Dopo il discutibile post istituzionale del Comune di Genzano, che è sembrato quasi “ridimensionare” i massacri delle foibe adducendo tra parentesi i tanti motivi che li avrebbero generati (con tanto di discutibile intreccio tra causa ed effetto dei crimini commessi), nel pomeriggio di giovedì 10 febbraio 2022 i militanti della sezione genzanese di Fratelli d’Italia si sono ritrovati in Piazza Tommaso Frasconi, al cospetto del Monumento ai Caduti.
Anche la città di Genzano ha così celebrato il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 in memoria delle vittime delle Foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. L’ex consigliere comunale Arnaldo Melaranci, unitamente ai tesserati e simpatizzanti del partito più votato alle Comunali del 2020, hanno deposto una corona in memoria delle vittime delle Foibe e dell’esodo istriano-giuliano-dalmata, nei pressi del Monumento ai Caduti, in piazza Tommaso Frasconi. “Oltre l’odio e la vendetta, oltre il silenzio della storia”, è il motto che ha accompagnato l’iniziativa, tenutasi nel rispetto delle normative anti Covid-19.
A prendere la parola è stato proprio Arnaldo Melaranci, con una pacata quanto dettagliata ricostruzione storica di quanto è stato, ricordando “i crimini dei comunisti titini e le violenze inaudite perpetrate a chi aveva come unica colpa quella di essere italiano. Vogliamo che non venga considerato un ricordo di Serie B rispetto a tanti altri momenti tristi, che non vanno mai dimenticati. Il 10 febbraio è una giornata nazionale che va ricordata, sempre”. Non è mancato, nel suo intervento, un accenno a chi “ha giustificato quanto accadde preferendo evidenziare responsabilità indirette per quanto venne perpetrato ai danni di tante persone”.
Nel post contestato il Comune di Genzano ha fatto accenno alle “complesse vicende del confine orientale che condussero a quelle violenze (lo squadrismo friulano, l’italianizzazione forzata degli slavi, l’aggressione nazifascista alla Iugoslavia, le persecuzioni contro i civili slavi durante l’occupazione italiana dei Balcani, il nazionalismo violento)”. Una premessa che i presenti hanno ritenuto del tutto “fuori luogo e poco utile a creare una memoria condivisa, partendo proprio da fatti che per troppi anni, decenni addirittura, sono stati vergognosamente sottaciuti”.
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