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Covid, l’Istituto Superiore di Sanità: “Il 62% dei casi tra 20 e 59 anni”. Palamara: “Se non lo fermiamo il virus muta”

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“Nelle ultime due settimane il 26,7% dei casi totali” di coronavirus Sars-CoV-2 “ha un’età inferiore a 19 anni”, quindi più di 1 su 4, “il 62,3% ha una età compresa tra 20 e 59 anni e l’11% ha un’età superiore a 60 anni”. E’ il quadro tracciato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) nel suo ultimo report aggiornato sull’epidemia Covid.

“La maggior parte dei casi segnalati è acquisita localmente ma dal mese di giugno 2021 si osserva un lieve incremento, in percentuale, dei casi importati”, segnala l’Iss. E lo confermano anche i dati registrati nell’ultima settimana: in particolare “nel 74,2% dei casi diagnosticati è riportata una trasmissione autoctona dell’infezione, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (76%); nel 5,2% i casi provengono da un paese estero e lo 1,1% da altra regione o provincia autonoma (nel 19,5% dei casi l’informazione non è nota)”.

Oggi, in un’intervista a La Stampa, ha parlato Anna Teresa Palamara, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Iss: “Amo ripetere che dobbiamo stare in allerta, non in allarme. Sicuramente la crescita dei contagi c’è per questo dobbiamo correre a vaccinarci e non abbassare la guardia.

La storia di questo virus ci insegna che non possiamo lasciarlo libero di circolare piu’ di tanto, perche’ poi iniziano a salire i ricoveri in ospedale, come stiamo vedendo in Gran Bretagna. Certo ora abbiamo una fetta importante di popolazione vaccinata, ma c’e’ ancora molto da fare”.

“C’e’ un numero importante di over 60 che sembra recalcitrante a fare il richiamo – aggiunge -. Dobbiamo fargli capire che cosi’ rischiano di vanificare quanto fatto con la prima somministrazione. Voglio augurarmi che non arriveremo ai 50 mila contagi come in Gb. Dipendera’ sia dai progressi della campagna vaccinale che dai nostri comportamenti non far salire troppo la curva dei contagi. Tanto per capirci: sono da evitare situazioni come quelle viste dopo Italia-Inghilterra”.

“Non abbiamo ancora dati consolidati sulla patogenicità della Delta – sottolinea -. Ma sappiamo che continuando a circolare il virus accumulerà mutazioni, per cui non possiamo essere tranquilli.

Tutti vogliamo tornare a una vita normale e ci torneremo presto se sapremo pero’ fare i conti con una realtà che impone ancora prudenza. Voglio pero’ anche dire che si stanno facendo degli sforzi enormi sul territorio, sia attraverso l’attività di testing che rispetto alla capacita’ di monitorare e individuare nuove varianti”.

“I virus per loro natura mutano per diventare più infettivi e sfuggire alle risposte anticorpali – prosegue -. Per questo dobbiamo correre con le vaccinazioni, mettendo in protezione le fasce più deboli della popolazione. Ho letto critiche al fatto che si stia accelerando con i richiami rispetto alle prime dosi. Che e’ invece una scelta giustissima perche’ quelle seconde dosi stanno proteggendo soprattutto gli over 60”.

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