collo: Un involtino sigillato con la mandibola inferiore e denti. 3.Sotto il busto a destra: Un involtino con parte del cranio tutto in un pezzo. 4.Nel petto: Un tubo con scapole ileo, ischio, e pube in sei pezzi e le vertebre. 5. Quattro tubi di vetro: due nelle braccia, due nelle cosce, con tutte le ossa delle tibie, femori, rotule, omeri, falangi, metacarpi: divise in quattro tubi rispettivamente sigillati tutti con cera lacca e fittuccia rossa di seta, con coperchi di ottone. Quali tubi tutti sono stati inseriti e cuciti nel corpo (artificiale) preparato per S.Annia Prima nobilmente vestito dall´Ill.ma Sig.a Contessa Adelaide Quasinson Borgia ed Almena Borgia Cumbo sua figlia.

Il giorno seguente 30 Aprile 1840 é stata composta Santa Gerontide come segue:1. Nella testa: Un tubo con il cranio nella massima parte. 2 Nel petto: Un tubo con le costole, clavicole, ileo, frantumi di epifisi,vertebre e pezzi dello sterno, e pezzi delle scapole, la mandibola inferiore coi denti e porzione del cranio. 3 Nel braccio destro: Un tubo con omero ed osso dell’avambraccio. 4 Nel braccio sinistro: Un tubo con parte dell’omero ed ossa dell’avambraccio. 5 Nella coscia destra: Un tubo con il femore, tibia, fibola e rotule. 6 Nella coscia sinistra: Un tubo con l’altro femore, tibia e fibola. Quali tutti sono stati inseriti nel corpo (artificiale) preparato per Santa Gerontide V.M.nobilmente vestito dalle Signore Borgia.

Dopo la sistemazione delle reliquie nei due simulacri di cera, si pensava come esporle solennemente alla venerazione.Il Capitolo predispose per domenica 31 Maggio, a chiusura del mese di Maggio del 1840, una solenne processione per le strade cittadine per condurre i corpi in Cattedrale dove rimasero esposti per otto giorni sull’Altare Maggiore. L´arciprete chiese la necessaria autorizzazione al Cardinal Vescovo Pacca che non venne negata. Gregorio XVI concesse addirittura l´indulgenza plenaria.

Mons.Landi Vittori, nonostante fosse malato di gotta, lavoró incessantemente affinché tutto riuscisse alla perfezione. Da una memoria autentica del Carimoniere Pasqualini leggiamo: 30 Maggio 1840. Il giorno innanzi alla festa, cioé il 30 Maggio, si osserverá dai fedeli il digiuno liturgico, e nel medisimo giorno saranno suonate a festa, a mezzo giorno e all´Ave Maria, tutte le campane delle Chiese della cittá. 2.In detto giorno al pomeriggio saranno trasportati in forma privata i Corpi delle due Sante dal Palazzo Borgia alla Chiesa pubblica delle Carmelitane di Santa Teresa per la dovuta ultima ricognizione canonica. 3.Conforme ai regolamenti rituali, i Canonici della Cattedrale, la sera dello stesso giorno, si recheranno nella detta Chiesa delle Carmelitane, ed ivi vestiti gli indumenti capitolari, assisteranno alla verifica delle urne contenenti i corpi delle Sante fatta dal Vescovo Suff, con atto del Cancelliere di Curia e al giuramento del Professore Chirurgo, che ha eseguita l´enumerazione delle ossa: e, dopo il canto dell´antifona Filiae Ierusalem si celebreranno dal Capitolo dinnanze alle dette urne i Vesperi solenni de Communi SS.Virginum et Martirum. 4. Dopo gli anzidetti Vesperi,i Corpi delle Sante Martiri rimarranno esposti alla pubblica venerazione dei fedeli e durante l´intera notte successiva si faranno le sacre veglie da parte delle Religiose Carmelitane.

Il 31 Maggio 1840 alle ore 17 dalla Basilica Cattedrale di San Clemente si mosse il sacro corteo diretto alla Chiesa del Gesú per rilevare le due. Eccone la descrizione fatta in un piccolo manoscritto dell´Archivio Capitolare: Tra il festivo suono delle Campane e lo sparo dei mortaretti, precedevano le Confraternite cittadine, in un completo stragrande numero di soci, disposte secondo il grado di precedenza. 1. La Confraternita del Suffragio. 2 quella della Morte; 3 quella della SS.ma Trinitá; 4 quella di Sant’Antonio di Padova; 5 quella della Pietá; 6 quella delle Stimmate; 7 quella del Gonfalone. Tutte in divoto portamento e cantando salmi.

Seguivano due nobili fanciulle vestite alla foggia delle SS.Martiri, e due nobili fanciulli vestiti in seta rossa recanti le une e gli altri corone di rose su guantiere d´argento. Teneva loro dietro il distinto Collegio dei Padri Dottrinari col magnifico Labaro dal monogramma Costantiniano. Seguivano gravi e devoti gli ordini religiosi: 1 Cappuccini; 2 Carmelitani; 3 Conventuali; 4 Somaschi; 5 Minori Conventuali.

Venivano poi le bande musicali della cittá, e quindi il Clero secolare con il Corpo dei Parroci, e con la Schola Cantorum in veste talare e cotta cantando inni, musicati per la circostanza dall’esimio Maestro Tuschi. Poi dietro l´ombrellone Basilicale e la Croce Capitolare incedevano solennemente i Chierici del Ven.Seminario, i beneficiati e Canonici della Cattedrale in sacri paramenti rossi, e da ultimo il Vescovo Suffraganeo, pontificalmente vestito in mezzo ai Ministri, Diacono e Suddiacono.

Tutti i componenti il Clero senza eccezione alcuna recavano in mano ceri accesi e cantavano inni e cantici rituali. Giunta la processione nella Chiesa del Gesú, si fa sosta. Il Vescovo ed il Clero entrano in Chiesa; e, fatta breve orazione e incensati i sacri corpi nelle loro urne, collocate su di un letto magnifico, coperto di ricchissimo drappo damascato rosso, quattro beneficiati in dalmatica rossa prendono sulle spalle il prezioso sarcofago, mentre quattro dignitá del Capitolo, in piviale rosso, sorreggono ai quattro angoli i lembi di damasco e tutti si accodano al corteo processionale, che prosegue il giro della cittá conforme al giro della processione del Corpus Domini, tra gli osanna incessanti dell´immenso popolo devoto e commosso fino alle lagrime.

Sono attorno alle Santarelle fanciulle della 1 comunione che con dei mazzi di fiori in mano, cantano inni alle loro antiche sorelle Sant’Annia e SantaGerontide, come sanno cantare gli angeli terreni dell’innocenza cristiana. Giunti in Cattedrale i due corpi furono esposti sull’altare maggiore ove rimasero fino al 7 Giugno 1840, quando dopo il Te Deum di ringraziamento furono collocate nella Cappella Santuario della Madonna delle Grazie”.

Dove tutt’ora si trovano, nel Santuario della Madonna delle Grazie, all’interno della Basilica di San Clemente.

Alessandro Filippi

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