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Nasce la prima Casa Rifugio per donne vittima di violenza della Asl Roma 6 grazie alla Cooperativa Alteya

donna
Traguardo importante della Cooperativa Alteya, impegnata anche in progetti sociali a sostegno della disabilità
È un lavoro impegnativo ma ricco di umanità quello della Cooperativa Alteya nel Cuore di Galloro ad Ariccia, che dal 2013 è quotidianamente al fianco delle fasce più deboli della comunità, offrendo assistenza, formazione e inclusione a persone con disabilità e disagio sociale, donne vittime di violenza e persone affette da Alzheimer.
Tra le conquiste più importanti, il Presidente Claudio Dell’Anno ha parlato del traguardo del 25 novembre, quando presso la Procura di Velletri è stato siglato il Protocollo sulla Violenza di Genere e la Cooperativa Alteya, insieme all’Ordine degli Avvocati di Velletri e all’Ordine degli Psicologi del Lazio, che vedrà nascere la prima Casa Rifugio per donne vittima di violenza nei comuni dell’ASL RM 6, raccogliendo così i frutti di un lavoro che si sta portando avanti da più di un anno e che ha reso tale giorno una data importante per affrontare la piaga della violenza sulle donne in modo fattivo.
Una Casa Rifugio il cui indirizzo, per ovvie ragioni di sicurezza delle donne ospitate, non verrà reso noto e per il quale si hanno in serbo progetti che mirino a restituire loro indipendenza e prospettive per il futuro: “Nella Casa Rifugio penseremo ad accogliere queste donne – ha spiegato il Presidente di Alteya, Claudio Dell’Anno – e ad attivare dei corsi di formazione professionale per dare loro una prospettiva futura di indipendenza”.
Parallelamente, la Cooperativa continua da cinque anni a gestire l’assistenza ai malati di Alzheimer con il progetto Caffè Alzheimer: un sostegno a 360 gradi rivolto a 37 persone affette da questa malattia e soprattutto alle loro famiglie, troppo spesso sole e disarmate nel combattere la disperazione e la vergogna che questa condizione si trascina dietro. Un carico umano pesantissimo da sopportare, fatto di mariti, mogli e figli costretti a giustificarsi di fronte alla società e a convincere magari le cassiere di un supermercato che il proprio caro non ha infilato quel prodotto in tasca per rubare, ma perché affetto da Alzheimer, subendo la vergogna pubblica di sentirsi dare dei ladri perché non creduti.
Episodi che ritraggono una società ancora molto ignorante sulle tematiche della malattia e della disabilità tout court, in cui l’obiettivo dichiarato dal Presidente Dell’Anno di “integrare la dimensione sociale e sanitaria” sembra essere lontano. Per questo la Cooperativa Alteya si sta muovendo sempre di più al di fuori delle strutture in cui opera, portando le persone con disabilità e disagio sociale a contatto con il mondo che c’è oltre le RSA di Villa Albani e la struttura di Cuore di Galloro. Tra i 48 disabili gravi ospiti dell’RSA Villa Albani gestita dalla Cooperativa Alteya, due volte al mese un gruppo di 10 persone con disabilità frequenta il corso di cucina alla Pizzeria Cocchi’s di Anzio e a breve verrà attivato anche il corso da barman nel Bar Fefè, dove i ragazzi impareranno a preparare gli aperitivi per i clienti, perseguendo così l’idea che: “più queste persone escono, più la comunità e la società capiscono che non c’è nulla di cui aver timore”.
Progetti che creano entusiasmo per il riscontro che si riceve, per il fatto che sono stati gli stessi proprietari dei locali a proporli, e che fanno sognare in grande la Cooperativa Alteya fiduciosa di poter vedere nel prossimo futuro nascere una fraschetta di pesce in cui lavoreranno i ragazzi e le ragazze con disabilità che stanno seguendo dei corsi di cucina.
Idee che intendono buttare giù quei muri dietro ai quali si è da sempre voluta nascondere la disabilità e la diversità, per creare un vero percorso di integrazione sociale e lavorativa in grado di restituire a queste persone il diritto fondamentale dell’uguaglianza e dell’autorealizzazione.
*Dal mensile cartaceo di novembre di Castelli Notizie
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