L'intervista - filo diretto con...

Velletri, l’intervista a Gianni Cerini, neo coordinatore del Lazio di “Rinascimento con Vittorio Sgarbi”

Parla l'ex consigliere comunale Gianni Cerini, recentemente nominato Coordinatore del Lazio del movimento politico "Rinascimento con Vittorio Sgarbi". Un'intervista a tutto tondo, in cui sono stati toccati anche dei temi legati alle prossime Amministrative di Lariano e Velletri

Gianni Cerini

Delle passate consiliature è stato senza dubbio uno dei rappresentanti consiliari più presenti ed arguti, e la sua assenza, nel lustro che volge al termine, si è fatta senza dubbio sentire. Tuttavia lui, il 66enne Gianni Cerini, non ha mai smesso di occuparsi di quella che era e resta una delle sue più grandi passioni: la politica.

E d’ora innanzi potrà continuare a coltivarla con un incarico di responsabilità sovracomunale, che lo vedrà impegnato su diversi contesti del territorio laziale, in virtù della recente nomina a Coordinatore del Lazio del movimento politico “Rinascimento con Vittorio Sgarbi”.

A darne comunicazione, nei giorni scorsi, è stato il Segretario politico nazionale, Cristiano Aresu, che in forza dei poteri dello Statuto, gli ha conferito “il potere di rappresentare il Movimento Politico Culturale per l’Area di competenza e di relazionarsi con le Istituzioni Locali”. Con questo incarico Cerini sarà quindi impegnato a promuovere incontri e riunioni inerenti il movimento e proporre e gestire i coordinatori nei territori.

A seguito della nomina, che riporta pienamente in campo un decano della politica veliterna, abbiamo raggiunto telefonicamente Gianni Cerini, scambiando con lui qualche battuta.

Cerini, come si è giunti a questo incarico?

“E’ un cammino che inizia con la costituzione di Rinascita all’inizio degli anni ’90, un movimento animato dallo sviluppo socioculturale economico di diverse città, tra cui Velletri. Di Rinascita Veliterna ricordo diverse battaglie, come quando abbiamo raccolto migliaia di firme per il campanile di Santa Lucia o il recupero della Fonte di Santa Maria dell’Orto, o contribuito coi nostri voti e responsabilità alla costruzione del Centro Culturale Amministrativo (il Ciammellone), ai lavori al Teatro Artemisio, il Museo Fondo Antico, il recupero del Palazzo dei Conservatori e dei locali di via della Neve. Un’azione, quindi, che nasce da lontano”.

Che lettura dà a questo incarico?

“E’ una nomina che va letta come un approdo che mi onora e responsabilizza, in un momento in cui la società è fortemente povera, per quanto riguarda la crescita culturale. I nostri ragazzi, totalmente assorbiti dai social, ormai comunicano digitando al massimo 200 parole e questo si traduce, anche complice il Covid e la didattica a distanza, in un impoverimento del bagaglio culturale personale. I ragazzi faticano a saper scrivere, non hanno più rapporti sociali diretti e lo vediamo nella desertificazione dei luoghi di incontro, come le piazze e tutti quei luoghi che nei decenni passati hanno visto una gioventù che scambiava idee e pensieri. Dal confronto nascevano propositi e speranze per il futuro, viatico agli studi che poi formavano le nuove classi dirigenti”.

“Tutto questo, oggi, si sta perdendo, e lo possiamo osservare e verificare anche nella grande crisi che hanno i licei a Velletri, soprattutto il Classico, dove sono andate perse tantissime classi e anche il sistema di insegnamento è rimasto un po’ collegato a degli standard che non rispecchiano più il modo di vivere, pensare e proporsi dei ragazzi di oggi”.

E’ la sua anima da docente a parlare?

“Ho insegnato negli istituti per tanto tempo e ho potuto toccare con mano la differenza dei ragazzi di qualche decennio fa con quelli di oggi, con cui mi confronto comunque perché i nostri movimenti sono aperti soprattutto ai giovani e famiglie”.

Che tipo di proposta politica rappresenta “Rinascimento con Vittorio Sgarbi”?

“Una proposta nuova, che si va ad inserire in un panorama politico povero di cultura e di ideali, che allontana, non tanto le famiglie, ma soprattutto i giovani e questo lo possiamo constatare con la grande disaffezione e quindi il rifiuto di partecipare alle elezioni, poiché questi giovani non si sentono in alcun modo rappresentati, cosa che acuisce il loro distacco dalla politica. Ai ragazzi va dato uno stimolo, non si possono abbandonare al loro destino o, peggio ancora, ai loro smartphone…”.

Cosa stanno facendo i partiti per ovviare a questo problema?

“Poco o nulla. I partiti hanno creato un sistema, a cominciare da Forza Italia, che è sempre meno radicato nei territori. Nel marzo del ’98, in qualità di coordinatore, portai Forza Italia ad essere il primo partito col 19%; ma appena 3 mesi dopo, proprio perché non esisteva già più l’aggancio col territorio, mi fu tolto il simbolo e Forza Italia si fermò a poco più del 3%.

I partiti, oggi, non hanno più sezioni o club. Non danno più la voce alla base, e lo fanno assecondando una precisa volontà, visto che in questa maniera si conservano i posti di potere. Si ha paura del confronto democratico, attraverso le assemblee, i congressi cittadini e il tesseramento e tutto questo porta a far si che ci si riduce ad una democrazia dei nominati, in cui ci si arrocca per paura di perdere lo status quo e la poltrona”.

