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I ragazzi e l’abuso di alcol | Ne parliamo con la psicoterapeuta dott.ssa Rosj Guido

Partiamo dal caso della 15enne di Albano che nei giorni scorsi si era sentita male dopo dopo aver alzato un po' troppo il gomito ed è stata soccorsa da Sandro Pacetti, titolare della pizzeria Country

Generico marzo 2022

Il caso della 15enne di Albano che nei giorni scorsi si è sentita male dopo dopo aver alzato un po’ troppo il gomito ed è stata soccorsa da Sandro Pacetti, titolare della pizzeria Country, fa scattare l’allarme sulla questione dell’alcolismo tra i minorenni. All’indomani della vicenda, che ha suscitato sgomento nella cittadina, il gruppo consiliare di minoranza di Fratelli d’Italia ha scritto al Prefetto, Matteo Pianteodosi, chiedendo un intervento per la regolamentazione dei minimarket, i cui gestori vendono superalcolici ai più giovani.

Spaventa l’assunzione di alcol da parte dei minorenni e la questione chiaramente non riguarda soltanto Albano Laziale, dove comunque, la possibilità per i ragazzini di procurarsi bottiglie di vodka a prezzi più bassi di quelli praticati dai supermercati, rappresenta un elemento da non sottovalutare che gli stessi consiglieri di opposizione – Roberto Cuccioletta, Marco Ferrarini e Federica Nobilio – hanno evidenziato al dottor Piantedosi.

<Sembra una nuova tendenza – spiega Rosj Guido, psicoterapeuta, consulente e perito presso il Tribunale ordinario di Velletri – nonostante sia presente nelle vite di molti ragazzi ormai da tempo. Una realtà che non riguarda solo loro, ma le famiglie, le scuole e più che mai le istituzioni. Spesso i genitori che richiedono un percorso di sostegno psicologico per i propri figli, si mostrano desiderosi di capire perché i propri figli arrivano a fare uso o abuso di alcool. Le motivazioni naturalmente possono essere le più diverse e tra queste non può e non deve essere sottovalutata la familiarità, ovvero la predisposizione genetica a sviluppare alcolismo>.

I comportamenti dei giovani sono fortemente condizionati dall’ambiente in cui vivono e, come è noto, l’adolescenza è un’età difficile in cui si sviluppa la voglia a superare limiti fino a quel momento condivisi. <I ragazzi rincorrono la voglia di sperimentare nuove emozioni – continua Guido – forti e talvolta imprevedibili, che li pongano nelle condizioni di agire senza necessariamente preoccuparsi degli effetti che i loro comportamenti possono provocare. Il contesto dovrebbe assumere il ruolo di un opportuno contenitore rappresentato da figure di riferimento che sappiano aiutare a sviluppare un pensiero critico, che valuti gli effetti delle proprie azioni e che definisca il giusto limite. I motivi per i quali i ragazzi abusano di alcool sono molteplici. Purtroppo, erroneamente viene considerato un rito di passaggio all’età adulta e un modo per sentirsi grandi ed emancipati. Se questo può essere tollerato quando il passaggio è normato e non cade nell’abuso, non può essere certamente considerato adeguato quando il bere diventa l’unico strumento considerato valido per divertirsi>.

Dopo avere sperimentato “la paura” della prima volta, alcuni di loro maturano la capacità di riconoscere il limite e l’opportunità di evitare di entrare nella voragine dell’uso di alcool che spesso si trasforma in abuso. <Molti adolescenti che seguo nel mio studio – dice la psicoterapeuta — e che solo in un contesto protetto riescono a manifestare trasparenza e a fare i conti con quanto gli si agita dentro, arrivano a raccontare l’esperienza di “una notte da sballo”. Spesso si inizia “per non sentirsi diverso da chi lo fa”, perché “qualsiasi cosa succede è giustificata, posso dire tutto anche offendere ed essere meschina”. E ancora “ci ubriachiamo perché ci dobbiamo divertire”, “per cercare benessere assumo alcolici”.

