POLITICA

Genzano, Tonino D’Annibale assolto, perché il fatto non sussiste. Le sue parole: “Dopo 7 anni non sono più un cittadino in attesa di giudizio”

tonino d'annibale

E’ una sentenza che arriva dopo 7 anni e che sgombra definitivamente il campo da ogni dubbio sulla sua innocenza: Tonino D’Annibale è stato prosciolto da ogni accusa a suo carico. Un’assoluzione che è arrivata questo pomeriggio e che riabilita totalmente l’ex segretario del Partito Democratico di Genzano, costretto a dimettersi da quella che è stata la sua ultima carica politica, nel 2015.

Con 2 assoluzioni e 5 proscioglimenti si è chiuso oggi pomeriggio a Roma, il processo sui presunti illeciti legati alla locazione a Lazio Service spa (società partecipata al 100% dalla Regione Lazio) di due immobili in via del Serafico a canoni molto alti, e alla cessione degli stessi all’Enpam (l’ente di previdenza e assistenza medici) a prezzi doppi rispetto al loro valore originario.

tonino d'annibale

I giudici dell’ottava sezione penale del tribunale hanno dichiarato il ‘non doversi procedere’ per intervenuta prescrizione del reato di truffa, con riferimento all’immobile di via del Serafico 121, nei confronti di due fratelli imprenditori, dei dirigenti all’epoca dei fatti di Lazio Service e dell’ex assessore regionale al Demanio Marco Di Stefano, già parlamentare Pd.

Assoluzione per Paolo Casini, componente della commissione incaricata dello svolgimento delle operazioni di gara ad avviso pubblico per la ricerca dell’immobile, e un altro dirigente di Lazio Service Tonino D’Annibale, e, in relazione all’immobile di via del Serafico 107, per lo stesso Tota.

LA REAZIONE DI TONINO D’ANNIBALE

Il nostro giornale ha chiesto al 64enne genzanese, nato a Velletri nel 1957, una sua reazione alla sentenza. Felicitandoci per l’esito giudiziario, pubblichiamo le parole a caldo di Tonino D’Annibale:

Finalmente! dopo 7 anni non sono più un cittadino in attesa di giudizio.

Sono trascorsi sette drammatici lunghi anni da indagato e imputato, per ipotesi di reati ingiustamente a me iscritti, dove ho rinunciato alla prescrizione!

Il tribunale della Repubblica di Roma, ha certificato la mia totale estraneità ai fatti contestatimi, attestando del resto quel che già aveva chiarito il Pubblico Ministero nella sua arringa finale. Il giudizio certifica che non ho mai tradito i miei ideali di gioventù, quegli ideali che mi hanno accompagnato in una crescita costante e che hanno forgiato il mio essere uomo con saldi valori etici e morali.

Sette anni per un primo grado di giudizio è un tempo lunghissimo, eccessivo, li ho vissuti con rabbia e sofferenza interiore intensa che hanno cambiato la mia vita. 

La rabbia, non indirizzata contro il Pubblico Ministero che ha svolto il proprio difficile lavoro, né contro il giudice che, oberata di lavoro, si vedeva costretta a fissare le udienze distanziandole di mesi in mesi l’una dall’altra, né tantomeno contro i pubblici ufficiali che hanno condotto le indagini con i mezzi a loro disposizione, ma verso la cattiva politica che a volte non ha saputo, spesso non ha voluto, consentire che in Italia vi fosse una giustizia giusta. I tentativi di scardinare strutturalmente le fondamenta del governo della giustizia per i propri fini personali (tentativi in parte riusciti con azioni settoriali che hanno generato ulteriori guasti), o ancor peggio di tentare di corrompere magistrati (tentativo purtroppo a volte riuscito)  per coprire o promuovere  fatti e misfatti personali o di parte, sono la faccia di una stessa medaglia ed il risultato è drammatico: la funzione, la più importante perché uno Stato sia considerato realmente democratico e civile è al collasso.

La sofferenza interiore generata dal sapersi innocente e dover attendere tempi biblici per poterlo dimostrare, ha generato frustrazione e con essa l’espiazione di una pena inflitta dallo scandire del tempo che passa, bruciando anni di vita e di opportunità che non potranno essere più colte, una pena che non si concretizza ufficialmente con le restrizioni fisiche della libertà individuale, ma con una violenza psicologica che genera malessere, una condanna criminale inflitta ad un libero cittadino, che perde agli occhi di una società sempre più avviluppata ad un modello culturale che predilige l’apparire all’essere e che non baderà, dopo sette anni di attesa, che la giustizia ha proclamato il verdetto di innocenza. 

