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In visita alla ILM lighting con ‘Velletri Invisibile’, Federico Ognibene: “Io e mio fratello cresciuti tra le luci” fotogallery

Federico Ognibene ha aperto le porte della ILM lighting al gruppo di Velletri Museo Diffuso nella mattinata di sabato 5 marzo per mostrare ai visitatori il dietro le quinte della progettazione e della realizzazione degli apparecchi che hanno illuminato monumenti, musei, statue, basiliche e altri luoghi prestigiosi del mondo della cultura e dello spettacolo in tutta Italia

Federico Ognibene, progettista della nuova illuminazione della Torre del Trivio, ha aperto le porte della ILM lighting al gruppo di Velletri Museo Diffuso nella mattinata di sabato 5 marzo per mostrare ai visitatori il dietro le quinte della progettazione e della realizzazione degli apparecchi che hanno illuminato monumenti, musei, statue, basiliche e altri luoghi prestigiosi del mondo della cultura e dello spettacolo in tutta Italia.

Vincitrice del premio Solar Decathlon nel 2014 e specializzata in tecnologia a Led, l’azienda di sistemi di illuminazione complessi dei fratelli Ognibene, Federico e Luca, è una realtà imprenditoriale di prestigio internazionale situata nel cuore della campagna di Velletri, in prossimità della fermata di Sant’Eurosia.

“Molte volte i luoghi del lavoro vengono esclusi dalle narrazioni culturali, invece è molto importante che ne siano parte integrante”, ha esordito Silvia Sfrecola Romani, curatrice dell’iniziativa.

Durante la prima parte della visita guidata, Federico Ognibene ha raccontato ai presenti la storia dell’azienda di famiglia, fondata da suo padre negli anni Settanta, della quale lui e suo fratello Luca, appena maggiorenni, furono costretti dalle circostanze a farsi carico dopo un “terribile incidente stradale” che coinvolse il genitore, che rimase paralizzato sulla sedia a rotelle.

Originariamente l’azienda era specializzata in luci al neon per le trasmissioni televisive della Rai. Marcello Ognibene, infatti, l’aveva fondata dopo aver lavorato per un po’ di tempo alla Claude Neon, che porta il nome dell’inventore dei tubi al neon. “Quando la Claude venne inglobata da un multinazionale e il reparto in cui lavorava venne dismesso, mio padre, che durante l’esperienza in azienda aveva acquisito un bagaglio di competenze e contatti utili, decise di aprire una sua attività, la Illumineon”, ha spiegato Ognibene. Suo padre era un innovatore, “uno che amava giocare con le luci”. Infatti, agli albori della tv a colori, epoca in cui si iniziarono a realizzare scenografie più realistiche, Marcello Ognibene creò un nuovo settore professionale, quello dell’impiantistica scenico-luminosa, realizzò per primo cambi di colore dinamici nelle scenografie televisive sperimentando con tubi al neon di diversi colori e inventò il chroma key (green screen) autoilluminante, che permetteva di evitare che i giornalisti fossero inondati di luce, e quindi di calore, durante la registrazione dei telegiornali, in un periodo in cui le telecamere avevano una bassa sensibilità luminosa.

L’incidente del 1987, a causa del quale Marcello Ognibene rimase paralizzato sulla sedia a rotelle, stravolse completamente la vita dei due fratelli. Federico e Luca erano “cresciuti tra le luci”, il padre li aveva portati spesso con sé, insegnandogli il mestiere, per questo l’improvvisa necessità di gestire l’azienda di famiglia non li colse impreparati. Quando frequentava ancora l’ITIS Vallauri, Federico lavorava già nei fine settimana: “Di lunedì i professori non mi interrogavano perché sapevano che sabato e domenica andavo a fare le assistenze tecniche a Domenica In. Abbiamo avuto l’onore e il piacere di scoprire tecnologie nuove prima ancora che fossero messe in commercio, quando erano prototipi”.

Dopo essersi diplomato, Federico iniziò a mettere in pratica le conoscenze e le competenze acquisite nel tempo e a progettare i suoi primi apparecchi luminosi, tra cui “il primo display a led utilizzato in TV”. Poi, gli venne l’idea di progettare e produrre apparecchi con tecnologie a led anche per l’ambito civile. Successivamente, negli anni Duemila, diede inizio alla “seconda rivoluzione dell’illuminazione delle spettacolo” riconvertendo “tutte le vecchie sorgenti e dei tubi al neon in led per gestire digitalmente un sistema complesso di illuminazione per lo spettacolo”. I primi anni Duemila sono anche il momento in cui l’azienda cambia nome in ILM lighting e diventa un marchio registrato.

Un momento significativo nella storia della ILM lighting è la partecipazione in collaborazione con l’Università di Roma Tre al Solar Decathlon, competizione internazionale sull’ecosostenibilità, nel 2012 e nel 2014. Il primo anno, “sviluppammo degli apparecchi di illuminazione a forma di girasole alimentati con carica solare e microelica attraverso il movimento rotatorio delle foglie” e il progetto arrivò sul podio, conquistando il terzo posto. Poi, nel 2014, Federico progettò tutti i sistemi di illuminazione della “casa del futuro” e vinsero la competizione, arrivando primi anche nella categoria di lighting design.

Grazie a questo successo crebbe la fama dell’azienda e arrivarono committenze sempre più prestigiose: “Nel 2015 sviluppammo le nereidi, apparecchi di illuminazione creati appositamente per illuminare gli arazzi del Cinquecento del palazzo del Quirinale e all’inaugurazione, che si svolse in forma privata, partecipò anche il Presidente della Repubblica”. Inoltre, sia l’azienda che Federico Ognibene in qualità di esperto di illuminotecnica hanno intessuto nel tempo rapporti di collaborazione con università e altre istituzioni pubbliche. “Con il mio esempio voglio ispirare i ragazzi del Vallauri”, ha affermato Federico Ognibene, che prende spesso a lavorare giovani provenienti dall’istituto tecnico veliterno.

Successivamente, Ognibene ha mostrato ai visitatori l’interno del laboratorio fotometrico, “dove si trovano tutti gli strumenti che permettono di rilevare l’emissione della luce” di ciascun apparecchio di illuminazione.

La visita guidata alla ILM lighting si è conclusa con un giro nel laboratorio, il “cuore della bottega”, dove il gruppo di Velletri Museo Diffuso ha potuto visionare le attrezzature e toccare con mano i “ferri del mestiere” mentre Federico e Luca, il fratello specializzato in elettrotecnica, ne descrivevano il funzionamento.

 

 

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