Cultura

Rocca di Papa – Simone Gentilini racconta le sue “Orme”, riuscire a farcela anche quando la vita si accanisce

IMG_20211018_112507

“Orme”, quelle di Simone, che ricalcano quelle di chi lo ha preceduto e che ha amato, ma le sue, oggi, per dire che c’è, nonostante tutto. Lo sguardo proiettato verso il futuro ed una mano tesa verso quella creatura cui ha donato la vita. E’ questo il viaggio introspettivo del giovane di Rocca di Papa, Simone Gentilini, che all’interno della programmazione della Sagra delle Castagne ha presentato il suo libro, in cui racconta una vita fatta di dolore e addii. Tanti, troppi, tali da far smarrire chiunque. Un libro catartico, che rivive e metabolizza le tragedie del passato, guardando al futuro con rinnovata speranza.

IMG_20211017_113226

Tutto inizia con la morte del padre, tossicodipendente, quando Simone aveva solo 3 anni e mezzo, cui è seguita la triste sequenza di lutti e dolore che hanno caratterizzato la sua vita. La madre, che scopre di avere l’AIDS, la gestione della malattia fino alla morte, a 18 anni. La nonna materna, affranta dal dolore, morta anche lei solo 4 anni dopo, e nonno Silvano, rimasto al fianco di Simone fino a quando, carico della vita, è spirato sereno all’ottenimento di un posto di lavoro sicuro negli uffici comunali.

Accanto a Simone, sul palco del Teatro civico di Rocca di Papa, c’era tanto di quel Municipio che lo vede arrivare tutte le mattine: Rosita Millevolte, Alessandra Polidoro, Silvia Fondi ed anche l’assessora Lorena Gatta, che si sono intervallate nella lettura di testi, trattenendo a stento la commozione.

Tra le pagine del libro “Orme”, spesso difficili, Simone parla di sua madre, una donna forte e amorevole, che oggi rivive nella fede calcistica e in quelle canzoni che ascoltava fino allo sfinimento. “Mia madre è il mio idolo, è quello che io sono adesso” ha detto Simone alla platea. “Ho scritto questo libro per mio figlio Samuele, per essere con lui quello che mia madre è stata con me. Voglio insegnargli a vivere con coraggio, anche quando la vita si accanisce in tutti i modi”. –

Simone, dopo aver superato un periodo difficile alla morte del nonno, fatto di depressione, ora rivive in quel passato che lo ha fortificato, e reso la persona di oggi.

“Io sono ancora qui”, questa è la frase di Simone forse più significativa de il libro. Ce l’ha fatta. I brividi percorrono la schiena nel pensare, invece, alle tante persone, anche giovanissime che, sopraffatte, non sono riuscite a riemergere. “Penso spesso anche ai casi di suicidi che si verificano al Ponte di Ariccia – ha detto Simone -, e rivivo i miei momenti bui. Fortunatamente ho avuto accanto persone che hanno capito, ho trovato la forza di parlare e aiuti dalla psicoterapia e dalla psichiatria”.
Orme, appunto, è quel raccontarsi che salva la vita.

Michela Emili



commenta