Nel mondo

Venti di guerra tra Ucraina e Russia, Fabio Taddei: “USA guerrafondai, vi spiego le ragioni dei russi”

Generico febbraio 2022

Spirano venti di guerra nell’est europeo, con la tensione in atto sul fronte ucraino – russo che sembra in procinto di tradursi in uno scontro dagli effetti potenzialmente fratricidi. Una soluzione che sono in tanti a voler scongiurare e le diplomazie di mezzo mondo sono a lavoro per contrarre i rischi e ridurre le tensioni. Il tutto mentre i movimenti di truppe ai confini lasciano presagire  ben altro epilogo.

Dai mezzi di comunicazione occidentali si punta il dito sulle mire espansionistiche della Russia, sottacendo – per quanto possibile – le ambizioni della Nato, trainata da quegli Stati Uniti d’America sempre attivi sullo scacchiere internazionale, anche a diverse migliaia di chilometri dal suolo patrio.

In attesa delle evoluzioni abbiamo provato ad andare oltre quanto ci arriva dalle agenzie di stampa, che sembrano non far fatica nell’individuare in Putin e nella sua Russia i responsabili di una tensione dietro la quale i più pessimisti intravedono lo spettro di una Terza Guerra Mondiale.

Abbiamo affidato a Fabio Taddei, per due volte consigliere comunale a Velletri ed ex candidato sindaco, il compito di aprirci ad una visione più russocentrica, lui che ha la doppia nazionalità e parla fluentemente il russo, avendo sposato un’ex sovietica, grazie alla quale fa spesso la spola con San Pietroburgo (un tempo Leningrado), insieme ai loro 3 figli (uno dei quali, il 14enne Nikita, ha appena recitato in un film attualmente nelle sale cinematografiche russe).

FABIO TADDEI IN RUSSIA

Fabio Taddei, laureato in scienze geologiche e ribattezzato negli anni il Marco Polo veliterno per i suoi innumerevoli viaggi, che lo hanno portato a visitare ben 85 Paesi della terra (in tutti e 5 i Continenti), parte mostrando la differenza tra una cartina del 1991 e una del 2022, con la Nato (in viola) che si è allargata progressivamente verso est e la Russia (in rosso) che ha gradualmente perso territorio.

“Chi si allarga e chi indietreggia? Ecco la verità!”, esordisce Taddei, sollecitato da “Castelli Notizie” a dire la sua su una situazione che sa di Guerra Fredda.

“Come cittadino italiano ma anche con cittadinanza russa da oltre 20 anni e con metà famiglia che vive a San Pietroburgo, oltre che appassionato da sempre di geopolitica, storia e geografia, cosa che mi ha portato a viaggiare più volte in tutta la Russia oltre che in 14 delle ex 15 repubbliche dell’ex Unione Sovietica, credo di disporre di un quadro d’insieme chiaro su ciò che sta succedendo nella regione del Donbass e con piacere do un mio contributo a chi non conosce bene la situazione attuale.

Per capire cosa sta succedendo nella regione del Donbass occorre avere conoscenze storiche e geografiche. Partiamo, allora, dalla riunificazione della Germania permessa dal presidente sovietico Mikhail Gorbaciov (osannato in Occidente ma detestato in patria per avere “sfasciato” l’Unione Sovietica) e dall’accordo tra lo stesso Gorbaciov e James Baker, durante la presidenza di Bush padre, nel quale si concordò il ritiro delle basi miliari sovietiche dai Paesi dell’Europa dell’Est che formavano il Patto di Varsavia, a condizione che la Nato non si allargasse verso est neppure di un centimetro, evitando così di inglobarli. Bush assicurò che la Nato non si sarebbe allargata di un centimetro ad est, ma nel tempo abbiamo visto tutti che invece non rispettando questo patto la Nato ha inglobato negli anni successivi Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria, oltre agli ex stati federati della ex Jugoslavia, come Slovenia, Croazia, Macedonia e Montenegro, oltre all’Albania.

