POLITICA

23enne costretta a partorire in Carcere, Eleonora Mattia: “I bambini non paghino per colpe non loro”

CARCERE VELLETRI

Si è svolta questa mattina in IX Commissione del Consiglio Regionale del Lazio un’audizione relativa al parto della giovane donna nel carcere femminile di Rebibbia. Erano presenti il Garante Regione Lazio dei diritti delle persone private della libertà personale, Stefano Anastasia, e la Direttrice aggiunta presso la Casa Circondariale Femminile di Roma Rebibbia Germana Stefanini, dott.ssa Alessia Rampazzi. Nel corso dell’audizione è stata ripercorsa la vicenda che ha coinvolto la giovane donna senza fissa dimora che ha partorito in cella.  

“La triste vicenda che ha coinvolto Amra, 23enne costretta a partorire in Carcere, appare ancora più nebulosa dopo aver ascoltato con attenzione la ricostruzione della Direttrice Rampazzi. Come confermato anche dal Garante dei detenuti del Lazio Anastasia, la principale perplessità rimane quella sull’adeguatezza della misura detentiva considerando lo stato di gravidanza avanzato della giovane donna e la mancata valutazione dell’istanza di revoca e attenuazione della pena fatta dell’avvocato della donna”, dichiara Eleonora Mattia, Presidente della IX Commissione Consiglio Regionale del Lazio.

L’interessata si trovava in carcere per furto insieme ad altre quattro donne incinta che fanno ingresso nell’istituto penitenziario non essendo stato riconosciuto come un impedimento al carcere cautelare il loro stato di gravidanza. Dopo 14 giorni di isolamento dovuti alle norme anti Covid, il 1° agosto viene presentata istanza di scarcerazione dall’avvocato e richiesta una relazione sanitaria urgente. Il 18 agosto la donna viene portata in ospedale d’urgenza, ma subito dimessa, e la notte tra il 30 e il 31 agosto partorisce in cella supportata da un’infermiera e un medico sopraggiunti.  

“Il punto non è lo svolgimento dei fatti – regolare da parte dell’istituto di Rebibbia – ma l’opportunità che quella donna si trovasse in carcere in avanzato stato di gravidanza. Siamo la Regione che ha sostenuto spazi come Casa Leda per detenute con figli e non possiamo che ribadire, non solo che la tutela della dignità è il nostro in ogni azione relativa alle pene detentive, ma soprattutto che il superiore interesse dei minori deve essere garantito sempre, i bambini e le bambine non paghino per colpe non loro”. 

Durante l’audizione il Garante ha ricordato la discussione in Commissione Giustizia alla Camera in merito alla proposta di legge che prevede l’istituzione di un fondo dedicato per l’inserimento dei nuclei mamma-bambino all’interno di case famiglia e comunità alloggio 

“Mi farò carico – conclude Mattia – di presentare una mozione in Consiglio Regionale affinché il Lazio sostenga, in sede di Conferenza con Stato-Regioni, la proposta di legge nazionale e nessun bambino e nessuna bambina veda la luce in carcere”.

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