Eppure qualcuno ha provato ad uscire fuori da questa impasse…

“Anche i 5 Stelle, dopo aver assaggiato la torta e scoperto che è buona, hanno cambiato idea su tanti aspetti, a partire dal limite dei due mandati. Certi incarichi danno benefit, bonus, portaborse, stipendi non replicabili nella vita civile, taxi, stadio, teatri, una serie di privilegi, che ho vissuto personalmente, collaborando a suo tempo col senatore Fausti, bravissima persona e al di fuori da ogni logica di questo genere…”.

“Non un caso che non si vada a votare, perchè con la riduzione dei parlamentari e la perdita di consenso quasi tutti assisterebbero ad un’emorragia di poltrone. Sondaggi alla mano ad oggi l’unico partito che acquisirebbe più parlamentari è FDI, che passerebbe dal 4% del 2018 ad un 20% nazionale, quintuplicando i consensi, pur se con la riduzione che ci sarà di un terzo a livello di rappresentanza”.

Come si tradurrà il suo impegno in virtù del nuovo incarico?

“Abbiamo un’aggregazione che stiamo formando, che si chiama Polo Civico, che avrà una sua espressione non solo a Velletri, ma anche in altri Comuni, come a Lariano…”.

In effetti è atteso da un primo banco di prova, rappresentato dalle elezioni Comunali di Lariano e, a seguire, le Amministrative a Velletri.

“A Velletri resteranno Rinascita Veliterna e Forza Velletri, ma si lavorerà a quel Polo Civico di cui sopra. Il centrodestra, a Velletri come Lariano, è chiamato a darsi delle regole scritte e sottoscritte; regole semplicissime, magari le stesse che hanno sorretto Cesaroni. Regole di democrazia interna, che poi sono state sconfessate, portando la coalizione a spaccarsi e a far vincere le sinistre in due città prettamente di centrodestra, come dimostrato ogni volta che si vota per le Regionali, Politiche ed Europee”.

A Velletri a che punto siamo?

“Abbiamo già sollecitato degli incontri, ma sembra che per molti sia prematuro. Abbiamo avuto un incontro con Paolo Felci, molto attento alle dinamiche cittadine, e auspichiamo dei confronti costruttivi anche con gli altri. In mancanza di precise volontà, ci presenteremo da soli in prima battuta e poi verificheremo eventuali alleanze. Questa volta avrò titolo nel poter contattare gli altri coordinatori dei partiti a livello regionale e poi sottoporrò le risultanze al direttivo nazionale, decidendo insieme quale strada intraprendere. Guardando però quanto sta accadendo a Lariano temo che si stia ripetendo la sceneggiatura di 5 anni fa, quasi che Lariano e Velletri debbano essere condannate ad essere merci di scambio per disegni di livello superiore”.

Cosa non è andato bene 5 anni fa?

“Giorgio Greci era un candidato eccezionale, e da solo aveva tutti i sondaggi dalla sua parte. Purtroppo è stato sconfitto per tradimenti, cambi di casacche e scelte sbagliate al momento del ballottaggio sulle alleanze. Ma con lui questi 5 anni sarebbero stati senza dubbio diversi…”.

Tornando alla sua recente nomina, in cosa “Rinascimento con Vittorio Sgarbi” potrà incidere?

“E’ un partito in grande fermento, e lo dimostra il fatto che stanno arrivando tantissime adesioni, proprio perché c’è un buco, nel mondo della cultura, dello spettacolo e degli artisti, che va assolutamente coperto. Si pensi a quanto sta avvenendo a Velletri, dove da oltre 2 anni il Museo Civico è chiuso”.

Di chi la responsabilità?

“Guardi, su questi aspetti avremo modo di confrontarci, visto che sono anche dirigente sindacale e ho girato tutta l’Italia, maturando esperienza nel campo. Purtroppo la politica del personale del Comune è stata completamente distrutta dopo aver voluto dichiarare a suo tempo un dissesto farlocco. Temi, questi, che approfondirò in uno specifico convegno, visto che c’è stata la volontà  di portare al massimo tutte le tariffe e, soprattutto, bloccare le assunzioni, con l’età media dei dipendenti che è oggi molto alta. Dal 2009, in 12 anni e mezzo, sono andati in pensione decine di dipendenti. Un Comune con 54mila abitanti dovrebbe avere 360 dipendenti, ma ne ha 176, meno della metà. In questo modo i cittadini vengono portati a credere che la colpa dei disservizi sia dei dipendenti, ma questo serve per coprire colpe che i dipendenti non hanno”.

Che tipo di feeling ha con Vittorio Sgarbi, il leader del movimento?

“Il nostro rapporto è iniziato oltre 20 anni fa, con un’esperienza elettorale a Cisterna di Latina. Apprezzo moltissimo il suo progetto di creare un contenitore basato sulla cultura, visto che io nasco artista e da ragazzo sono cresciuto col maestro Benedetto Di Vito in via Colicello, dove ho imparato l’arte della scultura e pittura. Solo in seguito sono diventato ingegnere…”.

Un ingegnere artista?

“Il bello è che prima al fianco di questi maestri si poteva crescere, imparando tanto e crescendo al loro fianco, durante gli studi. Tra poco andrò in pensione e ho intenzione proprio di ripartire da dove ho iniziato, aprendo un laboratorio studio in via Colicello, aperto a ragazzi che vorranno imparare. Lo faranno a titolo gratuito, perchè l’arte è cultura e deve essere alla portata di tutti. Tornando a Vittorio Sgarbi lui è un solita, come il solita del violino: guarda, osserva, ma non sempre è coinvolto direttamente. C’è il rappresentante legale Cristiano Aresu, e con lui altre bravissime persone, davvero in gamba. E’ un movimento che attrae, il nostro, e non a caso stiamo cercando di contenere la miriade di richieste di partecipazione, soprattutto di professori, filosofi, storici, artisti…”.

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