CRONACA

Monte Compatri – San Silvestro, un bilancio di fuoco per la Collina degli Asinelli

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“Pensavamo di esserci salvati per quest’anno” e invece martedì 14 settembre alle tre del pomeriggio un vasto incendio è divampato a Pratarena, nella zona sottostante le abitazioni. Il vento ha iniziato a spirare verso nord e di lì a breve Andrea Sciacqua, presidente della Protezione Civile Beta 91, ha lanciato l’allarme alla Collina Degli Asinelli di San Silvestro.

Lucia Russo, la volontaria che da dieci anni gestisce la struttura, si è trovata le fiamme davanti: dopo appena due ore dall’inizio dell’incendio, è stata costretta ad evacuare gli asini, i cavalli, i maiali, le galline, le oche e tutti gli animali di cui quotidianamente si prende cura, perché il pericolo della devastazione era ormai troppo concreto. Nel frattempo, un enorme dispiegamento di forze tra civili, volontari e forze dell’ordine cercava di salvare il polmone verde di San Silvestro dalle fiamme: “sono intervenuti quattro elicotteri, tre regionali e uno della forestale – ha raccontato Andrea Sciacqua – quindici associazioni di Protezione Civile, almeno venticinque mezzi antincendio, una settantina di operatori e numerosi volontari civili”.

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Un massiccio intervento che ha sventato il peggio, la Collina degli Asinelli è stata in larga parte risparmiata, ma il bilancio è stato ancora una volta pesantissimo: in attesa del censimento ufficiale che inibirà il pascolo per cinque anni su quei terreni, il Presidente della Beta 91 ha dato una stima di almeno 30 o 40 ettari andati a fuoco e la bonifica di mercoledì è stata straziante: “nel silenzio, tra i cadaveri dei rettili e dei piccoli animali del bosco che non sono riusciti a fuggire”.  Non contento, il piromane – su cui al momento indagano i Carabinieri – ha provato a riappiccare il fuoco proprio il giorno successivo, mentre erano in corso le operazioni di spegnimento sul Monte Ceraso; solo la tempestività dell’intervento ha impedito che a San Silvestro si replicasse quanto avvenuto il giorno precedente.

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Il fuoco ormai non è più un’emergenza ma un morbo endemico di tutto il territorio dei Castelli Romani, una triste routine che si ripete di anno in anno: “bisogna capire che stiamo andando incontro alla desertificazione e che su questi terreni devastati dalle fiamme non crescerà più nulla – ammette scoraggiata Lucia – non possono essere solo i volontari a salvaguardare i nostri boschi, bisogna fare una seria prevenzione e piantare alberi nelle zone incendiate”.

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Prevenzione è la parola chiave anche per Andrea: “le linee spartifuoco sono state fondamentali, così come il drone donato alla nostra squadra e la vasca da 18mila litri di Pratarena, ma è necessario ripristinare tutte le strade interne al Parco nei territori di Monte Compatri, Rocca Priora e Monte Porzio per consentire il passaggio dei mezzi antincendio e portare a termine l’installazione di bocchette antincendio nell’area di Pratarena”.

Sul lungo periodo, invece, dovremmo tutti ripensare alla malsana pratica dello sfruttamento del suolo, capire e pretendere da chi è deputato ad amministrare quale ricchezza siano i nostri boschi, incentivando il cosiddetto turismo verde ed investendo seriamente sul patrimonio naturalistico dei Castelli Romani, cosicché la cultura divenga la prima arma per contrastare quella desertificazione verso cui la follia piromane ci sta conducendo.

Elena Campolongo

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