Cronaca

“Giustizia per mio figlio Paolo De Sanctis”: il 21enne di Genzano morì cadendo dal Ponte di Ariccia nel febbraio del 2018

A quasi 4 anni dalla morte del figlio Paolo, Gino De Sanctis ha manifestato ad Albano Laziale, dinanzi alla sede della ASL Roma 6

Armato di megafono, e di tutto il dolore e la rabbia che solo un padre che da quasi 4 anni fatica a trovare i perché della morte del figlio può avere, nella mattinata odierna Gino De Sanctis ha manifestato lungo Borgo Garibaldi, ad Albano Laziale, dinanzi alla sede della ASL Roma 6.

L’uomo ha rivolto verso le finestre dell’azienda sanitaria locale tutto il proprio sdegno e disprezzo nei confronti di chi, a suo dire, ha reso possibile la tragedia che nella notte del 17 febbraio del 2018 costò la vita a suo figlio Paolo, che aveva appena 21 anni quando trovò la morte con un terribile volo dal Ponte di Ariccia.

I funerali del 21enne genzanese, cresciuto a Nemi, vennero celebrati il 23 febbraio, presso la Collegiata della Santissima Trinità di Genzano. Un paio di settimane dopo venne anche salutato con uno striscione in Tribuna Tevere (“Ciao Paoletto”), lui che era un grandissimo tifoso della Lazio, la sua squadra del cuore.

Su quanto accaduto nei minuti che precedettero la sua dipartita si concentrarono subito le indagini, ma di lì a qualche mese tutto fu archiviato con le motivazioni del suicidio volontario; una pista che a detta di tutti coloro che conoscevano Paolo non avrebbe avuto alcuna ragion d’essere.

Quella notte Paolo De Sanctis, di ritorno a casa dopo una serata con gli amici, ebbe un incidente stradale intorno alle 2.30 nei pressi della rotatoria di via Sebastiano Silvestri, a Genzano. Uscì di strada ed abbatté un palo con la sua Fiat Panda, che prese fuoco. Per le ferite riportate venne trasportato d’urgenza presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giuseppe di Albano (che chiuse poi i battenti nell’autunno di quello stesso anno, ndr), dal quale venne però dimesso alle 3.44, con 15 giorni di prognosi e una terapia antidolorofica ed antibiotica.

Uscito dal nosocomio il 21enne s’incamminò verso il centro di Ariccia, fino a che, scorto il Ponte, avrebbe per i giudici posto fine alla sua esistenza. Una ricostruzione che ancora oggi lascia sgomenti parenti ed amici, che hanno sempre dipinto Paolo come un ragazzo allegro, positivo, dolce e sincero, che all’indomani aveva in programma un’escursione, altra sua grande passione. Nulla che facesse presagire quanto accaduto, tantomeno un gesto di autolesionismo.

Non un caso, allora, che parenti ed amici si siano subito concentrati su quanto accaduto in Ospedale e, soprattutto, su come sia stato possibile che in quelle condizioni il giovane sia dimesso, senza peraltro accertarsi che ci fosse qualcuno a prendersi cura di lui.

Dure, durissime le parole di Gino De Sanctis, che stamane non le ha mandate a dire a nessuno, facendo nomi e cognomi di chi, a suo dire, ha la responsabilità della “leggerezza che è costata la vita a mio figlio”.

“Aprite le finestre, ascoltate la lieta novella, non vi attappate le orecchie come sempre fate quando provate vergogna”, ha esordito col suo megafono.

“Sono Gino De Santis, papà di Paolo, e sono qui insieme ad amici e compagni di tante avventure, che lo stimavano e gli volevano bene. Ci manca maledettamente e lo dovete sapere tutti, e siamo qui perché a Paolo abbiamo fatto solenne promessa di giustizia e rispetto”.

“E’ il 4° Natale che passiamo senza di Paolo ed oggi, ancora una volta, ricordiamo a tutti che è inaccettabile che ad un giovane di 21 anni venga spezzata la vita nel fiore dei suoi anni, a causa del menefreghismo e del disprezzo della vita umana, che ormai regna sovrano ovunque. I fatti sono questi – ha aggiunto –: la notte del 17 febbraio 2018, dopo aver passato la serata in allegria, Paolo decide di tornare a casa, perché il giorno dopo aveva un’uscita col suo gruppo di escursionisti. Mio figlio non era pusher, non era un drogato e neppure un bandito, non faceva i pestaggi come quelli di Artena”, ha premesso suo padre, che in più passaggi si è lasciato andare ad epiteti ed improperi, che forza di cose censuriamo, non essendo determinanti rispetto alla pretesa di una giustizia che può essere già reclamata esponendo quanto accaduto quella notte.

“Quella sera Paolo ha un grave incidente stradale con l’auto, che nell’impatto prende fuoco. Viene trasportato d’urgenza al Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giuseppe di Albano, dove giunge in pericolo di vita. Dopo aver sbattuto la testa e sfondato un palo, viene accolto con forte trauma cranico e con 1.53 di grado alcolemico. A quel punto accade una cosa gravissima, perché dopo poco, alle 4 di una freddissima notte di febbraio, viene incoscientemente e fuori da qualsiasi logica dimesso, nel più totale disprezzo della vita umana, addirittura con la cannula al braccio” (come è stato in effetti rinvenuto, una volta cadavere, ai piedi del ponte ariccino, ndr).

Paolo – ha aggiunto il padre – è stato dimesso in condizioni disperate, accertate dalle perizie delle consulenze della Procura generale. Si trovava in grave stato di choc e in stato confusionale. Era in stato di ebrezza da alcolemia e aveva un’emorragia cerebrale da trauma stradale…tutto ciò non è però bastato ad evitare che fosse dimesso e non si è stati capaci a fare una Tac o a metterlo in osservazione per 24-48 ore, come previsto in caso di trauma cranico, visto che non parlavamo di un graffio ad un un’unghia o di una puntura di zanzara. Paolo è stato quindi dimesso in condizioni disperate e da lì è uscito, cercando di ritrovare la via di casa, verso Genzano”.  

L’archiviazione – ha aggiunto ancora – è stata indegna, visto che è stato rilevato dalle consulenti della Procura generale come il suo stato foss di “gravissima alterazione delle facoltà mentali e di controllo, come risultanza della combinazione tra emorragia cerebrale ed alcolemia”, ed in questo stato psicofisico Paolo è stato letteralmente buttato fuori dal Pronto Soccorso, alle 4 del mattino, senza avvisare alcun parente od amico”. 

Sul Ponte – ha poi aggiunto suo padre – è precipitato, essendo cascato in piedi, come se stesse camminando e sia inavvertitamente caduto…”. 

Del caso della morte di Paolo De Sanctis ne ha parlato diffusamente anche la trasmissione di Rai 3, “Chi l’ha visto?” (CLICCA QUI per guardare il video ed approfondire la ricostruzione di quanto accaduto). E ancora se ne parlerà, dopo la domanda di avocazione presentata dal legale della famiglia.

All’odierno sit-in ha partecipato anche il capogruppo della Lega di Genzano, Rosario Neglia, che sin dall’inizio del suo mandato consiliare ha posto le battaglie contro la malasanità al centro della sua azione politica.

commenta