L’esplorazione del vissuto emotivo di questi adolescenti è davvero disarmante perché descrive vissuti carichi di dolore e di vuoti emotivi che cercano di riempire proprio assumendo bevande alcoliche. La ricerca dell’alcool spesso diventa la conditio sine qua non per uscire e divertirsi come se “da sobri non ci si possa divertire”. L’acquisto dei superalcolici avviene già a partire dal pomeriggio e spesso anche l’assunzione stessa proprio a confermare il pensiero che da sobri non ci si può divertire. Quanto, inoltre, di peggio emerge dall’esplorazione dell’esperienza di questi giovani è che chi poi non regge l’alcool e tende a sentirsi male finanche svenendo, non viene aiutato “se poi qualcuno sta male viene lasciato solo” e “per gli altri diventa un gioco anche quando ti vedono stare male tanto che fanno riprese e foto che poi si postano nei social o nelle chat comuni”.

La paura di apparire “diversi” dagli altri sembra essere il motore principale che condiziona fortemente, la paura di restare soli, di non essere accettati o esclusi dai coetanei. In realtà è proprio l’uso spasmodico e il perseverare di questi comportamenti che definisce quella solitudine interiore di cui soffrono questi ragazzi. Una solitudine che sembra anestetizzata anche se solo per poco, dalla leggerezza del bere, dal desiderio di divertirsi senza pensare a niente, dalla voglia di passare la barriera del lecito e dalla voglia di poter essere qualcosa di diverso rispetto a ciò che si percepisce essere.

Eppure, l’uso di alcool inibisce la capacità a stare con gli altri e può sviluppare rabbia e comportamenti discontrollati. Spesso chi soffre di forte stress o di disturbi di ansia da performance tende a pensare all’alcool come ad una sorta di “terapia” assolutamente impropria, per le proprietà rilassanti che si attribuiscono anche erroneamente a tali sostanze, non prendendo in considerazione che è nell’abuso che poi si perde il controllo del proprio sentire e del proprio corpo.

Gli effetti dell’alcoolismo sono gravi e coinvolgono sia il fisico sia il cervello. A parte i danni che si possono provocare al fegato, al sistema cardiovascolare, all’esofago e allo stomaco, di certo un danno rilevante lo si produce al cervello attraverso l’attivarsi di un effetto depressogeno e un inevitabile rallentamento dell’attività celebrale. Immaginiamo questi effetti sul cervello di un adolescente quanto possano incidere sulle capacità di attenzione e concentrazione, sull’apprendimento alterando fortemente la sua capacità di critica e giudizio nonché i livelli di AUTOCONTROLLO.

Quanto questo possa essere deleterio è facile immaginarlo e quanto possa esporre a diversi pericoli. Basti pensare a coloro che si mettono alla guida in queste condizioni. Dal punto di vista psicologico è come se il soggetto si programmasse per allontanarsi dal prendersi cura di sé stesso, fuggendo gradualmente dalle proprie responsabilità in un progetto che lo vede propenso a realizzare la propria autodistruzione. Si altera completamente la capacità di problem solving, le capacità mnestiche creando dei danni celebrali che talvolta possono essere irreversibili.

Nella gestione di questo problema che per le sue caratteristiche, può essere considerato un problema di salute pubblica che condiziona ed incide sulla crescita sana ed equilibrata dei nostri giovani, sarebbe necessario un intervento congiunto di tutti coloro si occupano della crescita delle nuove generazioni. Primi tra tutti i genitori che hanno il compito fondamentale di rappresentare un punto di riferimento solido, un modello positivo che i ragazzi devono e possono emulare.

Non è necessario solo dare loro il buon esempio, ma anche creare un clima di condivisione che permetta al giovane di confrontarsi con il proprio genitore e di riflettere sull’opportunità di evitare determinati comportamenti disfunzionali. Esser disponibili all’ascolto attivo, presenti nei momenti di difficoltà, anche quando si tratta di dover gestire un comportamento che esce fuori dalle regole, cercare di dimostrare comprensione e attenzione onde evitare che possano commettere altri errori mettendo oltretutto in pericolo la propria vita>.

rosjy guido
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