Non bastando evidentemente questo, alla Nato, l’allargamento è continuato ad est inglobando pure territori prima appartenuti proprio all’ex Urss, come le tre repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, e tentando con forti ingerenze anche con Georgia, Moldavia, Bielorussia, Kazakistan e, ora, con l’Ucraina. In pratica secondo i voleri degli Stati Uniti d’America – continua Fabio Taddei – la Russia dovrebbe essere completamente accerchiata, pretendendo pure che lo facesse senza battere ciglio. Questa cosa è pericolosa perché porterebbe direttamente a contatto Nato e Russia, senza stati cuscinetto come esistevano prima e non schierati con i due blocchi, come Austria, l’ex Jugoslavia, Finlandia e Svezia, con queste ultime due che sono esse stesse fortemente sollecitate dagli Stati Uniti ad entrare nella Nato!

Dunque – si chiede Taddei – chi è realmente aggressiva? La Russia che è sempre al suo posto o gli Stati Uniti che hanno inglobato nella Nato ben 14 nuovi Paesi tutti dell’Europa dell’Est? Le basi della Nato in Estonia si trovano oggi a 200 km dalla città russa di San Pietroburgo e se l’Ucraina entrasse nella Nato, come è altamente probabile, ci sarebbero basi anche a 400 km da Mosca, la capitale russa. Con i velocissimi missili moderni tutto questo renderebbe indifendibile il territorio russo da un possibile attacco della Nato, e quando parlo di Nato mi riferisco soprattutto agli Usa, visto che gli altri Paesi aderenti all’Alleanza Atlantica hanno potere decisionale quasi nullo.

Generico febbraio 2022

Avvicinandosi sempre più ai confini russi gli Stati Uniti vorrebbero forse piazzare delle basi anche nella Piazza Rossa di Mosca?”, evidenzia Fabio Taddei, con amaro sarcasmo. “Come si può pretendere che un grande Paese come la Russia, già più volte umiliata dall’Occidente negli ultimi 20 anni, continui a subire tutto ciò in silenzio? Non oso immaginare cosa potrebbe succedere a parti invertite, se la Russia mettesse sue basi militari sui confini degli Stati Uniti, in Messico o Canada! Ma forse per capire cosa succederebbe, basterebbe ricordare quando nel 1962 l’Urss di Krushov provò ad installare suoi missili a Cuba, vicino alle coste degli Usa dell’allora presidente Kennedy, e ricordare che per poco non scoppiò la 3^ Guerra Mondiale, grazie anche all’intercessione di Papa Giovanni XXIII.

Perché gli Usa, che non accettarono armi sovietiche vicino ai propri confini, vogliono oggi mettere le loro in prossimità dei confini della Russia? Se loro hanno reagito, come possono pretendere che i russi non reagiscano? Continuando di questo andazzo la Russia sarà costretta a mettere basi a Cuba e Venezuela, le quali hanno già dato il proprio consenso, anche per potersi difendere dalla aggressività degli Usa, a loro così vicini.

Dalla fine della Guerra Fredda, per 20 anni, gli Usa approfittando dello scioglimento dell’Urss e di una Cina allora ancora povera, hanno assunto atteggiamenti da delirio di onnipotenza come le guerre preventive o la follia di volere controllare l’intero pianeta Terra e non a caso oggi hanno 900 basi militari nei 5 continenti della Terra, quando la Russia ne ha 4 o 5 in tutto, fuori dai suoi confini. A cosa gli servono agli Usa 900 basi all’estero? Per beneficienza oppure per esportare democrazia a suon di bombe come abbiamo visto da sempre?”.

E’ qui che la disamina di Taddei si fa davvero impietosa nei confronti degli States, che non esita a definire guerrafondai: “Purtroppo la storia degli Stati Uniti d’America parla chiaro su chi sono, visto che è un Paese nato sullo sterminio di 110 milioni di nativi indiani, che è l’unico nella storia dell’umanità ad avere usato ben due bombe atomiche su popolazioni civili inermi e ad avere passato 220 anni della sua storia su un totale di 230 a stare in guerra con qualcuno; basti pensare che dal 1945 ad oggi hanno fatto circa 200 guerre dove hanno attaccato per primi!”.

