Ambiente

Roberto Salustri (Reseda): “L’emergenza cinghiali è una fake news. Ecco quanti ce ne sono ai Castelli Romani”

"Ai Castelli Romani e in Italia non c'è alcuna emergenza cinghiali". E' questo il succo di quanto trattato diffusamente nel corso dell'ultima puntata di "EcoTalk Castelli Romani", l'approfondimento settimanale di natura ed ecologia che va in onda ogni settimana in streaming. A farsene portavoce sono stati il direttore dell’EcoIstituto RESEDA Roberto Salustri e la dott.ssa Anna Zilli, scrittrice eco-animalista e attivista per i diritti degli animali.

Generico marzo 2022

“Ai Castelli Romani e in Italia non c’è alcuna emergenza cinghiali”. E’ questo il succo di quanto trattato diffusamente nel corso dell’ultima puntata di “EcoTalk Castelli Romani”, l’approfondimento settimanale di natura ed ecologia che va in onda ogni settimana in streaming. A farsene portavoce sono stati il direttore dell’EcoIstituto RESEDA, Roberto Salustri, e la dott.ssa Anna Zilli, scrittrice eco-animalista e attivista per i diritti degli animali.

A prendere per prima la parola, nella puntata andata in rete venerdì, è stata proprio quest’ultima, che ha presentato i temi poi approfonditi da Salustri: “I cinghiali – ha esordito Anna Zilli – sono diventati il nuovo bersaglio degli ultimi anni. Così facendo si è reso più grande di quel che è la loro pericolosità, perché se vengono lasciati in pace non sono affatto pericolosi. Troppo spesso – ha aggiunto – si tende a sottolineare la loro esagerata prolificità, che è invece il risultato di abbattimenti selvaggi da parte di bracconieri e cacciatori. Si esagera anche sulla loro grandezza ed ibridazione, come pure nell’elencare i vari danni all’agricoltura e all’ecosistema. Tragicomico, infine, quando si dice che provocano gli incidenti stradali, come se guidassero loro le automobili e non gli umani”. 

Generico marzo 2022

E’ toccato poi a Roberto Salustri approfondire più diffusamente una tematica che negli ultimi anni ha “guadagnato” ampio spazio nelle cronache, come testimoniato anche di recente, quando un pescatore è stato morso alle natiche, sulle rive del Lago Albano di Castel Gandolfo. Diversi anche gli incidenti stradali, sui quali i convenuti hanno però distolto l’attenzione sul cinghiale, evidenziando la responsabilità degli automobilisti.

“Oggigiorno per vendere notizie si esagera e si crea una fobia, generando una paura non giustificata – ha esordito il direttore dell’EcoIstituto RESEDA -. Non si dice mai che questi animali vengono disturbati in diversi modi e spesso chi viene attaccato è proprio chi ha disturbato l’animale”. Salustri si è soffermato proprio sul caso del bacino lacustre di Castel Gandolfo: “Abbiamo avuto più di una testimonianza, sul Lago Albano, di persone che quando vedono i cinghiali gli tirano delle pietre.  In altri casi gli sono state lanciate persino delle sdraio, senza contare le persone che gli sparano coi piombini. Sono un ecologo – ha aggiunto Roberto Salustri – e studio da decenni gli animali ai Castelli Romani e non mi è mai capitato una sola volta di essere attaccato o di avere problemi, non avendo mai avuto atteggiamenti del genere. L’eccesso di antropizzazione dell’area, d’altronde, fa si che le persone incontrino gli animali selvatici sempre più spesso, ma col giusto comportamento non succede nulla, visto che gli animali non hanno interesse ad attaccare l’uomo e gli attacchi all’uomo avvengono solo quando è quest’ultimo a dar loro fastidio”.

Roberto Salustri si è poi spinto ad indagare altri aspetti, che ha definito “fake news”: “Un’altra è quella che riguarda la loro prolificità e grandezza. Li abbiamo studiati per oltre un anno e sappiamo benissimo che il cinghiale ai Castelli Romani, come in tutta Italia, è in equilibrio nella natura ed è un animale assolutamente autoctono. Il principale “driver” dei cinghiali è la pioggia: più piove e più la popolazione aumenta. Tra i predatori non c’è solo il lupo, perché vengono predati anche dalle volpi, che sono ottimi predatori dei cuccioli di cinghiale. Ci sono anche altri predatori invisibili, come batteri e parassitosi, che uccidono i cuccioli prima che diventano adulti”.

“Il cinghiale – ha aggiunto ancora Salustri -, è quindi in equilibrio con l’ambiente con cui vive e se si crea uno squilibrio questo è causato dalla caccia. E’ quindi assolutamente da sfatare il mito della loro prolificità. L’unico destabilizzante è proprio rappresentato dalla caccia, visto che il cacciatore abbatte per suo interesse venatorio gli individui di maggiori dimensioni, che sono solitamente quelli che comandano il branco. A quel punto il branco, rimasto senza guida, si divide in uno o più parti, creando erraticità e, di converso, l’aumento della popolazione. Lasciando tutto alla natura la popolazione di cinghiale si armonizza con tutto il resto, senza alcun problema”.

“Altra fake news – hanno aggiunto da EcoTalk Castelli Romani -: si dice che i cinghiali che abbiamo non sono autoctoni ma ibridati, e non si sa come né perché. E’ vero che ci sono stati dei rilasci dei cacciatori in passato, ma in altri luoghi d’Italia”. 

Salustri ha quindi snocciolato alcuni numeri, a conforto delle sue tesi: “Ai Castelli Romani la densità al km quadrato dei cinghiali è assolutamente sostenibile e, variando da stagione a stagione, è di un numero che rientra tra 144 a 204 individui, che per 150 km quadrati è più che consona”.

“In definitiva – ha concluso il direttore di RESEDA – il cinghiale fa parte della popolazione delle specie autoctone dei Castelli  Romani e stiamo portando avanti più di una iniziativa in difesa di questa biodiversità, anche dal punto di vista botanico. I problemi, d’altronde, sono i soliti, di natura entropica: tra questi incendi, bioinvasioni, discariche, bracconaggio e consumo del suolo”. 

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