Scuola

A Colle dell’Acero (Velletri) 5 giorni isolati per gli studenti del Liceo Vailati di Genzano nel campo di Alta Formazione S.O.S.S. fotogallery video

32 studenti, di cui 26 provenienti dal Liceo Scientifico Vailati di Genzano (e gli altri dalle isole Eolie), hanno vissuto il loro primo campo di Alta Formazione S.O.S.S. (Squadre Operative Soccorso Studenti) vivendo isolati, da mercoledì 23 a domenica 27 febbraio, presso un casolare all’interno del Centro Santa Maria dell’Acero, nelle alture di Velletri

32 studenti, di cui 26 provenienti dal Liceo Scientifico Vailati di Genzano, e un piccolo gruppo di studenti provenienti dalle isole Eolie (Lipari e Salina), hanno vissuto il loro primo campo di Alta Formazione S.O.S.S. (Squadre Operative Soccorso Studenti) vivendo isolati, da mercoledì 23 a domenica 27 febbraio, presso un casolare all’interno del Centro Santa Maria dell’Acero, nelle alture di Velletri, senza utilizzo di telefonino, internet e computer, cucinandosi da soli, passando le giornate con sessioni, stage, seminari e workshop organizzati dal responsabile del progetto S.O.S.S. per il Dojo Zen, Riccardo Ricci, insieme alle maggiori associazioni di volontariato operativo presenti sul territorio, come la Croce Rossa, la Caritas e la Protezione Civile.

“Un totale “resettaggio” del cervello e delle cattive abitudini per uscire finalmente dalla pandemia e dai problemi causati dalla dipendenza di un utilizzo eccessivo di cellulari e internet, riprendendo nella massima espressione il rapporto diretto insegnante/allievo”, ci ha raccontato Riccardo, fondatore del Dojo Zen , che da più di un ventennio opera sul territorio dei Castelli Romani, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, proponendo corsi di alta formazione incentrati su temi quali il team building, il bullismo e cyberbullismo e operando sia nelle scuole stesse che nel Dojo di Albano, la sede dell’Associazione, che si basa sui cinque punti che hanno fatto da perno anche a questa convivenza:
1- non attaccare
2- rispetto
3- tre lati e una fortezza ( cerca aiuto se ne hai bisogno)
4- ciò che succede nel Dojo resta nel Dojo
5 – lascia il Dojo come l’hai trovato

Il campo, giunto alla sua quinta edizione, è però alla prima esperienza con una scuola ed è stato proprio il Vailati, lo scientifico di Genzano, il liceo pilota dove l’iniziativa è stata accolta con entusiasmo e fortemente voluta dalla Dirigente Scolastica, dr.ssa Assunta Mignogna, così come testimoniatoci dal maestro Riccardo, che, per gli allievi del 3° e 4° anno, riconosce 50 ore di alternanza scuola/ lavoro all’interno del progetto oggi rinominato P.C.T.O. (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento).

Il campo nasce in contemporanea con la pandemia per fornire ai ragazzi un’opportunità di vivere un’esperienza di condivisione e di formazione soprattutto di volontariato. I giovani si sono suddivisi in quattro gruppi per organizzare al meglio i compiti di gestione della casa, dalle pulizie alla cucina per arrivare ai workshop, e di esperienze come il baratto, dove ogni gruppo partendo e collocandosi in zone diverse dei Castelli romani, è partito da un mandarino per poi cercare di ottenere progressivamente sempre più cibo.

Subito abbiamo provato a chiedere se volevano una mano in una pizzeria dove stavano caricando della legna per il fuoco ma in modo non molto gentile siamo stati cacciati via”- ci racconta Emanuele, uno degli studenti provenienti da Salina. “Abbiamo fatto qualche altra prova offrendo il nostro aiuto o barattando il mandarino, finché siamo entrati in un bar dove il barista ci ha offerto due ventagli al posto del mandarino e progressivamente siamo andati a scambiare cose di valore maggiore, prima un mandarino poi la pizza e così via. Più che un imbarazzo questa situazione mi ha fatto riflettere un attimo su chi queste cose le fa per vivere perché solitamente noi come società vediamo queste persone come dei rifiuti, perché hanno compiuto delle scelte sbagliate. Magari hanno sofferto molto per quello che hanno fatto, Ma al di là del loro pentimento o meno c’è chi veramente si trova in difficoltà ma viene considerato un rifiuto. E insieme a noi che stavamo facendo un gioco, un esperimento c’era invece chi con questo sperava proprio di sopravvivere e di arrivare alla fine della giornata con qualcosa da mangiare”.