FABIO TADDEI IN RUSSIA

Fabio Taddei torna poi a concentrarsi su quanto accade in Ucraina: “Tornando alla crisi attuale, bisogna partire dal colpo di stato fomentato sempre dagli Stati Uniti, che ha fatto fuggire per scampare a morte certa il presidente ucraino eletto Janukovic, filorusso, con tutti i parlamentari della sua maggioranza, vista l’invasione del parlamento e delle sedi giornalistiche e televisive di quei giorni da parte di militanti di estrema destra ucraina. Da allora nelle regioni del sud e dell’est dell’Ucraina, abitate in gran parte da russi, sono cominciati seri problemi visto che i nuovi governanti estremisti hanno iniziato togliendo il bilinguismo, volendo far rimanere la sola lingua ucraina, anche se milioni di russi che abitavano quelle terre da secoli hanno parlato sempre e solo russo. Questo ha provocato la reazione di quelle popolazioni ed è iniziata una spirale di violenza del governo centrale contro le regioni russofone dell’Ucraina”.

“Si è poi arrivati al referendum in Crimea, dove la stragrande maggioranza della popolazione è russa, col risultato che il 95% dei votanti decise per il ritorno della Crimea alla Russia. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea sostennero di non voler riconoscere quel risultato, sul quale non c’è ombra di dubbio, tenuto conto che è stato il frutto della volontà reale del popolo crimeano,  viste le condizioni economiche precarie in cui quella regione versava durante la sua appartenenza alla Ucraina, cosa cambiata radicalmente in meglio da quando è tornata ad appartenere alla Russia nel 2014. Basti pensare al solo Ponte di Crimea (doppio ponte ferroviario ed autostradale), il più lungo ponte d’Europa con i suoi quasi 19 km di lunghezza in mezzo al mare, che collega direttamente la Crimea al resto della Russia e del quale nessuno ne parla qui in Italia, visto il clima di guerra fredda ancora in vigore nei mezzi di comunicazione ed informazione del “civile” Occidente. Io quel ponte l’ho attraversato già due volte e devo dire che è una opera ingegneristica stupenda, messa a disposizione del popolo russo gratuitamente. Ricordo che quando i militari russi entrarono in Crimea, la popolazione era favorevole e molti militari ucraini passarono nelle file russe, tanto è vero che non venne sparato un solo colpo, cosa ben diversa dai 78 giorni di bombardamento della Nato sulla Serbia per la vicenda del Kosovo nel 1999, che ha creato un precedente che ha portato a fare lo stesso nell’Ossezia del Sud e l’Abcasia, staccatesi dalla Georgia nel 2008.

Putin disse che con quell’azione è stato riparato l’errore storico di quando in ambito sovietico Krushov decise per decreto, nel 1954 e senza chiederlo al popolo, di passare la Crimea dall’amministrazione della Russia a quella dell’Ucraina, cosa che non suscitò molte reazioni allora, ma che divenne un problema quando con la fine dell’Urss l’Ucraina divenne indipendente. C’era il rischio che entrando l’Ucraina a fare parte della Nato, la Nato stessa mettesse una sua base al posto della base navale russa di Sebastopoli da sempre russa sin dai tempi dello zar e teatro della guerra di Crimea del 1853-1856, quando l’Impero russo battè francesi, britannici, turchi e Regno di Sardegna, che perse gran parte dei suoi 20.000 soldati mandati li a morire, soprattutto di tifo e colera, in una guerra non loro e solo per i voleri di Cavour.

Nel caso del Donbass – continua Fabio Taddei – è chiaro a tutti che le popolazioni russofone delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, non vogliono più restare con l’Ucraina, visto il rischio di pulizia etnica e visti i loro 14.000 morti civili già avuti in questo conflitto contro lo stato centrale ucraino, dei quali da noi nessuno parla. La Russia si è schierata per difendere queste popolazioni russe del Donbass da un sicuro bagno di sangue, se lasciate sole contro il governo centrale ucraino, cosa fino ad ora riuscita nonostante i tanti morti del conflitto. Per mostrare agli ucraini l’intenzione di difendere seriamente le regioni del Donbass, la Russia ha schierato tante truppe ed armi vicino al confine, ma comunque sempre all’interno del suo territorio. Una cosa del tutto legittima per tutti gli stati del mondo, ma gli Stati Uniti mistificando come loro solito l’hanno spacciata come una imminente invasione russa dell’Ucraina, più volte istericamente annunciata ma sempre smentita dai fatti, nonché dalle intenzioni di Putin e Lavrov.

