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I Comitati per il Diritto alla Casa scrivono al Premier Draghi per “la tragedia degli abbattimenti di case di necessità

casa

In questi giorni a Parma è in corso di svolgimento la trentottesima assemblea dell’A.N.C.I., Associazione Nazionale Comuni Italiani, a cui oltre ai primi cittadini, stanno partecipando anche le più alte cariche dello Stato. “Rinasce l’Italia, i Comuni al centro della nuova stagione”, questo il titolo della due giorni di lavoro in cui si sta discutendo della necessità di una rapida ripresa economica a seguito della profonda crisi che ormai da circa due anni attanaglia tutto lo Stivale ed in modo particolare le fasce più deboli della società.

Considerato che nonostante l’attuale drammatico scenario di crisi, si continua ad abbattere case di prima necessità costruite ormai venti, trenta anni fa senza titolo a causa delle inadempienze dello Stato, alcuni Comitati per il diritto alla casa di varie regioni d’Italia tra cui il Coordinamento dei Comitati a Difesa del Diritto alla Casa della regione Campania, il comitato Equi Diritti del Lazio, il Comitato della regione Sicilia, Casaurea e Rigenerazione Urbana, hanno fatto pervenire ai Sindaci presenti, al Capo dello Stato e al Premier Mario Draghi, un documento dal quale emerge che gli abbattimenti delle case di necessità tutt’ora in corso costituiscono un impressionante ed insostenibile onere economico a carico dello Stato e ad una tragedia sociale senza fine per le famiglie colpite che restano così senza un’abitazione e spesso senza poter avere neppure la possibilità economica di fittare una casa alternativa.

Nel predetto documento pertanto chiedono, che anziché negare con le demolizioni il diritto alla casa, si dia la possibilità ai proprietari di prime case di poter accedere ai relativi fondi statali per poterle adeguare sia dal punto di vista eco-sostenibile che della sicurezza laddove, ovviamente, gli immobili non insistano in zone ad alto rischio idrogeologico, idraulico e marittimo come ci spiega l’Avv. Francesco Montella, Presidente del Coordinamento dei Comitati a Difesa del Diritto alla Casa della Regione Campania.

DI SEGUITO IL DOCUMENTO INTEGRALE:
APPELLO AI SINDACI PRESENTI ALLA 38ª ASSEMBLEA ANCI

Come è a tutti noto il 5 maggio 2021 è stato pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio il testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) trasmesso dal governo italiano alla Commissione Europea dal titolo “Italia domani” dal valore complessivo di 235 miliardi di euro tra risorse Europee e Nazionali.
Sono due gli obiettivi fondamentali del PNRR: riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica e contribuire ad affrontare le debolezze strutturali dell’economia italiana. Le sei Missioni del Piano sono: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute.

Il Piano è in piena coerenza con i sei pilastri del NGEU e soddisfa largamente i parametri fissati dai regolamenti europei sulle quote di progetti “verdi” e digitali. In particolare, il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili del Piano sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale.
A questi si aggiunge un altro obiettivo chiave che è la transizione ecologica, cioè l’idea di un percorso per un Paese più innovativo e digitalizzato, più rispettoso dell’ambiente, più aperto ai giovani e alle donne, più coeso territorialmente.
Può anzi sostenersi che la transizione ecologica, come indicato dall’Agenda 2030 dell’ONU e dai nuovi obiettivi europei per il 2030, è proprio alla base del nuovo modello di sviluppo italiano ed europeo.
Migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, oltre che per lasciare un Paese più verde e una economia più sostenibile alle generazioni future ed oltre che per accrescere la competitività del nostro sistema produttivo ed incentivare l’avvio di attività imprenditoriali nuove e del settore edilizio, significa anche, e forse soprattutto, garantire la sicurezza e l’efficienza del patrimonio edilizio pubblico e privato.

