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Ancora tracce di lupo nel Parco dei Castelli Romani, che conferma: “Sono efficaci predatori di cinghiali”

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Si è conclusa nei giorni la prima fase del Monitoraggio nazionale del Lupo, che ha visto coinvolto anche il Parco dei Castelli Romani. Si è trattato di progetto scientifico unico per il nostro Paese, basato su un protocollo standardizzato e un modello statistico scientifico elaborato da esperti del settore.

Un lavoro che ha coinvolto circa 3000 persone sui 23000 Km di transetti per la raccolta dei dati relativi ai segni di presenza del Lupo su sul territorio nazionale.

Sono già partite le analisi genetiche dei campioni raccolti, realizzate dal laboratorio ISPRA di Ozzano dell’Emilia, che proseguiranno nei prossimi mesi.

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Il Parco dei Castelli Romani ha raccolto, in molte aree del territorio protetto, un buon numero di dati, significativi e di buona qualità. Tuttavia, lo sforzo maggiore dovrà essere concentrato sul contrasto delle molte minacce che gravano sul futuro della specie: il randagismo canino (che causa ibridazione), bracconaggio, avvelenamento, investimenti stradali, pascolo non regolamentato in aree di recente insediamento della specie.

I dati raccolti, opportunamente elaborati, serviranno a fornire una stima della distribuzione e abbondanza della popolazione del lupo su scala nazionale, gettando le basi per una futura politica di conservazione e gestione della specie.

Nel Parco dei Castelli Romani, così come avvenuto contemporaneamente in tutta la nazione, ogni chiaro segno di passaggio del progenitore selvatico dei nostri amici cani è stato registrato e successivamente inviato all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) allo scopo di delineare un primo quadro complessivo della distribuzione italiana del lupo e della sua consistenza numerica.

Oltre ai dati raccolti sui quattro percorsi standard appositamente selezionati (ciascuno di lunghezza pari a circa 6 km), si sono raccolti dati anche occasionalmente e ben tre dei quatto “transetti” menzionati hanno dato sinora esito positivo, dimostrando una frequentazione assidua.

“Come emerso già negli anni passati, vari elementi dimostrano senza tema di smentita che anche i lupi del nostro Parco sono efficaci predatori dei cinghiali anche se, come nello stile eclettico della specie, non disdegnano di integrare la dieta, al bisogno, con qualche frutto selvatico al tempo della maturazione”, hanno fatto sapere dal Parco dei Castelli Romani.

“I sentieri del Parco – ricordano dall’ente – percorsi ogni giorno da centinaia di persone, sono il teatro notturno della vita della fauna selvatica più disparata; non solo lupi ma anche istrici, tassi, volpi, cinghiali e piccoli roditori. Sui nostri passi camminano altri passi, più lievi ed elusivi, sempre accorti e mai fuori luogo. Lasciamo la notte agli animali e non disturbiamo uno scenario naturale di ineguagliabile valore”.

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