Numerose sono state le attività svolte tra cui il laboratorio di musicoterapia, con il prof. Claudio Gimmi, che ha accompagnato il gruppo in una esperienza di movimento e stimolo sonoro- musicale con l’obiettivo di esplorare il proprio “se corporeo ed emotivo per potenziare stati affettivi positivi quali indipendenza, espressività, creatività e controllo”; la passeggiata ed esplorazione archeologica con una camminata di circa 18 km con l’Associazione “Arco di Diana” (Marco Tudini, Giancarlo Valle, Settimio Tersigni, Riccardo Bellucci, Gaspare Russo) per conoscere il territorio.

L’insegnamento di Tecniche di Qi Gong con il Prof. Gianfranco De Angelis, di Tai Chi con il maestro Fabio Marcelloni, lo Zanshin tech del maestro Maurizio Germano, la prima arte marziale digitale che prepara i giovani per la gestione della tecnologia e delle aggressioni digitali. Corsi di pronto soccorso con la Croce Rossa Italiana, per la quale è intervenuto il Comitato Colli Albani, con il presidente Bruno Pietrosanti e il dott. Danilo Bucciarelli, e seminari come quello sulla tutela del nostro territorio, sacro agli antichi, ad opera di Luca Torchia per l’associazione “Castelli in Green”.

Tanti i momenti di socialità all’interno di impegni fisici e psicologici, di apprendimento e di riflessione, uno tra tutti la terapia del Co-Counseling (una terapia di comunicazione mutuata da Manitonquat, guida spirituale della nazione indiana Wampanoag), giochi all’aperto notturni e attività nel bosco, come l’accensione del fuoco e il cucinare sulla legna, con l’ausilio della squadra della Protezione Civile di Albano (Mauro De Rossi e il suo team) e con l’obiettivo di riappropriare questi giovani di una dimensione più naturale e umana, consapevolizzando la ormai diffusa dipendenza dai telefonini, dai social e dai videogiochi, responsabili tra l’altro degli sfasamenti biologici del normale ritmo sveglia/sonno.

Gli studenti, monitorati e supportati h24 da Riccardo Ricci, affiancato da Guido Gili, “capo clan” scout e infermiere del 118, dalla Federscout Albalonga 1 (Guido Gili, Alessio Servo, Giada Giansanti, Vanessa Pili, Silvia Argano, Nicola Martone) e dalla tutor del liceo Vailati, prof.ssa Iolanda Fabbri, con le colleghe Rossana Sorce e Sonia Nicoli (docenti rispettivamente di inglese e di arte) hanno adottato un sistema di comunicazione “antico” la lettera: chi sentiva il bisogno di scrivere dei pensieri verso un compagno li lasciava nel box riservato al destinatario, posseduto da ogni partecipante.

Al termine del corso ai ragazzi è stato consegnato un diploma come segno di riconoscimento e il brevetto S.O.S.S., con l’auspicio che ogni scuola possa avere il suo gruppo di Squadra Operativa Soccorso Studenti, addestrata quindi alle emergenze.

“Questi giorni saranno irripetibili perché, dalla data di inizio campo, in cui i ragazzi hanno messo via i cellulari per riappropriarsi della comunicazione “cuore a cuore”, è iniziata la drammatica guerra in Ucraina, di cui gli allievi non hanno saputo niente fino al giorno di chiusura, in cui si è ritornati alla vita ‘normale’ . Inutile dire che, diventati ormai soggetti “pensanti” e pienamente attivi, la maggior parte degli allievi vuole ora dare il proprio contributo di volontariato operativo e, come primo punto, si sono rivolti ai problemi delle centinaia di migliaia di profughi che cercano di sfuggire alla barbarie della guerra, continuando a vedersi nei locali dell’associazione, per organizzare gli interventi e continuare così la loro formazione sul campo”, ha dichiarato il Maestro, prima di concludere: “Abbiamo in magazzino già decine di pacchi di vestiti per bambini che domani i ragazzi smisteranno per inviarli ai centri di raccolta più grandi”.

Un percorso, questo, appena concluso, che ha tenuto gli studenti in una bolla spazio-temporale, trainandoli in una dimensione più naturale, a tratti quasi primitiva, in cui hanno sperimentato mettendo alla prova i propri limiti e i propri confini con leggerezza, sentimento condiviso da tutti. Con un po’ di malinconia hanno lasciato un luogo che li ha cullati e trasformati per sempre, perché quando si è illuminati non si può più tornare indietro.

 

 

commenta