Ed è per tale motivo che cli investimenti previsti saranno concentrati sulle seguenti linee: a) attuazione di un programma per migliorare l’efficienza e la sicurezza del patrimonio edilizio pubblico; b) utilizzo di un incentivo temporaneo per la riqualificazione energetica e l’adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare privato c) edilizia sociale, d) sviluppo di sistemi di teleriscaldamento efficienti.

In questo contesto non può essere ignorato il problema della casa, non può essere dimenticato che ci sono 650mila richieste inevase per accedere agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, che al numero di famiglie in attesa nelle graduatorie dei Comuni si aggiungono 50mila nuove sentenze di sfratto ogni anno, che esiste, soprattutto nel Mezzogiorno, un patrimonio edilizio “abusivo” inteso in senso lato e comprensivo di abitazioni per le quali sarebbe in corso “il condono” ed altre in teoria, ma sporadicamente nei fatti, destinate all’abbattimento.

Servirebbero almeno 300 mila nuove unità di edilizia sociale necessarie per rispondere al fabbisogno.
Il “Forum Diseguaglianze e Diversità”, che riunisce ricercatori, accademici e numerose realtà che vanno da ActionAid a Caritas Italiana passando per Cittadinanzattiva e Legambiente, hanno indagato il problema dell’abitare in Italia per rimettere le politiche abitative al centro dell’agenda.
Ed hanno constatato che a fronte dei 200 miliardi del Piano di Ripresa e Resilienza, le previsioni di spesa sul tema della qualità dell’abitare e dell’accesso a una casa sono bassissime: sono stati messi complessivamente 8,5 miliardi su rigenerazione urbana e housing sociale, di cui 3 miliardi già in essere e 5 come nuovi investimenti.
Per l’incremento di case “sociali” in senso stretto, i finanziamenti sono 500 milioni di euro – una delle voci più basse dell’intero piano.

Per l’efficientamento energetico e sismico dell’edilizia abitativa pubblica e privata i numeri parlano di 10,26 miliardi
Sono problemi che iniziano ad essere indagati con forza in tutta l’Unione Europea, di fronte a un deficit di ricerca e conoscenza. A gennaio il Parlamento Europeo ha approvato una relazione “sull’accesso a un alloggio dignitoso e a prezzi abbordabili per tutti”, voluta dall’eurodeputata dei Verdi e del Gue Kim Van Sparrentank. Le centinaia di dati raccolti all’interno, provenienti da svariate fonti di ricerca, aprono uno squarcio sulle condizioni dell’abitare nell’Unione. Vi si legge che, secondo le stime di Eurofound, gli alloggi inadeguati costano alle economie dei Paesi comunitari 195 miliardi di euro all’anno
La relazione fotografa anche il fatto che, fra 2010 e 2018, una persona su dieci nel vecchio continente ha speso più del 40% del suo reddito per l’alloggio.: si tratta della voce più elevata fra quelle per la sussistenza personale.
Dentro questa categoria rientrano il 38% delle famiglie a rischio povertà.
Ogni notte in Europa 700mila senza dimora devono dormire nei centri di accoglienza o in strada
In questo contesto procedere sulla strada degli abbattimenti risulta improponibile: i costi degli abbattimenti supererebbero e di gran lunga, quanto stanziato per dare una casa a chi non l’ha, ai migranti, a chi viene sfrattato e a chi non ha comunque le risorse per accedere ad un alloggio.

Oltre che, in molti casi, moltiplicherebbe il numero dei senza tetto per i quali trovare una soluzione abitativa!
La questione è di tale portata da assorbire ogni altra considerazione.
Nessuno Stato Europeo, e l’Italia meno degli altri, e per il suo Mezzogiorno ancor meno, può consentirsi spese per abbattere case, spese per togliere un tetto ai propri cittadini!
La comparsa e la diffusione della pandemia globale denominata COVID-19 scoppiata su tutto il territorio nazionale ha fortemente danneggiato l’economia nazionale rendendo sempre più certo l’avvio di una fase di recessione economica a livello internazionale. Contrariamente alla crisi del 2008/2009, che aveva interessato inizialmente soltanto il settore della finanza e si era poi diffusa anche nell’economia reale, quella originata dalla pandemia è stata fin dall’inizio una crisi dell’economia reale, determinata dall’imposizione di blocchi alle attività lavorative e quarantene obbligatorie, che hanno avuto un impatto negativo sulle famiglie italiane.

