E’ un asfalto macchiato di sangue quello sotto la galleria del lungolago di Castel Gandolfo, dopo l’incidente mortale che ha coinvolto il ciclista romano Andrea Conti. L’uomo, che abitava in via Louis Daguerre, nel quartiere Ardeatino, aveva scelto il lungolago dei Castelli Romani come meta sportiva, incontrando però la morte in uno scontro con un furgoncino Doblò, guidato da un 46enne che lavora per un forno di Marino.
Un urto fatale, nulla è valso l’intervento dei sanitari del 118. Il ciclista avrebbe compiuto 54 anni il 18 gennaio. Una tragedia immane che ha riacceso la polemica sulla sicurezza della galleria che collega Castel Gandolfo con il Comune di Marino, e che ricade sul territorio di entrambi i Comuni. 500 metri di competenza però della Città Metropolitana di cui da tempo viene segnalata la mancanza di illuminazione e l’umidità che rende l’asfalto scivoloso.
Era febbraio del 2016 quando un intervento sotto la Galleria del lago Albano, che lo collega con la via Appia, ha visto l’installazione dell’impianto di illuminazione, oggi considerato non sufficiente. Prima dei lavori, il transito sotto la galleria era stato interdetto ai ciclisti e pedoni, ed era stato imposto un limite di velocità 30 km/h, proprio per evitare rischi alle persone.
Si poteva fare di più per prevenire questa tragedia e ridurre i rischi? Noi crediamo certamente di si…
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