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“Ecco come sono cambiati prezzi e consumi”: Casa dei Diritti Sociali Lazio Odv e Cittadinanzattiva presentano l’indagine “Osservatorio Prezzi”

prezzi frutta

 Casa dei Diritti Sociali Lazio Odv e Cittadinanzattiva Lazio onlus hanno presentato i risultati dell’indagine “Osservatorio Prezzi” realizzata nell’ambito del Piano di attività annuale 2020 Regione Lazio “Promozione di scelte di consumo consapevole, nel rispetto del principio di precauzione e dei processi produttivi etici e sostenibili”.

La rilevazione, si legge nel comunicato, è stata condotta durante il mese di aprile attraverso un questionario online a disposizione dei cittadini, con l’obiettivo di raccogliere informazioni sullo stato della propria situazione economica, dei comportamenti d’acquisto e sulle loro osservazioni rispetto all’andamento dei prezzi riscontrati nel dettaglio per una serie di prodotti alimentari e non, con particolare riguardo ai dispositivi di protezione personale.

A più di un anno dall’inizio della crisi da Sars-CoVid-19, i risultati della rilevazione consentono di ottenere una rappresentazione dei giudizi espressi dai cittadini nella loro qualità di consumatori, secondo le necessità e le abitudini di acquisto tratte direttamente dalla loro esperienza quotidiana. L’impatto della pandemia da Sars-Covid19 ha influenzato e continua ad influenzare i comportamenti dei cittadini nella loro qualità di consumatori.

Le restrizioni e le limitazioni imposte sia agli esercizi commerciali, sia alla mobilità della popolazione hanno determinato un cambiamento nelle abitudini ed una ricomposizione della spesa. Quasi la metà dei rispondenti ritiene che la propria situazione economica sia rimasta uguale, così come quasi la metà pensa sia peggiorata o decisamente peggiorata, un giudizio quest’ultimo espresso soprattutto dai giovani e da coloro in cerca di occupazione, sia nuova che prima. Le spese dirette all’acquisto di abbigliamento e calzature risultano ridotte per il 74% dei partecipanti alla rilevazione e per quasi la metà in relazione all’acquisto di mobili ed elettrodomestici.

Le spese farmaceutiche e quelle alimentari sono aumentate per più di un terzo dei rispondenti, mentre restano invariate per una buona metà. Poco più del 10% hanno dichiarato di averle diminuite. Riduzioni nelle spese per giornali, riviste e libri, per la casa e per l’acquisto di prodotti informatici sono indicate tra il 30 e il 35% delle persone. Dalla rilevazione emerge che ormai il canale prevalentemente utilizzato per l’acquisto di generi alimentari, di prodotti per l’igiene personale e la casa è la grande distribuzione per quasi tutti i prodotti. Le uniche eccezioni sono rappresentate dal ricorso a negozi e al mercato per la frutta e per le verdure, patate e lugumi freschi. Rilevante è anche l’incidenza di coloro che acquistano l’olio di oliva direttamente dal produttore. Tra i prodotti di consumo a più alta frequenza, come il pane e la carne fresca, il negozio è scelto per oltre il 30% dei rispondenti. Le incidenze per prodotto di coloro che acquistano presso i discount variano intorno al 15%.

La valutazione fornita dai partecipanti sull’andamento dei prezzi rispetto al mese precedente evidenzia che oltre la metà li ha giudicati in aumento per la frutta e le verdure, patate e legumi freschi. Incidenze superiori al 40% riguardano le segnalazioni di aumenti di prezzo per la carne e il pesce fresco.

Per quanto riguarda i prodotti non alimentari, rispetto al mese precedente, il comportamento prevalente è stato quello del non acquisto: con quote oltre il 70% dei rispondenti per i mobili, gli elettrodomestici, i giocattoli e i prodotti per l’infanzia; poco oltre la metà non ha effettuato acquisti di prodotti informatici e meno della metà di articoli di abbigliamento e calzature. I medicinali rappresentano la categoria più acquistata con il 96%.

Il negozio rappresenta il canale maggiormente utilizzato con l’unica eccezione in corrispondenza ai prodotti informatici con oltre il 20% delle risposte associate all’acquisto via internet.
L’elevato peso del mancato acquisto incide anche sulle quote riferite alla modalità “non so” in relazione alla variazione osservata sui prezzi per le diverse categorie. Sui medicinali, quasi la metà ha indicato prezzi invariati a fronte del 30% che hanno segnalato un aumento dei prezzi. Per i prodotti informatici, poco meno del 30% ha riscontrato prezzi invariati rispetto al 23% che li ha trovati in aumento. Per le altre categorie di prodotti la maggior parte dei partecipanti al sondaggio ha indicato prezzi invariati.

I cittadini che hanno partecipato all’indagine hanno probabilmente già da tempo orientato i loro acquisti verso la grande distribuzione per il food allo scopo di perseguire una strategia di minimizzazione dei costi che, almeno in parte, appare conseguita dal momento che per la maggior parte dei prodotti hanno osservato prezzi invariati rispetto al passato più recente.

Soprattutto per i prodotti freschi, d’altro canto, sale la quota di coloro che hanno riscontrato un aumento nei prezzi come nel caso della frutta e verdura, della carne e del pesce, prodotti per i quali aumenta la preferenza a ricorrere al dettaglio tradizionale. Per i generi non alimentari prevalgono ancora condizioni di non acquisto per la maggior parte dei rispondenti, soprattutto per quelle tipologie di prodotti il cui consumo è più facilmente differibile nel tempo.

I prodotti medicamentali, il cui ricorso al contrario non è differibile, a fronte di una metà dei partecipanti che giudicano i prezzi invariati, il 30% li ha valutati in aumento. Per quanto riguarda invece i dispositivi di protezione personale, mentre per le mascherine la gran parte trova che i prezzi siano rimasti invariati o diminuiti, circa un quarto o poco più li valuta ancora in aumento per il gel e i guanti. Dal confronto con le risposte qualitative, d’altra parte, scaturiscono indicazioni che fanno ritenere come per tali dispositivi si siano verificati aumenti di prezzo generalizzati nei mesi precedenti che solo recentemente in qualche misura si siano riassorbiti, almeno per quanto riguarda le mascherine.

Per quanto riguarda le segnalazioni di aumento di prezzo per canale di acquisto, nel caso delle categorie della frutta e delle verdure, patate e legumi fresche le distribuzioni appaiono simili: poco meno del 30% riguardano il canale mercato e ambulanti e quasi un quarto la grande distribuzione, seguite dal negozio tradizionale e dai discount. Oltre il 40% di coloro che hanno riscontrato aumenti nei prezzi per la carne e il pesce freschi lo hanno rilevato nella grande distribuzione, mentre almeno un quarto nei negozi.

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