In questo scenario assumono un carattere sempre più tragico le demolizioni delle case di necessità. Amareggia ancor di più, il triste dato che di fatto vanno giù case costruite venti o trent’anni fa e che quindi, ormai, sono abitate dai figli e dai nipoti (in alcuni casi anche dai pronipoti) di chi avrebbe commesso l’abuso di donare un tetto sicuro alla propria famiglia.
Quali che siano i motivi che hanno determinato il proliferare dell’abusivismo edilizio, non tutti addebitabili ai cittadini, pare certo che non si possa continuare ad abbattere case, e soprattutto, le case di prima necessità abitate da famiglie umili e modeste, che hanno riposto in quel tetto l’unico bene realizzato con anni e anni di sacrifici e debiti. Ed anche per le grandi costruzioni, i palazzi, le ville e gli immobili del cd. cemento selvaggio si potrebbe pensare a sistemi attraverso cui non continuino a costituire solo fonte di profitto per i potentati economici, costringendo questi soggetti a risarcire i danni e a consentire l’utilizzazione dei volumi realizzati con progetti di housing sociale.

Pare evidente che, al di là di ogni altra considerazione legale e morale, al di là della necessità di analitico esame di alcune spinose questioni, certo non estranee agli interventi da chiedere al Governo, esiste un tema di fondo: il diritto alla casa è un diritto costituzionalmente riconosciuto, è un diritto riconosciuto come diritto umano, è un diritto di natura primaria e non ci potrà essere un futuro per una società che non ponga in essere ogni strumento utile e possibile per assicurarne la tutela.

Esistono poi problemi, anche importanti ma che, di quello illustrato, sono in fondo, dei corollari:
1) il primo è che i Governatori e i Sindaci non hanno reali possibilità di intervenire per la soluzione dei problemi dell’abusivismo e dell’edilizia residenziale pubblica, perché sulla materia esistono poteri delle Procure, delle Questure, delle Prefetture, dello Stato che rendono, spesso, troppo spesso, le azioni degli Enti locali incostituzionali o, addirittura, illegittime.
2) nonostante i poteri dello Stato Centrale non si è avuta la definitiva equiparazione dei cittadini italiani, perché , ad esempio, a differenza della Legge del 28 febbraio n. 47/1985 ovvero della Legge del 23 dicembre n. 724/1994, con il D.L. 269/03 convertito in legge 326/03, il Legislatore, pur essendo intervenuto su tutto il territorio nazionale disponendo il condono delle opere ultimate entro il 31 marzo 2003, non ha inciso in maniera uguale per tutti perché, non essendo ammissibile la sanatoria di opere contrastanti con le norme urbanistiche e le prescrizioni paesaggistiche, ha ristretto fortemente l’area di condonabilità. Inoltre, in alcune Regioni, si è dichiarata la non applicabilità di tale sanatoria e, nonostante che la Corte Costituzionale, con sentenze n. 199/04 e n. 49/06, abbia dichiarato l’illegittimità costituzionale di queste scelte, la questione reale è rimasta, di fatto, insoluta.
3) La normativa in materia risulta vaga e confusa e non consente un reale coordinamento con una pianificazione corretta degli interventi sul territorio.
4) Le problematiche sono aggravate dalla necessità di sottoporre la casa ad una doppia valutazione di conformità, con riferimento alla data della loro costruzione e con riferimento alla data della loro sanatoria.
5) Il regime catastale e tributario è incerto e rende molto frequente che anche sul piano dei tributi dovuti allo Stato ci sia una forte disparità di trattamento tra zone diverse della nazione, tra Regioni o, addirittura, fra Comuni e Comuni della medesima Regione.
6) I giudici cercano di graduare gli abbattimenti ma, nella sostanza, non è né legittimo, né equo rimettere alle singole Procure, e all’ideologia più o meno rigorosa dell’una o dell’altra, le sorti di famiglie, donne, bambini che, quanto meno, dovrebbero ottenere il rispetto del principio che la legge è uguale per tutti
7) la riforma del catasto, il super bonus, la necessità del risanamento ambientale, della sicurezza, del risparmio energetico, dell’uso di fonti alternative e tutte le misure dei pacchetti per il clima, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, la salubrità e la sicurezza del patrimonio edilizio, risultano irreversibilmente compromesse e rese complesse, dalla presenza di un patrimonio edilizio “abusivo” che riduce, significativamente, la forza degli interventi di riforma ed innovazione.
8) e, infine, sempre per rimanere a temi sfiorati, la presenza dell’abusivismo impedisce o costituisce l’alibi, per una carenza ormai drammatica di programmazione e realizzazione di opere pubbliche, di strade, piazze, fogne, infrastrutture primarie e secondarie che non si pianificano con l’alibi che i piani regolatori urbanistici classificano le zone come destinate al verde, come inedificabili, come “rosse” per il sisma etc. etc.
9) il punto di non ritorno è visibile dove, come nel caso della costruzione dei prefabbricati dopo che interi paesi sono stati rasi al suolo o del ristoro e contributo per le case realizzate e, ormai, crollate o da abbattere per motivi di sicurezza…. si è ancora continuato a discutere della loro “conformità urbanistica” …….
Pertanto, come cittadini, e a supporto dei Sindaci

