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Grottaferrata – Intervista a Mirko Di Bernardo: “Partecipazione necessaria per cambiare insieme la nostra città”

Mirko Di bernardo grottaferrata

Si avvicina a grandi passi il primo appuntamento elettorale della città di Grottaferrata. Domenica 3 aprile a Capodarco gli elettori di centro sinistra saranno chiamati ad esprimere la loro preferenza alle Primarie di coalizione indette per scegliere chi sarà il candidato sindaco alle prossime elezioni amministrative. La corsa, come è ormai noto da tempo, sarà a 3 e vedrà protagonisti Mirko Di Bernardo di Fare Rete, Rita Consoli di La città al governo e Silvia Bompiani, di Per cambiare Grottaferrata: tre candidati civici per una coalizione che punta ad una partecipazione ampia e coesa.

Abbiamo intervistato Mirko Di Bernardo, il candidato anagraficamente più giovane ma con un bagaglio amministrativo costruito proprio nella città criptense. Nato a Frascati, classe 1984, professore universitario di Filosofia Morale e delle Scienze, già presidente del Consiglio Comunale dei Giovani durante la giunta Mori, poi assessore nell’amministrazione guidata (e terminata prematuramente) dal sindaco Luciano Andreotti, Di Bernardo è stato delegato al Turismo, alla Scuola, alle Attività Produttive.

Abbiamo incontrato Di Bernardo nella sede del suo Comitato elettorale in Corso del Popolo 72, che sarà inaugurata mercoledì 23 marzo. Tante idee e progetti per Grottaferrata legati da un unico comune denominatore: la partecipazione attiva dei cittadini alla costruzione della proposta politica e all’attività di governo. Una partecipazione che, attraverso lo strumento delle Primarie, darà il là al percorso elettorale del vincitore che dal 4 aprile proseguirà la corsa come candidato sindaco di Palazzo Consoli.

Il centro sinistra di Grottaferrata, dopo un percorso articolato, ha scelto di ricorrere alle Primarie a platea data. Come funziona questo strumento? Ad oggi (16 marzo) quanti cittadini si sono iscritti per poter partecipare al voto?

Ad oggi sono iscritte circa 700 persone, per cui auspichiamo che si possa arrivare a 2mila fino al 31 marzo, data ultima per pre registrarsi. Questo sistema delle primarie a platea data è innovativo innanzi tutto perché tutti e tre i comitati elettorali in accordo tra loro hanno deciso di non chiedere risorse economiche ai cittadini che voteranno. Inoltre il sistema di pre registrazione online, tra l’altro semplicissimo, tutela la privacy di chi si iscrive ma al contempo consente a tutti di sapere quanti sono gli iscritti. Questo sistema che richiede di pre registrarsi, consente di limitare al minimo l’inquinamento del voto da parte di forze politiche alternative alla nostra che potrebbero scegliere, per motivi di loro convenienza, un candidato piuttosto che un altro. In questo caso, una pre registrazione dovrebbe limitare questo fenomeno. Oggi il mio è un invito alla partecipazione di tutti i cittadini a queste votazioni al cui esito ribadisco di rimanere in ogni caso leale. Confermo, così come hanno fatto le altre due candidate in sede di accordo, che se non dovessi vincere,  sarò in maggioranza e sosterrò la coalizione.

Chi è Mirko Di Bernardo? Come ti racconteresti a chi non ti conosce?

Mirko è impegnato da sempre a livello sociale e associativo in tante attività di natura laica e culturale e in varie forme, come ad esempio l’Azione cattolica a livello locale e nazionale. Da sempre ho una sensibilità per la dimensione sociale e il bene comune. Questo si è verificato con il mio impegno nel consiglio comunale dei giovani e si è confermato come servizio culturale al bene comune nella Diocesi di Frascati dove ho ricoperto per vari anni la direzione culturale di un ufficio collegato al lavoro e alla Dottrina sociale della Chiesa. Insegno Filosofia morale e della Scienza in 3 Università e da sempre ho manifestato interesse per il sociale, la formazione e la collegialità, aspetto che si sostanzia anche in un profondo interesse per la politica in senso stretto e che si è tradotto in un’esperienza amministrativa terminata in anticipo. Da questo percorso nasce Fare Rete che non è un partito classico né un movimento, ma è una funzione di innovazione civile. Prima c’è l’aggregazione di un gruppo di persone intorno ad alcune idee e poi nasce la posizione politica che oggi rappresenta un progetto innovativo. Siamo circa 60 aderenti, un direttivo 12 persone e tantissimi simpatizzanti. Tutte persone che orbitano nel mondo delle professioni a vario titolo: insegnanti, ricercatori, avvocati, commercianti, architetti, ingegneri, e professionisti in generale.

Professionalità che saranno poi risorse in un’eventuale esperienza di governo?

La nostra vocazione è quella di una partecipazione democratica alle scelte. In tal senso Fare Rete ha una struttura che parte dal basso e si basa sulla formulazione di idee e proposte che nascono da tavoli tematici coordinati da esperti e professionisti del settore in questione a cui partecipano anche cittadini impegnati a vario titolo. In particolare abbiamo sviluppato 3 tavoli: Urbanistico, Sociale, Culturale il cui esito ha portato a convegni, momenti di dibattito con la città e a quelle proposte programmatiche che oggi compongono il mio programma elettorale.

Partecipazione che verrà considerata anche se dovessi diventare sindaco?

Assolutamente sì. C’è bisogno di un sindaco che voglia condividere le scelte con la propria squadra ma anche con la cittadinanza, cosa che è mancata totalmente con l’amministrazione Andreotti, dove si è verificato un totale disequilibrio tra governance, partecipazione e luogo delle scelte.

