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Discarica di Albano, Salute Ambiente: “L’avvocatura regionale ritiene “ragionevole” l’elusione dell’interdittiva antimafia”

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“Discarica di Albano: l’avvocatura regionale “ritiene ragionevole l’elusione dell’interdittiva antimafia”. Abbiamo chiesto: 1) a Vito Consoli e Wanda D’Ercole (Ufficio Rifiuti Lazio) di revocare le due volture rilasciate a Ecoambiente e Colleverde; 2) Alla commissione Trasparenza Lazio di essere convocati di nuovo, visto che la Regione parla solo di Ecoambiente ma “dimentica” la Colleverde e il suo maxibiogas”. Lo scrive l’associazione Salute Ambiente Albano. Che poi continua: “Anche la Regione Lazio (dopo i numerosi solleciti dell’associazione Salute Ambiente Albano) comincia ad avere più di qualche dubbio sulla bontà delle due volture rilasciate dall’Ufficio Rifiuti Lazio (all’epoca guidato da Flaminia Tosini, arrestata per presunta corruzione a marzo 2021) alle società Ecoambiente e Colle Verde che tra il 2019 e il 2020 le quali hanno sub-affittato la discarica di Albano dalla Pontina Ambiente, del Gruppo industriale riconducibile a Manlio Cerroni, grande imprenditore del settore”.

Salute Ambiente Albano aggiunge: “Il fatto è presto detto: sulla società proprietaria (ancora oggi) dell’immondezzaio, la Pontina Ambiente srl, pende una interdittiva antimafia della Prefettura di Roma confermata in via definitiva da due sentenze del Consiglio di Stato, secondo ed ultimo grado della Giustizia Amministrativa, che portano la data del 2017 e 2018. Eppure, tra il 2019 e 2020, l’Ufficio Rifiuti Lazio ha permesso alla Pontina Ambiente, unica titolare dell’autorizzazione di funzionamento dell’immondezzaio, di defilarsi e di far entrare in scena due società ‘pulite’, ossia prive di pendenze giudiziarie, per l’appunto la Ecoambiente e la Colle Verde”.

“Alla luce degli orientamenti giurisprudenziali – scrivono gli avvocati dell’avvocatura regionale del Lazio, Rosa Maria Privitera e Rodolfo Murra – si ritiene ragionevole non poter escludere in radice l’eventualità di un’interposizione fittizia, che troverebbe la propria ragion d’essere nella volontà di eludere i limiti posti dalla normativa antimafia. La configurabilità (…) di un’ipotesi di interposizione fittizia richiede naturalmente una verifica in concreto dei relativi presupposti, fermo restando quanto già evidenziato relativamente ai dubbi di legittimità delle operazioni di affiutto di rami d’azienda poste in essere dalla soc.- Pontina Ambiente e delle volture consequenzialmente rilasciate dalla Regione Lazio”, ricordano dalla associazione.

Che infine conclude: “Lo abbiamo sottolineanto e “urlato” fin dall’inizio in totale solitudine, a questi soggetti non può e non deve essere permesso di gestire rifiuti sul nostro territorio, ne altrove le leggi antimafia non sono un vezzo, sono un baluardo di civiltà”.

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