Mi scuso, con quanti, amici e compagni di partito, che pur avendo la certezza della mia innocenza, sono stati da me brutalmente allontanati. Si, sono entrato in uno stato psicologico difficile. Ora penso, ma non ne sono del tutto convinto, di aver forse esagerato. Quel mio comportamento verso chi nutriva e spero continui a nutrire stima nei miei confronti è stato indotto dalla lettura attenta, forse ossessiva, di quelle 33mila pagine di intercettazioni e considerazioni dei pubblici ufficiali, dove io non appaio mai se non nel teorema da loro ipotizzato che sostanzialmente si esplicitava così: “ ….. il D’Annibale parlava telefonicamente con i dirigenti nazionali del partito alla pari, finanche ribaltando i ruoli….” – Un po’ scorbutico in realtà sono, ma non a tal punto – e poi ancora “ …anzi a volte sembrava che l’indagato desse loro le direttive….” Ecco le poche righe che mi coinvolgevano sulle intercettazioni, un teorema costruito con poca trasparenza. Ancora non so chi fossero i miei interlocutori intercettati e di cosa si parlasse. Questo è bastato a spingermi a chiudere ogni rapporto con chi con me aveva condiviso più o meno lunghi percorsi di vita e militanza. 

Romagnoli, D'annibale, Gabbarini
D’Annibale con Romagnoli e Gabbarini nella segreteria del Pd di Genzano (gennaio 2014)

Io, indagato di corruzione, inserito da chi conduceva l’inchiesta nel teorema “come uno che incute timore nei dirigenti nazionali”, mi ha fatto partorire un ragionamento, forse una fobia forse no, ma chi indagava avrebbe potuto pensare che nei miei amici militanti di partito e di associazioni del volontariato, singoli cittadini, presidenti, sindaci, consiglieri, assessori, deputati, avrei potuto avere alleati. Questo del resto era il succo dei contenuti dei giornali di destra che per 3 mesi hanno sbattuto il mostro in prima pagina.

Una fobia, se fobia è stata, indotta da una accusa orribile che ha cambiato la mia vita e che a tutela di tutti mi ha spinto all’ autoisolamento. Ora è giusto che voi sappiate che mi siete mancati, mi son mancate le discussioni per ricercare la soluzione dei problemi che avevamo di fronte, mi è mancata la vostra passione, le vostre delusione per i fallimenti e la vostra soddisfazione per i risultati raggiunti.

 Mi è mancato il rapporto con i genitori dei ragazzi speciali, quelli impegnati sul dopo di noi, mi son mancate le donne con le loro battaglie in difesa di diritti inalienabili, mi son mancati i lavoratori, quelli che difendevano i propri posti di lavoro, mi son mancati i lavoratori precari in lotta per conquistare la dignità del lavoro fatto di doveri e diritti, mi son mancati gli amministratori pubblici eletti grazie alle battaglie politiche che non perdevano di vista la soluzione dei problemi dei cittadini, mi son mancati i militanti, ossia la vera spina dorsale della sinistra, oggi in crisi profonda, insomma mi siete mancati tutte e tutti e con voi mi è mancata la vita, scusatemi se vi son sembrato l’orso che tagliava amicizie e rapporti, credo che possiate giustificare la mia condotta “burbera” e spero di poter tornare a frequentarci. Sette anni sono molti, i problemi son cambiati, molti peggiorati ed è affrontando questi che vi prometto: io ci sono!

Infine mi permetto di inviare un sorriso ai molti garantisti a corrente alternata, ad essi aggiungo quelli che avrebbero voluto il mio licenziamento dal lavoro, brutte persone che hanno vissuto con una certa dose di soddisfazione, in alcuni casi di giubilo, il mio ingresso nell’inferno giudiziario, strumentalizzando i fatti senza conoscerne i contenuti o facendo finta di non conoscerli.

Piccole persone prive di etica, neanche nei vostri confronti nutro rancore.

CN roll up ANTEP

Una cosa è certa: dopo sette anni di autoisolamento, tornerò a fare politica, lo farò come militante di base di art. Uno, una piccola forza nata con la consapevolezza di sciogliersi ad obbiettivo raggiunto, obiettivo che è quello di consegnare all’Italia una sinistra forte e coesa, capace di coniugare solidarietà e sviluppo compatibile,  affinché nessuno resti escluso dall’istruzione, dalla cultura, dal lavoro, dalle cure, da una giustizia giusta, dal diritto di vivere con dignità la propria esistenza dalla nascita al fine vita, dal rispetto dei diritti civili per tutte e per tutti.  Vivrò una nuova stagione di impegno politico insieme ad uomini e donne che non hanno tradito i propri sogni di gioventù e che quei sogni vogliono tornare a far vivere consentendo alle nuove generazioni di continuare a coltivarli.

Ringrazio chi, nonostante tutto e contro il mio stesso volere, scontrandosi con il mio brutto carattere è riuscito a restarmi vicino.  A loro devo molto, anche queste poche righe oggi posso scriverle solo grazie al loro sacrificio di sopportazione. 

Infine non smetterò mai di ringraziare i miei legali, Alessandro Pillitu e Manfredo Fiormonti che, con generosità unica mi hanno difeso con puntigliosa perizia e grande professionalità, torno, dopo sette lunghi anni, a vivere la vita anche grazie a loro.

Tonino D’Annibale

                                                                                                                                         Roma 17 luglio 2021

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