Hai parlato di Cultura, Sociale e Urbanistica. Quali saranno i punti su cui verterà, se dovessi diventare sindaco, il tuo governo?

Innanzi tutto per Grottaferrata serve un intervento chirurgico per sanare la totale assenza di decoro che oggi caratterizza le strade; basta alla disorganizzazione nelle scelte e sì a un Piano Marshall per marciapiedi, buche e al rapporto tra marciapiedi e alberature. Occorre una seria progettualità per il verde. Basta inoltre con le speculazioni edilizie: Grottaferrata ha bisogno di un nuovo Piano regolatore e noi intendiamo già nei primissimi mesi recepire i PTPG mettendo dei limiti, dando un’organizzazione razionale allo sviluppo urbanistico e territoriale. Consumo zero non significa bloccare tutto a prescindere: chi ha diritti acquisiti verrà tutelato, il problema sono le nuove progettualità che illegittimamente puntano ad appropriarsi del territorio comune a cui va detto un coraggioso no!  È necessario invece offrire un ampio spettro ci crescita economica e produttiva, restituendo ai cittadini quelli che oggi sono dei luoghi abbandonati.

Ad esempio?

Penso all’ex mattatoio dove vorremmo costruire un centro dedicato alle Scienze religiose e al cristianesimo orientale con l’intento di recuperare i rapporti con la nostra Abbazia per rilanciare il progetto del restauro del libro antico. Occorre rimettere il libro al centro della cultura di Grottaferrata. L’attuale mercato coperto andrebbe ristrutturato e consegnato a nuove forme di partecipazione attiva dei giovani, penso a un info point e uno spazio da condividere. Parliamo poi del rilancio della Via dell’artigianato dove bisogna ricostruire, partendo anche dalle mostruosità arrivate in 10 anni di amministrazioni: penso al Cavallino su cui ci sono verifiche da fare e soluzioni da proporre; penso al Traiano, e poi penso al rilancio della partecipazione dell’Ente comunale.

In che modo?

Va ripristinato il consiglio dei giovani e dei bambini anche nell’ottica di creare una collaborazione e un’alleanza con le scuole per la formazione e l’educazione alla legalità. Poi è necessario rilanciare il Polo delle disabilità, la riapertura di un progetto di Risorse in comune che era fondamentale per numerose famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese; va fatta una verifica attenta delle politiche abitative e improntato un dialogo serio con Ater per verificare la condizione degli immobili e per trovare poi nuove forme di politiche abitative che siano davvero inclusive. Penso quindi ai beni confiscati alle mafie che vanno messi a disposizione della cittadinanza anche come segnale di inversione di tendenza. Non è possibile che Grottaferrata abbia 12 beni confiscati di cui 10 non sono stati destinati e 5 versano in condizioni di non fruibilità. Qui la politica ha il potere di intervenire e fare delle scelte che riguardano il futuro della città e la sua visione. La legalità non va imposta ma  riscoperta attraverso percorsi partecipazione.

Cosa altro cambierà Mirko Di Bernardo se dovesse essere eletto sindaco?

Sicuramente sarà necessario intervenire sulla pianta organica dell’Ente perché è impossibile governare senza un patto con la struttura amministrativa. Oggi il Comune non riesce a soddisfare le esigenze dei cittadini: per fare una carta d’identità occorrono 6 mesi e questo non è accettabile. Bisogna semplificare i servizi e renderli davvero fruibili ai cittadini.

A proposito di cittadini, quali sono le esigenze e le richieste che maggiormente ti senti rivolgere in questo periodo? Cosa ti chiede chi vive la città?

I cittadini chiedono cose semplici: la maggioranza di loro, anche dei residenti del centro, chiede che si intervenga sul decoro, sulla vivibilità della città e della sicurezza. Le strade sono dissestate, la città è sporca, occorre rivedere il sistema della raccolta dei rifiuti e soprattuto oggi è aumentata la percezione di una città divenuta poco sicura rispetto a 20 anni fa, sentimento a cui ha contribuito anche l’adozione di certe politiche urbanistiche che ci sta facendo diventare la periferia di Roma e non più un centro di eccellenza.

Una città che si è sempre contraddistinta per l’accoglienza e la ristorazione…

Cultura, turismo e attività produttive devono camminare di pari passo attraverso una chiara visione strategica che proietti la città verso il futuro. Ciò che ad esempio è mancato sotto l’amministrazione Andreotti, dove si è manifestato il tradimento del programma elettorale, è stata l’assenza di una visione complessiva, oltre a una cabina di regia in grado di valorizzare capacità e figure che collaboravano in giunta. Ora abbiamo il dovere di cambiare e valorizzare la nostra città. Abbiamo il comparto della ristorazione che esprime grandiose eccellenze, abbiamo risorse naturali che ci vengono invidiate, vantiamo i migliori vini ma ancora non riusciamo a creare una rete tale per cui queste risorse vengano messe a sistema per far diventare Grottaferrata città della conoscenza e della produttività. Il progetto culturale che vede l’apertura verso l’oriente e vedrà la costituzione di un Polo Universitario che guarda verso le Chiese orientali può aprire spazi incredibili di scambio con la Grecia e l’Europa dell’Est, anche in termini di scambi di prodotti. La mia esperienza da assessore mi ha permesso di conoscere ancora meglio l’articolato mondo dell’associazionismo locale composto da energie vive e autentiche: penso al rilancio della Pro Loco e ai tanti eventi che sono stati realizzati. Sono convinto che sapremo unire le forze che Grottaferrata esprime, per accompagnare la nostra città verso un futuro di rinascita.

 

 

 

 

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