Con un corteo partito dal Palazzo comunale e approdato in piazza Frasconi, dinanzi al Monumento ai Caduti di tutte le guerre, anche la città di Genzano ha celebrato questa mattina la ricorrenza del 4 Novembre, il giorno in cui l’Italia intera ricorda l’Armistizio di Villa Giusti – entrato in vigore il 4 novembre 1918 – che consentì agli italiani di rientrare nei territori di Trento e Trieste, e portare a compimento il processo di unificazione nazionale iniziato in epoca risorgimentale. Il 4 novembre, lo ricordiamo, terminava la Prima Guerra Mondiale e per onorare i sacrifici dei soldati caduti a difesa della Patria il 4 novembre 1921 – proprio 100 anni fa – ebbe luogo la tumulazione del “Milite Ignoto”, nel Sacello dell’Altare della Patria a Roma. Con il Regio decreto n.1354 del 23 ottobre 1922, il 4 Novembre fu dichiarato Festa nazionale.
Alla presenza delle Forze Armate, delle Associazioni combattentistiche e d’arma e della Polizia Locale, dopo le struggenti note del Silenzio ha preso la parola il Sindaco Carlo Zoccolotti, con un sentito e partecipato discorso. Presenti anche diversi assessori della sua Giunta, a partire dalla vicesindaca Francesca Piccarreta, nonché alcuni consiglieri comunali di maggioranza e opposizione.
IL DISCORSO DEL SINDACO DI GENZANO, CARLO ZOCCOLOTTI
“Siamo qui per celebrare anche quest’anno la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate. La celebriamo in questo 4 novembre, data dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, con il quale l’impero austro-ungarico firmò la resa che sancì la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale nel 1918. Il prezzo di quella vittoria fu di oltre 4 milioni di soldati mobilitati, di cui circa 250.000 giovani appena diciottenni, 600.000 morti e 1.500.000 feriti, 400.000 civili che avevano abbandonato le proprie case sulla linea del fronte.
Davanti a numeri come questi non è mai scontato ribadire il senso profondo di una celebrazione come questa, che niente ha a che vedere con un festeggiamento nazionalista della vittoria, come pure è stato in tempi pre-repubblicani, ma che serve a onorare il tributo di milioni di italiani. Siamo qui quindi innanzitutto per un doveroso e deferente omaggio ai nostri concittadini genzanesi caduti o dispersi nella Prima e nella Seconda Guerra Mondiale e in tutte le guerre. Il loro sacrificio ha contribuito alla nascita dell’Italia Repubblicana: unita, libera e democratica.
Ricordarli quest’anno ha un senso ancora più profondo, giacché cade il centesimo anniversario del Milite ignoto. Sono passati cent’anni infatti da quando il Parlamento italiano votò per celebrare il sacrificio dei tanti caduti e dispersi senza nome attraverso la traslazione di una salma dai territori del fronte all’Altare della Patria e la concessione di una Medaglia d’oro al valor militare. La salma fu portata da Aquileia a Roma con un treno a velocità moderata in modo che presso ciascuna stazione la popolazione ebbe modo di onorare il caduto simbolo. Le immagini struggenti e al contempo orgogliose di quei giorni, con ali di folla in ginocchio al passaggio del treno e lanci di fiori da parte di donne e bambini raccontano forse meglio di tante pagine il dolore profondo che colpì tutto il Paese, anche territori lontani centinaia di chilometri dal fronte. Proprio un paio di giorni fa una perfetta rievocazione di quel treno ha raggiunto la stazione Termini e fino all’8 novembre si potrà visitare nella Stazione di Roma San Pietro. Credo che sia un’occasione da non perdere, in particolare per le nuove generazioni: è un’iniziativa che permette di toccare con mano quel momento di straordinaria solidarietà e unità nazionale.
E proprio all’unità nazionale è doveroso dedicare un pensiero nel giorno in cui la celebriamo. Mai come in questo tempo di crisi pandemica ci siamo resi conto dell’importanza di un’Italia unita istituzionalmente ed emotivamente, al di là di ogni particolarismo che pure esiste e fa parte della nostra storia. Il nostro cuore è con la città di Trieste, che insieme a Trento entrò definitivamente a far parte del nostro Paese proprio in seguito all’armistizio di Villa Giusti e che proprio in queste settimane sta vivendo una situazione difficile, con un forte aumento dei contagi da Covid-19 dovuto principalmente alle reiterate manifestazioni contro il Green Pass. Con la stessa convinzione con cui ribadiamo per l’ennesima volta che la vaccinazione è l’unico strumento in grado di salvare le vite nostre e dei nostri cari e che vaccinarsi è innanzitutto un dovere civico, è necessario sforzarsi in ogni modo per non cadere nella trappola di guardare come un nemico chi oggi, in buona fede e senza eccedere nella violenza, si trova nella condizione di protestare contro le misure attuate dal governo. La forza della nostra Italia unita e repubblicana è quella di non cedere ai ricatti e alle violenze degli estremisti e di far rientrare il resto del dissenso nelle dinamiche democratiche su cui fondiamo la nostra vita costituzionale.
Il 4 novembre è anche il giorno delle Forze Armate. Il ringraziamento mio e di tutta la comunità va ai militari in servizio in Italia e nelle missioni internazionali di pace all’estero. A loro va tutto il nostro sostegno nell’onorevole svolgimento dei loro compiti al servizio della Repubblica. E permettetemi di chiudere questo breve discorso con un pensiero per colui che la Costituzione pone al comando delle forze armate e a rappresentanza dell’unità nazionale, il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che tra poco più di due mesi terminerà il suo mandato. Sono stati anni difficili, soprattutto questi ultimi, per tutta la popolazione, ma non vi è dubbio che lo sarebbero stati ancora di più senza la sua saggia guida. Ha svolto il suo lavoro con fermezza e gentilezza, guidando la politica italiana nei momenti di maggiore tensione e restituendo un grande senso di sicurezza a tutti noi cittadini ed è per questo che resterà sempre un grandissimo esempio delle migliori virtù del nostro Paese”.
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