Castelli Romani – Dal Lago Albano alla paternità della Porchetta: errori comuni, aneddoti e curiosità del territorio

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Non solo i turisti o chi viene da fuori tende a fare piccoli errori che riguardano luoghi o monumenti d’interesse nei Castelli Romani. Sono molti infatti i fraintendimenti o gli interrogativi circa i nomi o i simboli propri dell’area castellana. Dalla paternità della porchetta di Ariccia fino alla denominazione del Lago Albano. Ecco alcune tra le curiosità dei Castelli Romani che hanno a che fare con le tradizioni, la geografia e la toponomastica.

lago albano dal sentiero

Partiamo proprio da quest’ultimo elemento per mettere ancora una volta il dito nella piaga circa il vero nome del “Lago” che in molti erroneamente chiamano “di Albano”. Non è infatti raro sentirlo chiamare “Lago di Albano”, altri semplificano la questione chiamandolo, sempre erroneamente “Lago di Castel Gandolfo”. Ma allora qual è l’origine del suo nome?

Il bacino lacustre, meta estiva di molti castellani, si chiama ufficialmente Lago Albano, dal latino Lacus Albanus dove “albano” va inteso come aggettivo e non un riferimento al vicino comune. Semmai si riferisce all’antica metropoli Alba Longa, fondata dal figlio di Enea molti anni prima della fondazione di Roma. Quest’ultima infatti, capitale della Lega Latina, sorgeva “vicino ad una montagna e ad un lago, occupando lo spazio tra i due”, come segnalava lo storico di età imperiale Dionigi d’Alicarnasso.

Sul bordo del cratere del Lago Albano si affacciano i centri urbani di ben cinque comuni dei Castelli, ma gran parte delle coste lacustri rientrano nel territorio comunale di Castel Gandolfo. In parte rintracciamo anche Albano Laziale, a sud il cratere culmina in una porzione che rientra nel comune di Ariccia, a est c’è Rocca di Papa, a nord si intravedono i campanili del centro storico di Marino.

L’aggettivo “albanus” influì anche sulla denominazione del Mons Albanus (Monte Albano), oggi conosciuto come Monte Cavo. In letteratura lo ritroviamo affiancato anche a rivus Albanus, ovvero ai corsi d’acqua del territorio, e alle ville repubblicane o imperiali, ager Albanus. Appare chiaro, quindi, che il Lago Albano si chiama così per altri motivi, non per la vicinanza col Comune di Albano. Altrimenti si sarebbe dovuto chiamare “Lago di Albano e di Castel Gandolfo” e anche “di Rocca di Papa”.

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Monte Compatri

Un altro interrogativo di toponomastica riguarda anche il Comune di Monte Compatri. Spesso il nome viene scritto tutto attaccato, Montecompatri, ed è un errore. Scopriamo perché.

Il nome del comune comprendente parte del Tuscolo deriva da una storia antica. Sembrerebbe che ci sia stato un percorso molto lungo per il nome che da Mons Confratuum sia diventato prima Mons Cum Patruum, poi Castrum Montis Compatris, poi Montecompatro, Montecompatri e infine Monte Compatri. Si tratterebbe quindi di un nome composto dal latino “Mons“, monte, e dal latino “Computer -tris”, oppure da “Computator” (“Monte Calcolatore”), dove il “Calcolatore” potrebbe collegarsi alla figura storica di elevatissimo grado della Repubblica Romana, il Console e Generale.

Per proseguire sugli interrogativi dell’area castellana, è curioso notare anche come alcuni storici del territorio non includono Velletri e Lariano nel perimetro dei Castelli Romani. La ricercatrice e docente Lidia Piccioni e il geografo Elio Migliorini elencano infatti solo quattordici comuni, il giornalista e critico Armando Ravaglioli invece include anche Velletri e Lariano. Questo perché secondo i primi due, l’area velletrana ha una storia differente dagli altri comuni. Dal Medioevo fino al XVI secolo la città mantenne sempre lo status di Libero comune, distinguendosi dunque dalla totalità della località della zona e non essendo mai infeudata a nessun signore, dunque non essendo mai un “castello”. Lariano invece, verrebbe esclusa perché, pur essendo stata un castello infeudato alla famiglia Colonna, fu frazione di Velletri fino al 1969. Oggi convenzionalmente fanno però parte dei Castelli Romani.

Per ultimo, è il caso di rintracciare le origini storiche della Porchetta, per cui il Comune di Ariccia ne ha rivendicato la paternità da diverso tempo. Sembra infatti che il noto Comune non sia il solo ad essere famoso per questa pietanza. Il luogo di nascita della ricetta della porchetta è molto incerto. In Umbria si dichiara che è nata a Norcia, presente sin dai tempi degli antichi romani, nel nord del Lazio invece si dice che è nata con gli Etruschi. Molto antica sembrerebbe anche la tradizione della porchetta nel comune del teramano Campli, in Abruzzo. Secondo altre fonti la porchetta avrebbe origine a Poggio Bustone in provincia di Rieti, secondo altri questa sarebbe diffusa anche nelle Marche o in Romagna.  

“La porca, la porca! Ciavemo la porchetta signori! La bella porca del’Ariccia co un bosco de rosmarino in de la panza! Co le patatine de staggione!… Carne fina e delicata, pe li signori proprio! Assaggiatela e proverete, v’oo dico io, sore spose: carne fina e saporita!… Porchetta arrosto cor rosmarino! e co le patate de stagione…” scriveva Carlo Emilio Gadda in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana riferendosi alla Porchetta di Ariccia. Sembra infatti che la ricetta originale, quella aromatizzata al rosmarino, sia tutta ariccina. In Umbria, al contrario, a fare da padrone sulla carne è il finocchio selvatico. Dopotutto, dal 14 giugno 2011, a livello europeo, la Porchetta di Ariccia ottiene il riconoscimento di indicazione geografica protetta (IGP).

Molte sono quindi le curiosità che caratterizzano il territorio dei Castelli Romani, alcune incerte e ancora fonti di studio, altre conclamate e da far conoscere, non solo a chi viene a visitare le nostre bellezze.

Elisabetta Di Cicco

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