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Scuola, nella Giornata Mondiale degli insegnanti parla una maestra: “I bambini hanno reagito bene al Covid”

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Oggi è la Giornata mondiale degli insegnanti, voluta nel 1994 dall’Unesco, l’agenzia delle Nazioni Unite che promuove l’istruzione, la scienza e la cultura.
Numerosi i paesi che sottolineano l’importanza degli insegnanti e del loro ruolo fondamentale per formare le future generazioni. L’agenzia DiRE ne ha parlato con la maestra Simona Simoni, che insegna alla scuola primaria ‘Luigi Settembrini’ di Roma.

“Si può dire che ci siano state due fasi legate alla pandemia- racconta- una prima fase che ha riguardato essenzialmente il lockdown, quindi la chiusura totale delle scuole, il dover lavorare completamente da casa, dover insegnare attraverso la didattica a distanza, sperimentata per la prima volta sia da noi insegnanti che dai bambini”.

“Poi c’è stata una seconda fase- aggiunge- in cui io ho avuto la mia classe suddivisa in due tronconi perché, essendo molto numerosa, ha subito una divisione legata proprio alla volontà di contenere il più possibile i contagi. Abbiamo vissuto questa fase di separazione e quella di questo nuovo anno scolastico, che è una fase di riunione, perché finalmente la classe può stare unita, un momento di gioia e felicità ma, nello stesso tempo, sempre di preoccupazione per la situazione pandemica. Senza dimenticare che molto spesso i bambini già dallo scorso anno, e anche questo, devono avere una didattica a distanza perché alcuni di loro hanno parenti o contatti stretti in quarantena o loro stessi sono in quarantena”.
L’insegnante romana prosegue spiegando che “ci sono state tre fasi che ci hanno segnato comunque tanto. Nessuna delle tre è stata bella ma quella di quest’anno, con tutti in classe riuniti insieme, per quanto mi riguarda ha un sapore particolare e, potendo sceglierne una, la ritengo la più bella”.
Se la situazione della pandemia ha creato non poche difficoltà agli adulti, è indubbio che a risentirne maggiormente siano stati proprio i più piccoli.
La maestra sottolinea, però, che “in realtà i bambini sono sempre stati molto maturi nell’affrontare sia la fase del lockdown sia quella della ripresa in presenza a scuola. Nel periodo del lockdown si sono infatti dimostrati molto responsabili, si sono connessi puntualmente nelle ore stabilite, hanno sempre mandato i compiti loro assegnati. Per loro è stato certamente difficile perché è stato complicato anche per noi insegnanti e per i genitori. Eppure hanno reagito benissimo, hanno dimostrato grande maturità, ancora di più nella fase in presenza, perché lì c’era anche l’entusiasmo del vedersi nuovamente”.

“Eppure, nonostante tutto – racconta – i bambini hanno comunque sempre rispettato il distanziamento, hanno sempre indossato la mascherina e hanno rispettato le regole, effettivamente molto rigide, legate proprio al contenimento del virus e della pandemia. Hanno reagito molto bene e, soprattutto in quest’ultima fase, sono anche molto sereni e felici. Molti di loro hanno i genitori e i loro nonni vaccinati contro il Covid-19, si vive in un clima molto più sereno”.
Simone precisa che “però, ovviamente, tutti noi non vediamo l’ora di riabbracciarci fisicamente. Credo che questa sia la cosa che manca di più, sia ai bambini che a noi insegnanti, perché è quella età in cui il contatto fisico è molto importante.
Ovviamente non sono mancati momenti di tristezza, momenti di malinconia legati al ricordo di eventi passati insieme. La speranza è che questo periodo possa finire il prima possibile, così da poter fare il prima possibile un’uscita didattica o un campo scuola”.

Nella difficoltà di insegnare attraverso la DAD, Simona Simone è comunque riuscita a trovare un qualcosa di positivo.
“Ho trovato molte cose positive- informa- e probabilmente per un fattore legato all’età sono stata anche un po’ più fortunata rispetto a molte colleghe. Essendo abbastanza giovane e avendo vissuto con la tecnologia non ho infatti trovato grandi difficoltà nell’approcciarmi alla DAD, a tutto ciò che significava lavorare tramite computer. Nello stesso tempo credo che anche colleghe un po’ più avanti con gli anni, quindi anche con una certa reticenza nei confronti della tecnologia, abbiano trovato anche loro poi alcuni punti forti, perché si sono impegnate molto nel riuscire a superare queste difficoltà, legate proprio all’utilizzo dei computer”.
Simone aggiunge che “adesso noto che, nonostante la DAD per fortuna non ci sia più, anche le mie colleghe tendono comunque a cercare di rimanere il più informate possibile e ad utilizzare sempre di più la tecnologia, hanno fatto di necessità virtù. Per questo ritengo che per la scuola sia stato un bene dover lavorare ‘forzatamente’ con la tecnologia”.

La figura degli insegnanti è fondamentale per lo sviluppo culturale, sociale e psicologico dei bambini. Un’importanza che oggi è stata ribadita anche dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
“Ringrazio il ministro Bianchi per le parole spese per noi docenti- dichiara- soprattutto perché molto spesso siamo una categoria un po’ maltrattata. Avere il suo sostegno è per noi sempre molto importante”.

Socrate diceva: ‘Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare’. Simona Simone insegna in una quinta elementare e avrà il compito di traghettare i suoi studenti verso la scuola media, altra tappa fondamentale nella vita dei bambini.
Ai suoi alunni di oggi, ma anche a quelli di domani, la maestra dice che “in realtà ciò che mi piacerebbe che i miei alunni potessero ricordare è che la scuola è un qualcosa di realmente formativo, un luogo dove anche l’errore è considerato un motivo di crescita, un luogo dove si vivono esperienze non legate soltanto all’insegnamento puro, alla didattica pura, ma a tutto ciò che avviene a scuola, uno dei luoghi educativi più importanti dopo la famiglia”.

La maestra afferma infine che “in classe, pur essendo molto numerosi, viviamo un clima di famiglia. Molto spesso parliamo anche di cose che possono essere accadute al di fuori della scuola, vengono messi al centro pensieri, problemi che possono avere i bambini e che poi si risolvono sempre un po’ insieme. Per cui, dunque, al di là dell’imparare la grammatica o la storia dei Romani, che sono comunque fondamentali, mi piacerebbe che un giorno i bambini si ricordassero di me come qualcuno che li ha portati a riflettere nei momenti di difficoltà o che, in qualche modo, li abbia aiutati nel riuscire a guardare sempre oltre, ad imparare dai propri errori, a capire che non ci si ferma mai davanti alle difficoltà ma che bisogna comunque avere sempre stima e forza in se stessi per superare qualunque tipo di ostacolo”, conclude.

Fonte: DIRE

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