Putin ha detto alla Tv russa che il Donbass col tempo chiederà da solo l’annessione alla Russia viste le condizioni economiche precarie e l’assoluta incompatibilità a restare sotto il governo ucraino. Quindi non occorre nessuna guerra e siccome gli Stati Uniti lo sanno stanno tenendo in continuo allarme il mondo per una cosa che non accadrà mai. Contro un fine giocatore di scacchi come Putin, un giocatore di poker che bluffa come Biden ha già perso in partenza. Gli Stati Uniti nascondendosi dietro gli allarmi di pericolo di invasione russa dell’Ucraina, zitti zitti stanno riempiendo di armi e truppe l’Ucraina, facendola loro stessi l’invasione… 
Neanche il presidente ucraino Zelensky crede a questi continui allarmi statunitensi di possibile invasione russa e del resto la popolazione ucraina non vede i russi come nemici, visto che sono in pratica un unico popolo da secoli”.

Tutto questo, a detta di Taddei, è allora il “frutto della pazzia di una elite politica che fomenta! Gli Stati Uniti sanno che la loro influenza sul mondo sta calando sempre più, perché la Russia di Putin non è più quella di Eltsin, che loro preferivano in quanto debole e corrotta, ma un Paese potente, con 7.000 testate nucleari e risorse energetiche per i prossimi 500 anni, mentre la Cina è diventata la prima potenza economica mondiale. L’alleanza Cina-Russia sta facendo impazzire gli Stati Uniti, che con loro non possono porsi più facendo la voce grossa, come hanno sempre fatto nelle loro guerre con Paesi più piccoli, che non avevano armi per raggiungere il territorio statunitense.

Il problema più grosso per gli Stati Uniti è però la de-dollarizzazione e cioè quello che molti Paesi mondiali, soprattutto i tanti alleati di Russia e Cina, stanno facendo non volendo più il dollaro Usa come moneta di scambio internazionale. Per gli Usa, che erano abituati a stampare dollari a loro piacimento, sarà un problema anche considerando l’enorme debito, cosa che non sembrerebbero avere Cina e Russia.

Il questa situazione, gli Stati Uniti non vogliono perdere gli alleati europei, sfruttando al massimo qualsiasi cosa per allontanare l’Europa dalla Russia, quando anche i russi sono europei. La Ue è assolutamente appiattita al volere degli Usa i quali cercano scuse per infliggere sanzioni alla Russia, trascinandosi dietro gli europei; la Russia, d’altro canto, risponde con contro sanzioni agli europei, che finiscono per rimetterci. L’ultimo esempio è il gasdotto russo Nord Stream 2, il più grande gasdotto sottomarino del mondo, con i suoi oltre 1300 km di lunghezza e costato 11 milioni di euro ai russi per portare il gas in Europa. Un gasdotto che sarebbe già pronto all’uso, ma contro il quale gli Stati Uniti stanno facendo un boicottaggio a tutto campo per ostacolare i rapporti commerciali tra Russia ed Europa, con la conseguenze che per noi europei il costo del gas è aumentato considerevolmente.

Anche anche se i mezzi di informazione da guerra fredda non ne parlano, ci sono giornalisti incarcerati per loro volere, come Assange, reo di aver svelato i loro crimini di guerra, e come agenti segreti come Snowden, che fuggono in Russia chiedendo asilo politico, non potendo più sopportare storture del sistema statunitense. Per ultimo vorrei soffermarmi su Putin, che non piace agli Stati Uniti perché ha restituito dignità alla Russia, che loro vorrebbero invece debole e povera. Chi lo critica se ne facesse una ragione, visto che la gente in Russia lo vuole e lo vota costantemente”.

Taddei si sofferma poi sull’incubo nucleare: “Sinceramente un Paese con tanti testate atomiche preferisco sia in mano a Putin che a qualcuno meno paziente di lui, e fino ad ora i più grandi oppositori di Putin e leader di grandi partiti come il comunista Zhuganov, il nazionalista Zhirinovsky o il centrista Javlinsky, non sono mai riusciti a vincere una elezione”.

In conclusione Taddei svela il suo pensiero sulle possibilità di un conflitto: “Non credo ci sarà alcuna guerra, almeno da parte russa”. E’ quanto in fondo si augurano tutti, o quasi…

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