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Bomba ecologica a Roncigliano, Italia Nostra mette in guardia: “Rischio frana e dissesto idrogeologico nel 1° e 3° invaso”

DISCARICA 4

Prosegue la mobilitazione popolare a Roncigliano, per fermare i tir carichi di immondizia provenienti dalla Capitale e diretti nel territorio a sud di Albano. Una vera e propria “bomba ecologica”, per dirla con le parole di alcuni manifestanti, in attesa di una possibile ordinanza del Sindaco Borelli, che potrebbe mettere fine ai “giochi”, ma che tuttavia tarda ad arrivare.

Nell’attesa c’è chi, come la sezione Castelli Romani di Italia Nostra, ha eseguito una piccola indagine riguardante l’area territoriale sulla quale insiste la discarica di Roncigliano nel comune di Albano, arrivando a delle considerazioni clamorose, quanto sostanziali. 

DISCARICA 2

Il primo dato rilevante che è emerso esaminando i dati presenti nel Geo Portale Nazionale curato dal Ministero della transizione ecologica – si legge in una nota stampa della sezione guidata dal Presidente Enrico Del Vescovo – è che in corrispondenza del terzo invaso, risulterebbe essere segnalato uno stato di rischio di frana e dissesto idrogeologico di livello medio. Poco distante da tale criticità, infatti, occorre osservare la presenza di un’area scoscesa, con una scarpata, mentre a breve distanza sul fianco sud ovest è presente ciò che rimane dell’impianto di Trattamento Meccanico e Biologico distrutto nell’incendio occorso il 30 giugno del 2016. A tal proposito sarebbe d’uopo chiedersi come sia stato possibile realizzare degli invasi di discarica in coincidenza con tale criticità idrogeologica. 

Inoltre è pure da sottolineare (considerando i dati provenienti dalla fonte citata poc’anzi) il fatto che il terreno dell’area è costituito prevalentemente da materiale vulcanico del ciclo quaternario, più nello specifico Foiditi, Tefriti (Lave, Piroclastiti e Ignimbriti), ovvero materiale che risulta essere spesso permeabile e quindi materiale che potrebbe non essere idoneo a trattenere eventuali fuoriuscite accidentali di percolato il quale una volta fuoriuscito sarebbe in grado di contaminare la falda idrica sottostante (ad esempio a seguito di un evento sismico di forte magnuitudo) contaminazione che vista l’ubicazione del sito potrebbe a nostro avviso andare ad interessare anche i comuni limitrofi. 

In base a quanto detto crediamo che l’area in questione non abbia le caratteristiche auspicabili per accogliere una discarica o altro impianto di trattamento dei rifiuti.

Del resto in base alla relazione dell’unità AIA e VIA del Dipartimento Pressioni sull’Ambiente dell’ARPA Lazio del 21 Giugno 2021 risulta che in diversi pozzi  di controllo nell’anno 2019 vi sia la presenza al disopra dei limiti sanciti dal Decreto Legislativo N°152 del 2006 per: tricloroetilene, triclorometano, 1,2-dicloropropano, Fluoruri e Arsenico e per l’anno 2020 superamenti dei suddetti limiti normative per: Arsenico, Boro, Nikel, Ferro, Fluoruri, Manganese, 1,2-dicloropropano, cloruro di vinile, 1,4-diclorobenzene e Triclorometano. Occorre altresì stigmatizzare l’assenza della caratterizzazione idrogeologica relativaall’intera area della discaricache avrebbe di certo chiarito la situazione.

Da tener infine presente che nella prospettiva indicata dal Dlgs 121/20, che avrebbe recepito la direttiva CE 2018/850, vi sarebbe il divieto di conferimento degli RSU      (rifiuti solidi urbani) in discarica dal 2030, e dunque una politica lungimirante e responsabile dovrebbe sempre e comunque prevenire ed evitare l’apertura e l’uso di nuove, come di vecchie discariche, ma ci pare che la politica e le istituzioni pubbliche  abbiano in tal senso ancora una volta fallito…

Note: 

Valori alti di Arsenico (23µg/l su un massimo di 10µg/l), e Fluoruri (4700µg/l su un massimo di 1500µg/l) si sono registrati nel Pozzo A, il quale è ubicato in prossimità degli invasi (ormai non più in uso) IV° e V°.

Valori alti di Manganese (con valori più alti nei mesi primaverili con valori superiori a 5000µg/l su un limite di 50µg/l) sono invece stati registrati nel Pozzo L, il quale è ubicato a ridosso del limite Nord-Ovest del VI° Invaso, e nelle vicinanze del V° Invaso

Il pozzo Im.5 (ex I bis) ovvero il pozzo piezometrico ubicato a ridosso dell’invaso VII° che è l’unico attualmente in uso, ha dato per diversi mesi dei valori molto alti di Manganese (Sopra 6000µg/l su un livello massimo di 50 µg/l) e Ferro (di molto fuori dai limiti massimi per diversi mesi all’anno, ha dato un picco massimo nel mese di Dicembre con 9790µg/l su un limite di 200µg/l).

Si ringrazia vivamente il dr. Alessandro Pompei, socio della nostra sezione, per l’aiuto tecnico prestato.

Si ringrazia il comitato NO-INC di Albano Laziale.

Enrico Del Vescovo, presidente di Italia Nostra Castelli Romani

DISCARICA 4
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