CHIEDIAMO
AI SINDACI STESSI PRESENTI ALLA 38ª ASSEMBLEA ANCI
di sollevare con forza la questione della crisi abitativa in Italia per:
OTTENERE
1. l’approvazione di un decreto-legge di sospensione immediata degli abbattimenti delle prime case di necessità su tutto il territorio Nazionale sia in funzione della drammatica situazione sociale venutasi a determinare a causa della pandemia da Covid-19 sia per la profonda crisi economica che sta attanagliando in modo particolare le fasce più deboli del Paese;
2. l’impegno da parte del Primo Ministro Mario Draghi ad un intervento del Governo Italiano sui territori per assicurare la salubrità del tessuto urbanistico, a cui accostare pianificazioni di dettaglio delle città per far emergere le situazioni illegittime ed operare nell’ottica del ripristino della legalità di queste con l’approvazione di una legge speciale, da valere sull’intero territorio nazionale, per la conservazione dei manufatti abusivi, laddove a ciò non ostino considerazioni di sicurezza, salubrità, presenza di rischio idrogeologico, idraulico e marittimo o altri prevalenti interessi pubblici alla vita e alla salute.
3. L’impegno per un efficace controllo del territorio, con poteri di vigilanza ed intervento diretti ai Sindaci, per garantire che ogni eventuale nuovo abuso edilizio commesso sarà immediatamente represso dalle istituzioni preposte.
4. L’ impegno a garantire, in caso di abbattimenti, pochi, debitamente e adeguatamente motivati, la previa assegnazione di alloggio alternativo alle famiglie esecutate i cui immobili siano stati già oggetto di demolizione e che risultino previe di adeguate alternative abitative.

In nome e per conto dei CITTADINI
avv. Francesco Montella 
per Cordinamento dei Comitati a Difesa del Diritto alla Casa della regione Campania
Cristina Milani 
per comitato Equi Diritti
Valeria Vitolo 
per Incasanati
Fabio Zippo Cipriano 
per Rigenerazione Urbana Casal di Principe
Nicola De Dominicis 
per Comitato Casaurea
Salvo Foresta 
per Comitato Regione Sicilia

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